Sorgi nega le accuse e fa ricorso per la libertà

L’inchiesta sull’appalto del cimitero di Francavilla, la versione del dirigente regionale «Non amministravo la ditta, sono un fidejussore di mia moglie e ho agito in tale veste»

PESCARA. Nega le accuse, racconta che il suo ruolo è stato solo quello di un garante e, adesso, farà ricorso al tribunale del Riesame, il superdirigente regionale Antonio Sorgi, costretto da 12 giorni agli arresti domiciliari nella sua casa di via Bari a Giulianova. A parlare della prossima mossa di Sorgi, dopo il no al ritorno in libertà arrivato dalla procura dell’Aquila e dal gip Romano Gargarella, è l’avvocato Guglielmo Marconi, già ordinario di Diritto penale all’università di Teramo. Sorgi, 55 anni, principale indagato nell’inchiesta sul presunto appalto pilotato del cimitero di Francavilla, vuole tornare un uomo libero: per uno che sogna di costruire una «holding» con i colossi europei della finanza – «Voglio fare un gruppo di grandi imprese cioè grandissime aziende europee per fare la lobby europeae», recita un colloquio con la moglie – e che in un’intercettazione rivela di essere «terrorizzato» dall’idea di «trovarsi a sessant’anni e non sapere che fare», già stare chiuso in casa sembra una condanna.

«Fidejussore». Lunedì scorso, Sorgi ha risposto per quasi due ore alle domande del gip nell’aula B del tribunale di Bazzano all’Aquila: ha spiegato di non essere lui l’«amministratore di fatto» della ditta intestata alla moglie, come sostiene invece l’accusa, ma di esserne il «fidejussore», un garante, e solo in questa veste avrebbe parlato o incontrato persone. Ma quell’interrogatorio, così ha scritto il giudice, non ha portato «elementi nuovi» e, per questo, a Sorgi è stata negata la libertà. Stessa decisione anche per l’altro arrestato, l’architetto Antonio Giordano, 63 anni di Ortona, segretario della commissione di gara del cimitero. Dopo il no incassato, la difesa guarda già avanti, cioè al ricorso da presentare al tribunale del Riesame.

Associazione a delinquere. «Una vicenda da chiarire», questo il commento di Marconi, «il vero tema è come sia stata integrata la fattispecie dell’associazione a delinquere». Per contestare il reato, gli inquirenti vanno indietro nel tempo fino al 2004 e suppongono un patto d’affari lungo 10 anni. Per farlo si poggiano su due basi: una consulenza considerata «fittizia» da 55 mila euro risalente a 10 anni fa per il progetto di una metropolitana della neve (snow shutlle) a Roccaraso – il pagamento però non è mai stato accertato – e un incarico affidato dalla Powercrop, società intenzionata a fare una centrale a biomasse ad Avezzano. Il terminale della consulenza e dell’incarico è sempre lo stesso: l’architetto indagato Giovanni Vaccarini, 48 anni di Pescara, a capo della Sincretica srl, società che opera con la Lt Progetti della moglie di Sorgi nel Consorzio Finanza & Progetti.

Consulenza archiviata. Ma il caso della consulenza «fittizia» per la metropolitana della neve è stato archiviato già una volta dalla procura di Sulmona: però, adesso, secondo la Mobile e le pm Antonietta Picardi e Simonetta Ciccarelli, quell’intreccio dimostra l’esistenza di un «accordo pregresso» tra Sorgi e Vaccarini. «Non può negarsi», scrivono le pm, «che l’accordo fosse chiaro ed è indice di una conoscenza pregressa alla costituzione della Sincretica (che “pare” costituita ad hoc) finalizzata a interferenze effettive tra l’interesse privato di Sorgi e lo svolgimento della funzione pubblica».

Incarico Powercrop. Sul fronte Powercrop, invece, la procura ricorda che nel 2010 Sorgi, da capo del comitato Via, ha dato un parere favorevole all’attività per il sito di Avezzano: «Il dato che può apparire del tutto anonimo assume un valore diverso (senza entrare nel dettaglio della legittimità del provvedimento) se lo si collega alla strana coincidenza che la Powercrop, società milanese, in epoca coeva alla emanazione del suddetto parere favorevole, abbia affidato un incarico a Vaccarini nell’ambito della progettazione di un’altra centrale a biomasse a Russi, in provincia di Ravenna».

I pm: «Patto corruttivo». Quindi, la tesi della procura, contestata dalla difesa di Sorgi, è questa: «Se già nel 2004 si è ipotizzato un patto corruttivo tra Sorgi e Vaccarini, a maggior ragione, oggi, è possibile leggere la loro storia quale elemento di riscontro del patto corruttivo. La gara del cimitero diventa uno dei tanti interessi del gruppo che deve mantenere unità e far sì che la figura di Sorgi non compaia mai formalmente, affinché l’operatività dell’associazione permanga anche successivamente».

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