Agosto 2021, il sindaco Carlo Masci nella pineta durante l'incendio

PESCARA

Rogo della pineta, al sindaco contestate omissioni, imperizia e negligenza

L'inchiesta per incendio boschivo colposo, i motivi per cui Masci è indagato. Secondo il pm non ha predisposto specifiche misure di prevenione e sorveglianza. Malgrado l'allerta del giorno prima del Centro funzionale

PESCARA. Incendio boschivo colposo, perché, in qualità di sindaco, «con specifica posizione di garanzia connessa al ruolo di Autorità comunale di protezione civile, per imprudenza, imperizia e negligenza e in violazione della normativa di settore volta a prevenire il rischio incendio boschivo, poneva in essere» una serie di condotte omissive. Queste le accuse nei confronti del primo cittadino di Pescara, Carlo Masci, che ha ricevuto l'avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta sull'incendio che il primo agosto 2021 devastò la riserva naturale pineta dannunziana.

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Se a provocare l'incendio, in base alla ricostruzione emersa dalle indagini, furono le scintille generate dalla frenata del treno Intercity n. 1546 Lecce - Varano, che transitava sulla vicina linea ferroviaria, il primo cittadino, secondo la Procura, avrebbe delle responsabilità ben precise. In particolare, si legge nell'informazione di garanzia, il sindaco «non predisponeva le specifiche misure» previste dalla normativa di riferimento, «ovvero l'installazione di sistema di sorveglianza», il «pattugliamento anti incendio boschivo», nonché «l'ordinanza volta a prevenire il rischio di incendio boschivo, misure tutte volte a evitare l'innesco di incendi nella pineta dannunziana, area indicata ad alto rischio boschivo nel Piano comunale di protezione civile». Il tutto nonostante il Centro funzionale d'Abruzzo, il giorno prima, avesse indicato sull'apposito sito web - che «il sindaco, secondo "le linee guida per la pianificazione comunale e intercomunale di emergenza", deve controllare quotidianamente» - una suscettività all'innesco di rischio alto (graficamente rappresentata dal colore rosso dell'area).

L'incendio che, in una giornata di vento caldo e con temperatura che raggiungeva i 40 gradi, ha devastato 37 ettari di riserva, sarebbe dunque avvenuto «in conseguenza di tali colpose omissioni». Dall'area della ferrovia, infatti, le fiamme «si propagavano, poi, nei terreni adiacenti, non ripuliti, e quindi fitti, anche a causa della mancata emissione della specifica ordinanza sindacale, di sterpaglie, rovi, rami e vegetazione secca, per poi raggiungere velocemente la pineta dannunziana, devastandola, e creando altresì pericolo per le abitazioni, minacciate dal fuoco, e le persone ivi presenti, che venivano evacuate dagli edifici e allontanate dalla zona». Delle indagini si sono occupati i carabinieri forestali di Pescara, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Bellelli e dal sostituto Anna Benigni.