Riccardo Toto: «L’eolico offshore grande opportunità per l’Italia»

11 Aprile 2025

Il direttore generale di Renexia spiega la sua visione: «Con i parchi galleggianti diventeremo un riferimento, ma servono le scelte giuste»

PESCARA. Secondo Riccardo Toto, direttore generale di Renexia, l’Italia ha l’opportunità unica di diventare leader europeo nell’eolico offshore galleggiante, creando una filiera industriale nazionale con migliaia di posti di lavoro. Renexia, con il progetto Med Wind in Sicilia, è in prima linea in questa transizione, investendo nella produzione locale di turbine e componenti.

Quali sono le opportunità di sviluppo industriale che potrebbe generare la creazione di una filiera nazionale dell’eolico offshore galleggiante?

«Potremmo finalmente avere una grande industria italiana dedicata alla tecnologia eolica offshore floating. Il nostro Paese ha la possibilità di diventare un punto di riferimento a livello europeo in un comparto in crescita come quello dell’eolico offshore. In Europa andremo a creare un sistema che non esiste. Per raggiungere l’obiettivo però è importante ricevere un segnale chiaro e deciso da parte delle istituzioni affinché rimarchino la volontà di valorizzare un impegno verso lo sviluppo concreto dell’eolico offshore e sostenere la creazione di uno scenario di mercato favorevole. È un contesto a cui puntano anche le regioni interessate che vedono in questo nuovo modello una possibilità di crescita per le proprie economie».

E invece a livello occupazionale?

«Siamo di fronte a una nuova opportunità per il sistema industriale italiano, che interessa decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, tra diretti e indiretti, oltre che un passo importante verso la decarbonizzazione. Il sistema a cui pensiamo è anche in linea con l’implementazione del piano Mattei. Abbiamo infatti progetti in Tunisia e Marocco dove si potrebbero sviluppare impianti eolici a terra per una potenza complessiva sino a 40 Gw, che potrà servire in misura significativa anche il mercato italiano ed europeo».

In che modo Renexia sta contribuendo attivamente alla creazione di questa filiera?

«In Italia abbiamo le competenze, il capitale umano e diversi operatori in grado di realizzare componentistica importante per lo sviluppo di un parco eolico, che sia onshore o offshore. Con il presidente Marsilio abbiamo discusso dell’opportunità che ci sarebbe, vista la crisi, di riconvertire parte dell’industria impegnata nell’automotive, così radicata in Abruzzo, nel progetto di filiera specializzata nell’eolico a cui stiamo lavorando noi. Quello che ancora manca è una produzione di turbine, è importante avviare immediatamente questo ciclo produttivo, perché il sistema industriale nazionale ed europeo non è in grado di rispondere nei tempi necessari alla crescente domanda di turbine, pale e cavi. Non c’è tempo per colmare tale gap partendo da zero. Per questo motivo abbiamo promosso e sottoscritto, alla presenza del ministro delle imprese Urso, un protocollo d’intesa con Ming Yang, uno dei più grandi produttori al mondo di turbine, per la costituzione di una fabbrica di aerogeneratori e componentistica nel nostro Paese».

A questo proposito si è parlato molto del porto di Ortona.

«Ortona è sicuramente uno dei siti selezionati a cui stiamo guardando con interesse e su cui c’è un dialogo costante con la Regione Abruzzo. Stiamo parlando di un investimento che complessivamente in Italia può arrivare a 500 milioni di euro e che darà lavoro a circa 2.300 risorse, un’iniziativa che coinvolge un’ampia sfera imprenditoriale, non solo Renexia. Per questa ragione auspichiamo che il Governo confermi la programmazione del mix energetico contenuta nel Pniec (Piano energia e clima) prevista dall’analisi di scenario 2024 di Terna e Snam, approvata da Arera, in materia di produzione energetica. I settori privati e pubblici coinvolti hanno bisogno di certezze per pianificare gli investimenti, perché è su queste che si fondano i piani industriali e finanziari. Le rinnovabili, e l’eolico offshore in particolare, sono tasselli portanti di quel mix energetico che dovrebbe garantire la sicurezza energetica nel nostro Paese. Ciò è stato recepito anche da alcune grandi aziende, come ad esempio Terna, che ha pianificato investimenti rilevanti per potenziare la rete elettrica e garantire l’allaccio dei parchi eolici offshore».

