Spoltore, inchiesta chiusa. Il pm accusa"Ranghelli ha favorito l'apertura di CityModa"

Gli indagati nell'inchiesta sono 9: l'ex sindaco e il titolare Fiore accusati di corruzione, coinvolti l'ex capo dei vigili e il consigliere Lerri

PESCARA. L'ex sindaco di Spoltore Franco Ranghelli non avrebbe impedito l'apertura del centro CityModa e il titolare Giancarlo Fiore avrebbe «corrisposto» a Ranghelli sconti e agevolazioni da spendere nel centro di Santa Teresa. E' il reato di corruzione che il pm Gennaro Varone contesta all'ex sindaco, a Fiore e all'ex comandante dei vigili urbani Enrico Monaco nell'inchiesta bis di Spoltore che è stata chiusa con nove indagati.

Perno dell'inchiesta è la cittadella della moda di 7.500 metri quadrati inaugurata il 16 luglio 2009 ma che, per la procura, sarebbe viziata dal mancato rispetto delle norme urbanistiche. Nell'avviso di conclusione delle indagini, il pm Gennaro Varone parla di uscite di sicurezza mancanti, di collaudi sospetti, di certificati di agibilità che sarebbero stati omessi e tira in ballo nove persone: l'ex sindaco di Spoltore Franco Ranghelli, l'imprenditore e titolare della struttura Giancarlo Fiore, l'ex capo dei vigili urbani Enrico Monaco e una schiera di tecnici e di responsabili dei procedimenti che, per l'accusa, avrebbero commesso falsi o abusi d'ufficio per favorire l'apertura di CityModa, la struttura che per l'accusa sarebbe nata senza rispettare le regole urbanistiche.

Accanto ai nomi principali ci sono anche Nico Lerri, il consigliere comunale di Pescara che deve rispondere di abuso d'ufficio, e l'attuale segretario della Provincia di Pescara Fabrizio Bernardini sempre accusato di abuso nelle vesti di responsabile unico del procedimento. In quattro, ossia i tecnici Italo Agresta, Celso Ciavarelli, Giancarlo Scipione e Bruno Crocetta sono accusati di falso perché avrebbero «attestato falsamente verbali di sopralluoghi» o perché avrebbero «autorizzato indebitamente l'apertura domenicale del centro».

Dal filone CityModa, il pm Gennaro Varone ha stralciato tre posizioni: l'imprenditore pugliese Giuseppe Magno che avrebbe costruito con la sua ditta il complesso, il progettista pugliese dell'opera Aldo Martina e ancora Fiore. I tre sono accusati di violazioni urbanistiche.

Il cuore dell'inchiesta, le cui indagini sono state condotte dal Corpo Forestale, è quindi un centro che, per la procura, sarebbe stato costruito senza rispettare i requisiti di sicurezza e, attorno al quale, sempre per Varone si sarebbe consumata la corruzione. L'ex sindaco Ranghelli, indagato anche nell'inchiesta principale di Spoltore - quella che riguarda l'urbanistica e gli accordi di programma - secondo Varone avrebbe «accettato da Fiore, titolare dell'impresa Moda Group che gestisce il centro commerciale, il pagamento di 5 mila euro versati dalla Moda Group all'Ente Spoltore Ensemble a titolo di sponsorizzazione, la facoltà di far assumere nella cittadella personale segnalato da Ranghelli e sconti e agevolazioni particolari di cui avrebbero beneficiato Ranghelli e la sua famiglia».

Uno scambio corruttivo che, per la procura, sarebbe intercorso anche tra l'ex comandante dei vigili urbani Monaco e l'imprenditore Fiore. Dice l'accusa che Monaco avrebbe «omesso ogni doveroso controllo sulla regolarità urbanistica del centro commerciale e ne avrebbe consentito l'apertura pur essendo noto che non possedeva i requisiti di sicurezza» e, in cambio, avrebbe ricevuto dal titolare «particolari sconti nel centro e buoni spesa da spendere a CityModa». Intanto, ieri, il Genio civile ha inviato una lettera al prefetto di Pescara, al commissario di Spoltore, alla procura e al Corpo forestale scrivendo: «Si ribadisce la non corrispondenza delle opere alla norma antisismica e si rappresenta l'assoluta urgenza di provvedere agli appropriati adeguamenti».

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