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Segnalati lupi selvatici: per gli esperti sono cani randagi

MOSCUFO. Lupi selvatici avvistati nei territori interni di Pianella, Moscufo e Caprara: è l’allarme lanciato nei giorni scorsi da alcuni abitanti della zona ma che, stando ai dati conosciuti sulle...

MOSCUFO. Lupi selvatici avvistati nei territori interni di Pianella, Moscufo e Caprara: è l’allarme lanciato nei giorni scorsi da alcuni abitanti della zona ma che, stando ai dati conosciuti sulle popolazioni di questi animali (seguiti peraltro dagli esperti ambientalisti e responsabili dei parchi nazionali) rimane una supposizione.
È vero che nel parco nazionale della Majella sono monitorati ben 10 branchi per circa 100 lupi e gli ambienti tutelati rappresentano una delle aree più importanti per la conservazione di questo predatore, fondamentale per mantenere in equilibrio le popolazioni di ungulati selvatici, in particolare il cinghiale. Ma il timore degli esperti è piuttosto che quell’esiguo branco di 5/6 individui segnalato dai residenti fosse composto da cani randagi o ibridi che hanno ben altro comportamento, meno prevedibile e con differenti connotati di aggressività.
È difficile, secondo gli esperti, pensare ai lupi visto che trovano ambienti favorevoli, ricchi di fauna selvatica, nei territori montani. Lo ricorda il direttore del Parco Nazionale della Majella, Luciano Di Martino, nel sottolineare che «negli ultimi anni il Parco ha portato avanti importanti studi e progetti, vedi il Life Wolfnet, che ha avuto il pregio di individuare il lupo come risorsa nel rapporto con gli allevatori (ormai famoso lo slogan “il lupo riporta la pecora”). Il Parco della Majella è capofila anche di progetti nazionali con altri parchi nazionali dell’Appennino. Dal punto di vista strettamente scientifico i tecnici del Parco», va avanti Di Martino, «negli ultimi 10 anni hanno catturato ben 19 lupi, dotandoli di radiocollari di ultima generazione che hanno permesso di ottenere informazioni fondamentali per la conservazione e la gestione: ad esempio si è scoperto che oltre il 95% della dieta è costituito da prede selvatiche, ma anche quando i lupi si avvicinano alle aree antropizzate questa disponibilità di fonti trofiche, di origine antropica, è connessa ad attività illegali sul territorio».
Insomma il lupo non può essere visto solo come un problema, ma può essere invece una grande risorsa a livello turistico. Di Martino ricorda «che dal punto di vista legislativo il lupo costituisce specie protetta in Italia dal 1971 e la sua uccisione viene punita con l’arresto o pesanti ammende. A livello comunitario», conclude, «la convenzione di Berna e la direttiva 43/92 denominata Habitat prevede la protezione del lupo e del suo habitat». (w.te.)
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