Saldi, una brusca frenata dopo il buon avvio

I commercianti: «La gente è prudente e la crisi economica si sente» I clienti aspettano: «Tra non molto ci saranno ulteriori ribassi dei prezzi»

PESCARA. Le file davanti ai negozi dalle grandi firme sono solo un miraggio. La borsa di Armani al 20 per cento, la cintura di Alviero Martini a meno 30 dal prezzo di cartellino e l’abitino Tommy Hilfiger scontato di appena 15 euro non convincono la stragrande maggioranza dei pescaresi. Adolescenti e giovani donne, adulti e professionisti più in là con gli anni , ammettono con schiettezza di preferire a occhi chiusi la tintarella allo stabilimento balneare piuttosto che un pomeriggio di shopping nel centro cittadino. Al coro di lamentele dei consumatori si affianca quello più sommesso dei titolari dei negozi. Da via Roma a via Fabrizi, da via Milano a via Carducci, passando per corso Vittorio Emanuele, corso Umberto e via Palermo, i commercianti ripetono tutti lo stesso ritornello: «È come se i saldi non fossero mai iniziati. A parte un po’ di movimento il primo giorno, sabato scorso, noi continuiamo a lavorare a singhiozzo». Rispetto al passato la gente comune è più attenta al portafogli: guarda le vetrine, sceglie con attenzione i capi sugli scafali, confronta prezzi e percentuali di sconto. E infine compra. Ma solo l’indispensabile e quando le svendite sono veramente appetitose, ossia dal 50 per cento in su. «La crisi c’è», spiegano Eliana e Fernando che gestiscono il punto vendita Cinti a corso Umberto, «la paura di spendere è tanta. I clienti chiedono sconti maggiori e poi vanno via con il più classico dei “ci penso”. Solo qualcuno, poi, torna e fa acquisti».

«L’assalto dei primo giorni non c’è stato», aggiunge Marcella Nobilio, titolare di Biancospino in via Carducci, «lavoriamo con le mamme, ma vengono con calma». Le spiegazioni appaiono differenti a seconda dei punti di vista. «Francamente non notiamo tutta questa convenienza», osservano Sabrina e Mea, due pescaresi a spasso tra le vetrine del centro, «la roba nuova è stata messa da parte, mentre i fondi di magazzino vengono scontati anche al 70 per cento. Per comprare qualcosa preferiamo aspettare la seconda ondata di sconti». Stesso discorso per Tea e Valentina, che sono partite da San Salvo per fare shopping in città: «Bisogna stare con gli occhi aperti. I prezzi sono alti e non si va oltre il 20 o il 30 per cento in meno». Diametralmente opposto il pensiero dei venditori: «La liberalizzazione degli orari e delle domeniche non aiuta», osserva Patrizia Grannonico, titolare della Dolce vita in via Carducci, «ha creato solo confusione avvantaggiando i centri commerciali». Qualcuno, come Michela Zavatta, titolare del negozio di abbigliamento Bellalì in via Palermo, tenta di lanciare una proposta alternativa per salvare le vendite in stallo. «Pescara è una città turistica», dice, «le persone preferiscono andare in giro dopo le 18. Allora perché non allunghiamo l’orario di chiusura nei mesi estivi? A luglio e agosto potremmo aprire dalle 18 alle 22,30 per agevolare i turisti e chi va al mare». L’idea alletta anche Marco Canale, titolare di Maya in via Fabrizi. «Ok all’orario lungo, ma dovremmo essere tutti d’accordo. Qui sono anni che si continua con i saldi anticipati e con le vendite promozionali anche dell’80 per cento fin dall’inizio di giugno. Io sarei propenso ad abbassare i prezzi piuttosto che puntare sui ribassi tutto l’anno». «Si vende poco», conferma Valentina, commessa di Maya, «solo il primo giorno c’era gente».

Ilenia Gifuni

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