Rigopiano, sequestrati i telefonini delle vittime dell’hotel

Si cerca nei messaggini per ricostruire gli allarmi inascoltati.

PESCARA. Sotto sequestro i telefonini delle vittime dell’Hotel Rigopiano. Anche le chat di Whatsapp, i post su Facebook, le foto e i video di ospiti e dipendenti entrano nell’inchiesta per omicidio plurimo colposo e disastro colposo, scattata dopo i 29 morti intrappolati nel resort distrutto dalla valanga intorno alle 17 del 18 gennaio scorso. Una valanga dalla forza di 4 mila camion carichi di neve che, in trecento metri, si è portata via anche rocce e alberi fino a sbriciolare il cemento dell’albergo.

Ricordi nei telefonini. Gli inquirenti cercano nei cellulari a caccia di indizi per ricostruire quello che è successo prima della tragedia. A partire dagli allarmi inascoltati lanciati con i messaggini. Come l’ultimo post su Facebook di Luana Biferi, l’aiuto cuoco di Bisenti, in cui afferma: «Sono bloccata a Rigopiano con 3 metri di neve... il terremoto». Oppure il messaggio di Cecilia Martella, un’altra dipendente, di Atri: «Neve altissima... terremoto continuo». O ancora la foto del piazzale sommerso dalla neve già nella serata del 17 scattata da Valentina Cicioni, di Roma: «Nevica poco», la didascalia, prima scherzosa e ora beffarda. I cellulari sono i mezzi che gli ospiti dell’Hotel Rigopiano e i dipendenti hanno usato fino a poco prima della valanga. In quelle ore di ansia, con l’albergo circondato da metri e metri di neve e con la linea telefonica fuori uso, i social network, attraverso il wi-fi del Rigopiano, sono stati l’unico contatto con il mondo esterno. È un altro passo in avanti per l’inchiesta, coordinata dal procuratore Cristina Tedeschini e dal pm Andrea Papalia, anche se la procura prende tempo per le prime iscrizioni sul registro degli indagati: l’inchiesta non seguirà l’onda delle emozioni, ha ripetuto più volte la Tedeschini. Quando i verbali e le perizie dei tre consulenti nominati dalla procura indicheranno i presunti responsabili, ci saranno le iscrizioni.

Sindaco testimone. Si intensificano gli interrogatori dei testimoni. Ieri mattina è toccato al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta. Lacchetta è stato ascoltato per tre ore alla presenza del tenente colonnello Annamaria Angelozzi dei carabinieri forestali e del maggiore Massimiliano Di Pietro, a capo del Nucleo investigativo dei carabinieri. Lacchetta ha confermato quanto già dichiarato nei giorni scorsi alla stampa: ha ripetuto di non avere ricevuto il bollettino Meteomont che segnalava un rischio valanga 4 su un massimo di 5 proprio nel giorno della tragedia e ha spiegato di avere fatto fronte all’emergenza con i mezzi che aveva a disposizione, attivando le forze di Protezione civile nell’ambito del Piano neve comunale.

Perizie decisive. Nel frattempo, sono già al lavoro i tre consulenti dei pm, due ingegneri del Politecnico di Torino e un geologo proveniente da Trento: i consulenti hanno il compito di ricostruire quello è successo a Rigopiano, fornendo risposte sulle cause, sulle ragioni e sulla dinamica della valanga, a partire dallp’eventuale incidenza delle scosse di terremoto che si sono verificate nella mattinata del 18 gennaio. Inoltre, sarà ricostruita la dinamica del crollo dell’edificio, saranno compiute analisi sui materiali con i quali è stato realizzato il resort e sarà esaminata la vicenda urbanistica, che comprende anche uno dei quesiti più scottanti: l’Hotel Rigopiano poteva essere costruito in quella porzione di territorio, al di sotto di un canalone?

Interventi mancati. Parallelamente gli inquirenti stanno lavorando anche sulla richiesta di intervento inviata via mail dall’albergo; sulle varie responsabilità della catena di comando in merito alla pulizia e percorribilità della strada provinciale che conduce all’albergo; sulla gestione del bollettino contenente l’allerta valanghe Meteomont, sempre crescente dal lunedì al mercoledì della slavina. Ulteriori elementi, soprattutto sugli eventuali ritardi nei soccorsi e sulla dinamica del disastro, saranno forniti dai risultati delle autopsie: i 29 corpi delle vittime sono stati già sottoposti ad autopsia, ma Tedeschini e Papalia stanno aspettando le ultime relazioni, per poi essere nelle condizioni di delineare un quadro più preciso su cause, tempi e circostanze dei decessi.