Restrizioni e multe, il parere dell’esperto 

L’avvocato Andrea Monti: «Nessuna violazione di privacy quando si parla di emergenza»

PESCARA. In questo stato di totale emergenza per la pandemia da Covid-19, si susseguono ancora gli appelli di tutti per evitare di uscire da casa ed ampliare la platea dei contagiati. Restrizioni ormai inasprite dal Governo con l'ultima e stringente disposizione che non permette di uscire di casa se non per motivi specifici. Personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, gli scienziati che stanno affrontando questa sfida mondiale con il coronavirus, non fanno che ripetere questo appello a restare a casa, nonostante tutto ancora inascoltato, anche se da una percentuale fortunatamente molto ridotta di cittadini. È di qualche giorno fa la notizia di una festa di battesimo organizzata all'aperto da due famiglie nella zona di Spoltore in provincia di Pescara.
Adesso, per dare un ulteriore giro di vite a quanti continuano a non rispettare le regole, cercando magari di forzare le situazioni legate alle uscite di emergenza, arriva dalla procura di Parma un altro possibile deterrente: il sequestro dell'auto per chi non rispetta le disposizioni. Un deterrente suggerito appunto dalla procura di Parma in una circolare alle forze dell'ordine.
«Ci sono diverse cose che si possono fare», spiega l'avvocato Andrea Monti, uno dei massimi esperti della materia e professore di diritto di ordine pubblico all’Università D'Annunzio, «e quella del sequestro dell'auto è una di queste. Come polizia giudiziaria, ad esempio, la municipale può fare il sequestro, ma è anche vero che nell'immediatezza va accertato se la dichiarazione dell'automobilista è corretta o meno. Ecco perché è difficilmente contestabile».
«Entro 48 ore la magistratura deve poter confermare o meno il sequestro», prosegue l’avvocato Monti, «e con i tribunali che funzionano soltanto per le urgenze massime si comprende quale sia la difficoltà. Diverso sarebbe se le forze di polizia, invece di contestare la violazione dell'articolo 650 contro l'inosservanza di una disposizione dell'autorità come stanno facendo in questi giorni, decidessero di contestare la violazione dell'articolo 260 del Testo Unico in materia di legge sanitaria, un regio decreto ancora in vigore, dove è specifico il reato di chi non osserva un ordine legalmente dato per impedire l'invasione e la diffusione di una malattia infettiva: la norma infatti prevede anche l'arresto fino a 6 mesi e ammende molto più pesanti».
Le uscite da casa restano dunque disciplinate dal decreto emanato dal Governo: e cioè soltanto per lavoro, salute e necessità primarie come ad esempio fare la spesa. Anche se tutto deve ormai essere letto sulla scorta delle ultimissime disposizioni che hanno ristretto anche le attività lavorative e la spesa che deve essere fatta nelle vicinanze della propria abitazione. Per quanto riguarda le uscite per attività sportiva, invece, anche lì c’è stato un ulteriore giro di vite. Ma mentre il Governo afferma che in prossimità di casa è possibile uscire, rigorosamente da soli, per fare un po' di attività fisica, alcuni sindaci, come ad esempio quelli di Pescara e Montesilvano, sono stati molto più rigidi vietando qualsiasi attività fisica fuori di casa. L'avvocato Monti, che è anche un esperto in materia di tutela della riservatezza ed ha scritto a riguardo un libro insieme al professor Raymond Wacks, spiega anche l'occasione persa riguardo ai controlli sui cellulari di cui tanto si è parlato in questi giorni. «Non c'è nessuna violazione della privacy quando si parla di emergenza nazionale. Se lo Stato vuole tutti i dati a disposizione delle società di telefonia per mappare gli spostamenti dei cittadini e quindi avere un quadro più preciso del contagio, lo può fare senza nessun problema: il fatto è che ad oggi purtroppo non è stato fatto. Sarebbe stato molto utile per capire in anticipo quali ospedali rifornire di strumenti vitali per la terapia intensiva o magari per reperire medici e infermieri da avviare dove più necessario, conoscendo appunto la mappatura del contagio. Abbiamo avuto un tesoro fra le mani per gestire forse meglio il contagio, ma purtroppo non lo abbiamo utilizzato».