Spaccio di cocaina, arrestati un vigile del fuoco di Penne e un ex carabiniere 52enne
Gaetano Zenone, 51 anni di Farindola, avrebbe spacciato anche durante i turni Lui è finito in carcere. Ai domiciliari il cugino, militare in congedo, e un 37enne
PENNE. Al telefono gli chiedevano fave, pomodori, bulloni. Ma poi, come hanno ricostruito i carabinieri della compagnia di Penne, alla consegna spuntava la cocaina. Tanta e per diverso tempo ne avrebbe spacciata Gaetano Zenone, 51 anni, di Farindola, vigile del fuoco in servizio alla caserma di Penne. Gli investigatori l’avevano già arrestato lo scorso giugno, ma ieri mattina si sono ripresentati nella sua abitazione al confine con Montebello di Bertona con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Pescara. Ai domiciliari, sempre per spaccio, è finito anche il cugino Antonio Marini, 52 anni, carabiniere in congedo anche lui di Farindola, e un muratore 37enne di Picciano, Valentino Longaretti. A quest’ultimo il pm Andrea Papalia che ha coordinato le indagini imputa una cessione di droga in favore di Zenone quando il vigile del fuoco aveva finito la scorta da rivendere.
“ACQUE AGITATE” L’operazione l’hanno chiamata “Acque agitate”, come l’agitazione vissuta dalla comunità vestina durante i blitz svolti in questi mesi dai militari coordinati dal capitano Alfio Rapisarda. Sono 18 le cessioni contestate a Zenone e altrettanti sono i clienti “ascoltati” dai carabinieri da aprile scorso, nel corso dell’attività investigativa da cui è emerso, come sottolinea il comando provinciale dell’Arma, «che l’uomo era dedito in modo sistematico e continuativo allo spaccio di cocaina, tanto da costituire un punto di riferimento per numerosi assuntori di Farindola, Montebello e Penne». Tutti consumatori che hanno confermato quanto ricostruito dai carabinieri, eccetto due, denunciati per favoreggiamento in quanto avrebbero negato le evidenze circa i loro rispettivi acquisti di cocaina dal vigile del fuoco. È una ricostruzione certosina quella fatta dagli investigatori del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Penne attraverso pedinamenti, controlli, foto, riprese, servizi di osservazione, intercettazioni telefoniche e ambientali in oltre sei mesi di attività. E quello che emerge è il ruolo che si era ricavato Zenone, vigile del fuoco ma anche imprenditore agricolo nell’azienda paterna molto nota nell’area vestina.
SPACCIO DURANTE I TURNI Indagini da cui, come sostengono il pm e il gip, sarebbe emersa tutta la «spregiudicatezza» del vigile del fuoco il quale, «maturando, nel corso di una pluriennale, reiterata e sistematica attività di spaccio di droghe pesanti, una sorta di insospettabilità e la presunta consapevolezza di non essere soggetto a controlli, si sia spinto in almeno tre circostanze accertate e documentate, a vendere cocaina durante il turno di servizio, incontrando i propri clienti in un parcheggio adiacente alla caserma dove prestava servizio». Il tempo di ricevere la telefonata, uscire, prendere un caffè con il cliente di turno e concludere la cessione. Ma lo spaccio sarebbe stato documentato anche nella sua azienda agricola e nella vicina abitazione.
l’ex carabiniere In alcune occasioni, ricostruiscono ancora i militari, si sarebbe avvalso «della complicità e dell’aiuto del cugino carabiniere in congedo, per la consegna e la vendita degli stupefacenti». Cugino per questo, da ieri, ai domiciliari.
IL MURATORE Ed è quando finisce le scorte che Zenone viene intercettato mentre è in auto con il 37enne di Picciano già noto alle forze dell’ordine per spaccio. È uno scambio di battute serrate, in cui «nel frenetico tentativo di approvvigionarsi», Zenone chiede all’altro «una mezza chilata», per poi acquistare come campione di prova circa 10-12 grammi di cocaina.
I CLIENTI I suoi clienti sono tanti e insospettabili, di tutte le età. Si rivolgono a lui proprio perché, al riparo della divisa che indossa, si sentono anche loro al sicuro di non essere scoperti. Commercianti, impiegati, studenti: Zenone era conosciutissimo. Ed è proprio in questo contesto che i carabinieri di Penne hanno dovuto lavorare nel più ristretto riserbo, ben consapevoli che qualsiasi dettaglio avrebbe potuto condizionare le indagini.
IL PRIMO ARRESTO A giugno c’era stato il primo arresto di Zenone, trovato in possesso di sette dosi di cocaina, un bilancino, materiale per il confezionamento e oltre ventimila euro finiti sotto sequestro. Un arresto in flagranza che aveva allarmato non solo lui ma anche tutti i suoi clienti.
L’ESTORSIONE Nei loro confronti, Zenone, come è emerso dalle indagini, aveva un atteggiamento sicuro che in un’occasione assume perfino i contorni dell’estorsione, come gli contesta l’accusa. È quando un giovane cliente ritarda nel saldare il debito di droga di 300 euro e lui lo minaccia di raccontare tutto ai suoi genitori. E gli ribadisce che lo avrebbero certamente creduto «perché indossava la divisa».
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