Renexia su cosa sta investendo adesso?

«Noi stiamo andando avanti con la definizione dei siti dove realizzare almeno tre aree produttive: una per la fabbricazione delle turbine, una per le pale e un’altra, sicuramente in Sicilia, per l’assemblaggio delle turbine e dei floater (le piattaforme galleggianti) che poi verranno ancorati nel tratto di mare dove sorgerà Med Wind. Abbiamo previsto iniziative nel campo dell’eolico onshore, del fotovoltaico e dell’agrivoltaico, guardando con interesse al nucleare basato sulla fusione, molto diversa e sicura rispetto alla fissione. Siamo stati i pionieri in Italia nella realizzazione dell’eolico offshore grazie all’esperienza negli Usa, dove nel Maryland stiamo lavorando a un parco marino da circa 2 Gw. La nostra scelta di realizzare Med Wind, un grande parco eolico offshore al largo delle coste trapanesi, riflette la linea strategica dettata dall’Europa. Ci tengo molto a precisare che non è una scelta speculativa, ma risponde ai criteri di programmazione stabiliti per il mix energetico. Secondo molti analisti internazionali, il costo di produzione dell’eolico offshore galleggiante entro breve tempo sarà più che competitivo rispetto alle fonti tradizionali, e il suo sviluppo garantirà inoltre energia pulita, investimenti, la re-industrializzazione per molti comparti e occupazione».

Questi progetti e investimenti faranno lievitare il costo delle rinnovabili in bolletta?

«Ciò che tiene artificialmente alto il costo dell’energia è il prezzo del gas che, a differenza delle rinnovabili, si basa attualmente su un sistema per definizione volatile, che si presta a speculazioni finanziarie che vanno contro gli interessi dell’utente. Per stabilizzare il prezzo al ribasso, si può e si deve puntare anche sulle rinnovabili, affinché aumenti la loro quota nel mix energetico. È fondamentale che il Governo garantisca una linea stabile e coerente nel lungo periodo, in modo da consentire la realizzazione di progetti validi e funzionali, attrarre capitali e favorire le economie di scala per i grandi impianti eolici offshore, invisibili dalla costa».

Quali sono, a suo avviso, i principali ostacoli che l’Italia deve superare?

«L’eolico offshore galleggiante è una grande opportunità per l’Italia, La burocrazia ha il suo peso, ma non è la sola causa del lento iter di autorizzazioni. In Italia si contano circa 131 richieste nell’eolico offshore, oltre 6.100 nell’ambito delle rinnovabili: è intuibile che un numero del genere è decisamente spropositato. Eppure, tutti questi progetti, di cui molti irrealizzabili, devono essere analizzati e valutati, con il conseguente sovraccarico per le amministrazioni, in primis la Commissione Via (Valutazione impatto ambientale). Ma il parere positivo sulla Via non è sinonimo di autorizzazione a costruire, è necessaria anche l’Autorizzazione unica (Au), che coinvolge gli enti locali, e il maggior rallentamento avviene proprio in questa fase. In ambito onshore, per citare un esempio, solo il 20% di chi ottiene la Via positiva arriva all’Au. Per l’offshore, al momento, l’unico impianto ad aver completato l’iter è il nostro a Taranto»

In che modo si potrebbe intervenire a livello legislativo?

«Questo sistema, a nostro avviso, va rivisto. Il rischio più che concreto è che i contingenti vengano impegnati per progetti la cui realizzabilità è tutta da dimostrare. Confido che tale distorsione, che può potenzialmente arrecare grave pregiudizio al percorso di de-carbonizzazione e indipendenza energetica del Paese, al contempo bloccando investimenti miliardari, venga presto sanata dal legislatore con un provvedimento correttivo, auspicato da ampia parte degli operatori del settore».

