Spoltore e la cintura rossa spezzata

20 Aprile 2014

Tiboni svela i retroscena che nel 1947 portarono all’autonomia del paese

PESCARA. Fino al 1947, Pescara e Spoltore facevano parte di un’unica realtà metropolitana. È il consigliere regionale Carlo Costantini a delineare il contesto facendo riferimento alle parole di Edoardo Tiboni, ideatore del “premio Flaiano”. Un contesto evocato da un’intervista, raccolta nel volume “Fatiche e sogni – Gente d’Abruzzo”, che il direttore della biblioteca Enzo Fimiani ha realizzato con Tiboni. Secondo Tiboni, la scissione fra i due comuni sarebbe legata alla posizione della Democrazia cristiana nell’immediato dopoguerra. Con una città capoluogo in cui la Dc aveva una posizione egemonica e un entroterra dove i Socialisti avevano più appeal.

«Nel resto dell'Abruzzo, dove fu facile per la Democrazia cristiana diventare partito egemonico, a Pescara ciò non accadde», spiega Tiboni. «Pescara era un nodo ferroviario e aveva un retaggio socialista, in particolare con i ferrovieri. Non solo: Pescara era allora la “grande Pescara”, cioè il suo Comune comprendeva anche Spoltore dove c'era, da prima del fascismo, una forte presenza socialista, c'erano i Durini ad esempio, e questo, naturalmente, quando si andò al voto contò. La maggioranza era dunque di sinistra, i democristiani non ce la facevano».

Un contesto storico in cui c’era Mario Scelba, al ministero degli Interni. « Firmò lo scioglimento governativo del consiglio comunale di Pescara ndr.), trovando appigli giuridici», ricorda Tiboni, «perché occorreva rimuovere una situazione anomala che vedeva la sinistra governare a Pescara, mentre nel resto d'Abruzzo prevaleva la Democrazia cristiana. Fu un vero caso nazionale», aggiunge.

«Durante il fascismo il territorio comunale di Pescara comprendeva anche Spoltore, dove tradizionalmente, prima del ventennio fascista, la maggioranza era socialista e le prime elezioni del dopoguerra avevano confermato questi sentimenti, nonostante tutti i tentativi della Dc di ribaltare la situazione. Per spezzare la cintura rossa intorno alla città, i democristiani, capeggiati da Ettore Tenaglia, segretario locale della Dc, proposero di dare l'autonomia comunale a Spoltore. Pescara, insomma, rinunciava al notevole, per estensione e ricchezza, territorio di Spoltore che diventava comune a sé. E l'operazione fu realizzata. Così finalmente a Pescara la maggioranza divenne democristiana, almeno sulla carta».

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