Pescara

Sesso con l’allieva: «Processate la professoressa». Inchiesta chiusa a Pescara

17 Settembre 2025

La vittima è una minore: chiesto il rinvio a giudizio della docente. Secondo il pubblico ministero la sua difesa non è credibile quanto i testimoni e la psicologa della scuola

PESCARA. A marzo del 2024 partì la denuncia da parte della psicologa della scuola e, dopo circa un anno e mezzo la Procura decide di chiedere il processo per l'insegnante di 55 anni di un istituto pescarese, accusata di aver abusato (atti sessuali) di una sua allieva minorenne. Una complessa e lunga fase istruttoria dove il magistrato (pm) Gabriella De Lucia ha scandagliato ogni aspetto di questa delicata vicenda giudiziaria: misura cautelare di sospensione di un anno dell'indagata; interrogatori di vari testimoni; incidente probatorio; perizia sulla vittima da parte di una psicologa-psicoterapeuta per sapere se poteva testimoniare; consulenza informatica su cellulari e dispositivi vari; relazioni della squadra mobile, tutto per arrivare a chiedere il rinvio a giudizio dell'insegnante (assistita dagli avvocati Carla Tiboni e Federico Squartecchia) che ha sempre rigettato quelle pesanti accuse: di aver cioè intrattenuto una relazione sentimentale con una sua alunna minorenne, anche se dalle indagini non è mai emerso che quel rapporto sarebbe stato imposto dalla docente. Una circostanza ribadita dalla stessa parte offesa che, nell'incidente probatorio effettuato per cristallizzare le sue dichiarazioni, riferì "di essersi sentita confusa, di aver iniziato a provare qualcosa per lei anche se ancora lo realizzava".

NON UN SEMPLICE FLIRT. L'alunna dichiarò di essere stata innamorata della sua insegnante e di aver avuto con lei una frequentazione quasi quotidiana nei bagni e nei locali della scuola, prima di quel rapporto completo consumato in casa della prof e riportato nel capo di imputazione. Ma prima di quel giorno c'erano stati diversi messaggi sicuramente poco chiari da parte della professoressa e della stessa alunna: i primi contatti risalirebbero al 2022 con messaggi ritenuti dalla stessa ragazza piuttosto particolari che all'inizio non sapeva come decifrare. Poi ci fu una sorta di svolta. «Gli incontri - scrisse il giudice (Gip) nella misura di sospensione dal lavoro dell'insegnante - avvenivano in laboratorio o in bagno: si baciavano e si toccavano». Una situazione che trovò riscontro anche nelle dichiarazioni rese dalla migliore amica della vittima che riferì: «Un giorno, mi ricordo, stavo sulle scale della scuola e le ho viste io mentre si baciavano in bocca». I messaggi. Sul cellulare della minore arrivavano messaggi anche durante la notte da parte della prof che avevano questo tenore: «Quanto ti voglio bene, quanto sei bella, ti sta bene la maglietta... sei bona», che all'inizio la ragazza interpretò in maniera scherzosa, affermando, durante la sua testimonianza, che «pure io glielo dicevo anche perché lei è davvero una bella donna».

LEI NON VOLEVA PIU’. Poi interviene la rottura, confermata dall'amica del cuore che conosceva tutta la storia e che riferisce agli inquirenti: «Lei aveva capito che non voleva proseguire quella storia e quindi le ha spiegato che voleva lasciarla, però la professoressa non l'ha presa bene perché continuava a scriverle e a cercarla anche in classe».

LA PSICOLOGA. Ma comunque non fu certo la vittima a raccontare tutto ai familiari e a far scattare la denuncia: fu la psicologa della scuola che, durante normali colloqui con le studentesse, venne colpita da alcune affermazioni della ragazza. «Durante un colloquio psicologico con una alunna minore di 15 anni - dichiarò la psicologa in denuncia - venivo a conoscenza dalla stessa che da circa un anno aveva una relazione sentimentale con la sua insegnante: un rapporto prevalentemente epistolare... wathsapp, con scambi continui di messaggi sentimentali, e di aver avuto un rapporto sessuale completo presso l'abitazione dell'insegnante, prima che io intraprendessi la mia attività lavorativa presso l'Istituto».

LA DIFESA. L'avvocato Tiboni (alla quale si è aggiunto il collega Squartecchia) ha fatto sottoporre l'indagata anche ad un interrogatorio dopo la chiusura delle indagini: ma quelle dichiarazioni di estraneità a quei fatti gravi non sono state evidentemente ritenute sufficienti dal pm ad evitare la richiesta di processo. L’udienza. E quindi il 5 febbraio prossimo è stata fissata la data dell'udienza preliminare davanti al giudice (Gup). Ad assistere la famiglia della vittima ci sono gli avvocati Vittorio Iovine e Adriano Di Donato.

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