Entriamo nel dettaglio del progetto Med Wind di Renexia: cosa prevede?

«Con Med Wind parliamo del più importante progetto eolico offshore del Mediterraneo, a regime fornirà energia pulita per 3,4 milioni di utenze. L’impianto prevede il posizionamento di 156 turbine al largo delle coste trapanesi, a circa 80 chilometri di distanza, invisibili e senza impatto paesaggistico. Le torri saranno posizionate su piattaforme galleggianti, i floater, ancorate al fondale e non dannose per l’ecosistema marino. L’installazione del parco consentirà il ripopolamento ittico con ricadute positive sulla biodiversità e l’attività di pesca già nel breve periodo. I ricercatori dello “Jonian dolphin conservation” (associazione di ricerca scientifica finalizzata allo studio dei cetacei) hanno svolto un monitoraggio triennale post operam sul nostro impianto a Taranto, rilevando che l’impianto non influenza la vita dei cetacei. Nel mese scorso è stata persino avvistata una balenottera azzurra, un evento che non si verificava da circa quindici anni».

Quali sono i benefici che porterà Med Wind al territorio?

«Med Wind garantirà da solo il 3% del fabbisogno elettrico nazionale, un tassello importante da inserire nell’energy mix che rappresenta un passo concreto verso l’autonomia energetica del nostro Paese. Secondo le stime di Deloitte, una delle principali società di consulenza internazionali, la sola Sicilia beneficerà di circa 2,9 miliardi di euro di investimento, a fronte di complessivi 10 necessari alla realizzazione del parco eolico. Occorre poi aggiungere quanto previsto per le attività di manutenzione e gestione, pari a circa 2 miliardi nell’arco di vita del parco. Le posizioni lavorative per la costruzione di Med Wind in Sicilia ammontano a circa mille l’anno per i cinque necessari al completamento dell’opera, mentre per la gestione e manutenzione di Med Wind ci saranno circa ottocento dipendenti l’anno per i trent’anni di vita dell’impianto. Ma la cosa più importante è l’abbattimento del costo in bolletta per i siciliani, pari a circa 2 miliardi di euro nel periodo della concessione».

Altri progetti in cantiere?

«Sì. Renexia sta promuovendo anche un progetto di agrivoltaico con la formula del partenariato pubblico privato su un terreno abbandonato di proprietà pubblica, che potrà così tornare all’uso agricolo a disposizione di giovani agricoltori. Siamo poi attivi anche nella mobilità elettrica e, tramite la controllata Renexia Recharge, abbiamo avviato l’installazione di aree di ricarica ultraveloce su tutto il territorio nazionale. Abbiamo poi fornito a Strada dei Parchi, la concessionaria che gestisce le autostrade A24 e A25, una nuova flotta di veicoli elettrici aziendali, intesi a rafforzare il presidio nella gestione dell’arteria. Sempre come Renexia, abbiamo avviato una collaborazione con la canadese General Fusion che sta sviluppando soluzioni tecnologiche nel comparto del nucleare basato sulla fusione. Il gruppo si sta impegnando per studiare, inoltre, un insieme di misure che riescano a ridurre al minimo l’impronta carbonica dei cantieri gestiti dalla Toto Costruzioni generali, impegnata nel realizzare grandi infrastrutture in maniera sostenibile».

Secondo lei ce la farà il nostro Paese a completare questo processo di transizione ecologica e guadagnare l’indipendenza energetica?

«Abbiamo tutte le carte in regola per farcela e per creare una grande industria eolica italiana che ci posizionerebbe come riferimento internazionale. L’obiettivo è creare un giusto mix energetico, ma ciò sarà possibile solo se il Governo e le Autorità che regolano il mercato dell’energia perseguiranno con decisione le scelte necessarie».