Sì alla caccia al cinghiale anche con arco e frecce 

Esercito di 48mila capi da abbattere anche di notte, autorizzato l’uso di infrarossi Hanno causato 1.144 incidenti. L’assessore: «Siamo i primi». Ma il Wwf insorge 

Quale bambino non ha mai scritto a Babbo Natale per avere in regalo arco e frecce? Ma questa non è una letterina da mettere sotto l’albero. La giunta regionale abruzzese ha approvato un disciplinare di 108 pagine che autorizza l’abbattimento dei cinghiali anche scoccando frecce con un arco da caccia fino a notte fonda.
L’INVASIONE. Sembra un viaggio nel tempo quando i popoli italici, Sanniti, Marrucini o Pretuzi, cacciavano per vivere. Ora c’è un’emergenza dovuta a un’invasione di quasi 50mila cinghiali che girano anche tra le case. E allora l’Abruzzo risponde con una delibera che «dà la possibilità del prolungamento dell'orario di prelievo dei cinghiali fino alle ore 24, il ricorso a strumenti per il miglioramento della visione notturna, ossia sorgenti luminose suppletive come visori ad infrarossi, visori termici, torce e fari e, per la prima volta, l'utilizzo dell'arco, che risulta essere una tecnica a bassa invasività e un'alternativa valida laddove l'utilizzo di un'arma da fuoco può risultare inopportuno per via del disturbo».
Questo è il motivo della scelta che però ha scatenato il Wwf. Andiamo con ordine.
LO ABBIAMO LETTO. «Lo svolgimento del prelievo selettivo (caccia di selezione) del cinghiale è effettuato dai cosiddetti selecacciatori (o selecontrollori) che abbiano conseguito la necessaria abilitazione, seguendo appositi percorsi formativi comprensivi di prove di sparo o di tiro», premette la Regione approvando il disciplinare 2022-2027 che il Centro ha potuto leggere. «L’obiettivo primario è la riduzione del danno alle produzioni agricole e degli incidenti stradali», è l’incipit del documento.
LA CONTA DEI DANNI. I danni agricoli infatti ammontano a 7 milioni e 500 mila euro nel triennio 2019-21 con la provincia di Chieti in cima alla lista (4 milioni). Castelli, Penne, Atessa e Ortucchio sono i Comuni che guidano le classifiche provinciali per numero di eventi denunciati. Nel periodo 2004-2018, poi, risultano censiti 639 incidenti causati da cinghiale. Ma si registra un raddoppio delle denunce tra il 2018 e il 2021 con 1.144 richieste di indennizzo.
Per la provincia di Chieti, che anche in questo caso è in testa, tra le aree più critiche – si legge sul documento – la Statale 16 da Ortona al confine con il Molise con la zona di massimo rischio nel Comune di Casalbordino; per la provincia di Pescara la Statale 487, zona San Vittorito; per l’Aquilano la Statale 17 tra Pettorano sul Gizio e Roccaraso e per la provincia di Teramo l’area di Isola del Gan Sasso, Castelli e Montorio, lungo la strada statale 150.
L’ESERCITO AVANZA. Impressionanti inoltre i dati sul censimento: 6.550 i cinghiali contati nel 2018; 7.452 nel 2019 e 8.005 nel 2021, per un totale di 22.077 animali semplicemente avvistati. Ma la popolazione stimata (dato ipotetico) è ben più alta: 48.500 capi.
QUELLI FATTI FUORI. Passiamo agli animali uccisi: in braccata sono stati abbattuti 31.521 cinghiali tra il 2017 e il 2021; la caccia di selezione ha invece permesso di abbatterne, nello stesso periodo, 7.085. In attività di controllo infine sono stati eliminati 9.026 cinghiali.
VIETATO SBAGLIARE. Il disciplinare fa un quadro dettagliato con un avvertimento ai cacciatori: «L’imprecisione nei tiri di prelievo che causano colpi mancati e/o ferimenti con capo non recuperato, comportano la sospensione dall’attività». Immaginatevi una freccia che finisce per conficcarsi in una ruota o ancora peggio in un polpaccio!
Sta di fatto che l’Ispra, l’agenzia che vigila sull’ambiente, ha dato il via libera all’Abruzzo, raccomandando di stare attenti alla famigerata peste suina africana, «di recente», scrive, «comparsa nel Reatino, ai confini con la provincia dell’Aquila». Ma torniamo alla decisione della Regione.
PARLA L’ASSESSORE. «Una misura concreta per contrastare l'emergenza cinghiali in Abruzzo, la cui presenza massiccia continua a provocare gravi danni alle colture e seri pericoli agli automobilisti», così il vicepresidente della giunta regionale con delega all'Agricoltura, Emanuele Imprudente. «Nel nuovo disciplinare abbiamo inserito delle importanti novità. È molto importante per noi che l'Ispra abbia dato il proprio parere positivo a tutte le nostre proposte», conclude Imprudente, «consentendo nei fatti l'attivazione di modalità, certamente non risolutive del problema del sovrappopolamento dei cinghiali, ma che riteniamo più efficaci».
LA PRIMA FRECCIA. Ma il Wwf insorge: «Decine di studi scientifici hanno dimostrato che sperare di ridurre il numero dei cinghiali affidandosi esclusivamente alla caccia è sbagliato e illusorio, eppure la giunta regionale», afferma Filomena Ricci, delegata per l’Abruzzo, «continua a intervenire sulla gestione del cinghiale in modo caotico, aumenta i periodi venatori durante l’arco dell’anno e della giornata, allarga le possibilità dei metodi di caccia ricorrendo anche all’arco, tecnica mai usata in Abruzzo». E conclude: «Sembra che si proceda facendo regali ai cacciatori senza prendere contezza del fatto che questo tipo di gestione in atto da decenni non sta avendo il risultato sperato». La prima freccia l’hanno scoccata gli animalisti.