Smantellata rete di spacciatori: 7 arresti, in carcere padre e figlio 

Blitz della squadra mobile tra Pescara, Montesilvano e Cappelle sul Tavo. In 6 agli obblighi di dimora Sequestrati cocaina, hascisc e marijuana: compravendite alla pineta o sulla spiaggia di Montesilvano

PESCARA. Uno dopo l'altro. Con il passare dei mesi la polizia ha ricostruito una rete di spacciatori che passava da Pescara a Montesilvano fino a Cappelle sul Tavo. E ieri, dopo indagini lunghe e minuziose, la squadra mobile ha eseguito le misure cautelari, 13 in tutto, su disposizione del gip Elio Bongrazio (il pm è Andrea Papalia). In carcere sono finiti Alige Camara, Aquilino Spinelli, Rafael Topallaj, Antonio Francia e il figlio Gabriel, mentre sono ai domiciliari Donatella Pesce e Laeticia Frattone. Altre sei persone sono state sottoposte all'obbligo di dimora. Tutto è cominciato nel mese di ottobre del 2018 quando è stato arrestato dalla Mobile, diretta da Dante Cosentino, un ventunenne nigeriano che era appena arrivato da Roma con un autobus e aveva con sé, alla stazione del pullman, 2 chili di marijuana. Da lì il personale dell'Antidroga mobile ha cominciato a costruire una fitta rete di contatti fino ad arrivare ai rapporti tra acquirenti e fornitori. Il primo nome emerso è stato quello del destinatario della partita di marijuana, che era di Camara, un venticinquenne originario del Gambia residente a Montesilvano, da tutti noto come Aladino. La sua attività di spaccio era intensissima, dicono dalla Mobile e si svolgeva vicino alla pineta o sulla spiaggia di Montesilvano, come hanno raccontato ai poliziotti i clienti di Aladino (acquirenti di fumo o erba). Tra i suoi fornitori c’è un 37enne di origine campana residente a Chieti Scalo A.C., che reperiva cocaina e hascisc anche a Napoli per smistarla nelle province di Chieti e Pescara, e la dimostrazione dei suoi traffici sta nell'arresto a gennaio 2019 quando è stato fermato con la compagna in un’area di servizio dell’autostrada all'altezza di Brecciarola, di ritorno da Napoli: aveva in macchina 10 panetti di hascisc (2 kg) mentre 50 grammi di cocaina erano a casa della coppia. Da quest’uomo si è risaliti a uno dei suoi clienti, Aquilino Spinelli, al quale era destinata probabilmente una parte dei 2 chili di fumo sequestrati in autostrada. Anche lui, questa la tesi sostenuta dall'accusa, era al centro di una «fiorente attività di spaccio» e d'altronde sarebbe stato lui, con due “corrieri" arrivati da Napoli (ora sottoposti all'obbligo di dimora), a cedere tre chili e 230 grammi di hascisc a due acquirenti di Pescara e della provincia di Chieti, arrestati l’anno scorso, la sera stessa di quell'affare sempre dalla polizia. Spinelli non faceva tutto da solo ma con il coinvolgimento della compagna, una romena di 31 anni (per lei il gip ha disposto l'obbligo di dimora). I due hanno raggiunto insieme Napoli, sostiene l’accusa, per acquistare 5 chili di hascisc e 150 grammi di cocaina ma all'epoca si accorsero di essere seguiti dalla polizia, che riuscì ad arrestare il loro fornitore. Tra i clienti di Spinelli c'era Donatella Pesce, agli arresti domiciliari, che acquistava droga per venderla a terzi, come dimostrato da un controllo dello scorso anno. Sempre da Spinelli, spiando le compravendite di droga, la Mobile è arrivata a una coppia di Cappelle, padre e figlio, i Francia, nati in Belgio. La loro abitazione, grazie all'aiuto di un’altra componente della famiglia ora ai domiciliari, Laeticia Frattone, era «un punto di riferimento logistico per lo spaccio al minuto di marijuana e cocaina» chiamate, in un linguaggio in codice, birra, accendini o lampadine. Numerosi i clienti dei Francia, tra cui un 50enne alla guida di un’ambulanza, fermato dalla polizia dopo l’acquisto di una dose di cocaina. Spinelli, il giovane Francia e un terzo uomo avrebbero ceduto a un egiziano 50 grammi di cocaina, poi consegnati a una donna di Francavilla, arrestata all’epoca. E ora l’egiziano e il complice dei due venditori di droga si sono visti notificare l’obbligo di dimora. I Francia si rifornivano di cocaina da un albanese, Rafael Topallaj, fermato l’anno scorso proprio dopo una delle consegne a casa Francia (ma avvenivano anche in piazza, a Cappelle), ed è lui uno degli uomini finiti in carcere nell'operazione di ieri. Oltre a tenere conto dei precedenti di alcuni indagati, il gip ha preso in considerazione la «gravità dei fatti» accertati, «la professionalità dimostrata» da alcuni di loro e ha valutato «il pericolo assai concreto di reiterazione del reato», visto che lo spaccio rappresenta «fonte di sostentamento», per taluni. Gli incensurati, poi, hanno «organizzato e gestito vere e proprie centrali di spaccio nelle rispettive zone di appartenenza rifornendo ogni giorno numerosi clienti» per più di due anni, sostiene sempre il gip, e alcuni «hanno dimostrato particolare capacità organizzativa e di supporto alle attività di trasporto e consegna di droga» in quantità consistenti. Ieri, una conferma delle attività illecite è arrivata dalle perquisizioni a Cappelle, in via Pignatara, a casa Francia, dove i cani antidroga della polizia hanno permesso di scovare 4 grammi di cocaina che gli indagati hanno cercato di gettare nel water, oltre a 13,6 grammi di marijuana e un bilancino.