Riparte la prostituzione in città «Ma ora si spostano nelle case»

Dopo l’allarme lanciato dai residenti della zona di via della Bonifica, interviene “On the road” Sorgoni: «Il ritorno è legato all’estate». Sono una quindicina, tra Pescara, Silvi e Montesilvano
PESCARA. «Non è corretto parlare di allarme prostituzione. Il ritorno in strada nell’ultimo periodo è legato all’arrivo della bella stagione, ma in generale i numeri sono bassi rispetto agli anni precedenti alla pandemia, a Pescara come altrove. Dieci, al massimo quindici persone, battono sulla costa, tra i territori di Silvi, Montesilvano e Pescara. Nei mesi estivi possono arrivare a una trentina».
A riferirlo è Fabio Sorgoni, responsabile dell’area “tratta e sfruttamento” della cooperativa On the Road, in riferimento alle segnalazioni pervenute nei giorni scorsi sull’avvistamento di prostitute, soprattutto nella zona della pineta, dopo le 22.30, ma anche nel corso della giornata. Sorgoni avverte: «Si tratta di una tematica particolarmente delicata e spesso male interpretata. Il vero dramma è rappresentato dall’impoverimento generale che ha ulteriormente peggiorato le condizioni dei migranti. Vi sono sempre più persone che non riescono a regolarizzarsi nel nostro Paese, così sono costrette a lavorare in nero e vengono sfruttate, non solo sessualmente».
La diminuzione delle prostitute in strada dipende anche dal fatto che molte di loro si sono spostate negli appartamenti, fa sapere Sorgoni, anche perché i clienti non sono più disposti a pagare cifre elevate. «A questo punto, per cinque o dieci euro, preferiscono lavorare in casa, dove si sentono più al sicuro. A Pescara, per esempio, molti ragazzini lanciano sassi alle prostitute in strada. È un fenomeno piuttosto diffuso».
Tra chi sceglie la strada, vi sono per lo più romene e transessuali, per una percentuale che si aggira attorno al 30-40 per cento. Poi vi sono anche peruviane o comunque donne provenienti dall’America meridionale. Sempre meno le nigeriane. «Ancora più complesse sono le situazioni in cui si ha a che fare con le vittime di tratta in senso stretto, dove uscire dal giro è piuttosto difficile. Persone che, per lasciare il proprio paese, si sono fatte prestare soldi da restituire. Ripagare debiti e cercare di sostenersi, però, non è affatto facile», spiega ancora Sorgoni.
Come interviene On the Road, per aiutare queste persone? Dopo il lavoro delle unità di strada, che cercano di entrare in contatto con le vittime dello sfruttamento sessuale o di altra natura, comincia il percorso per la conquista dell’autonomia. A Pescara vi sono due case per le vittime di tratta. «La conquista della piena autonomia, che include quindi anche l’inserimento socio – lavorativo, è piuttosto soggettiva e non tutte ce la fanno», dice Sorgoni. «Quando c’è una sofferenza molto forte alla base, il sostegno psicologico è fondamentale. Ad ogni modo, storie a lieto fine, ci sono state».
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