Stanno soffocando il piccolo Abruzzo

13 Gennaio 2013

 

«Non vorrei ritrovarmi a firmare solo carte d’identità e rivendico la possibilità di effettuare gli interventi di manutenzione minima (ad esempio riparare una strada piena di buche) la cui mancanza può causare danni ai cittadini e dei quali saranno comunque i Comuni a dover rispondere». Questo passo è tratto da un lungo sfogo che il sindaco di Tocco da Causaria, Luciano Lattanzio, mi ha fatto arrivare ieri. Pochi minuti prima Antonio De Crescentiis, primo cittadino di Pratola Peligna, mi aveva a sua volta inviato un messaggio per invocare più comprensione nei confronti dei sindaci dei piccoli centri, anche dopo la pubblicazione di una lettera in cui si lamentava l’esosità dell’Imu sulle casupole degli immigrati: «L’equiparazione delle abitazioni dei residenti all’estero alle seconde case non è stata né introdotta né voluta dai sindaci», scrive tra l’altro De Crescentiis, «i sindaci sono chiamati ogni anno a garantire il riscaldamento e la mensa nelle scuole, la pubblica illuminazione, lo scuolabus, l’asilo nido, i servizi sociali, la raccolta porta a porta e ogni altro servizio al quale i cittadini hanno diritto, ma quello che mi indigna, è che ogni anno lo Stato assegni sempre meno fondi ai Comuni».

Devo dire che i due sindaci, come tanti altri che si caricano sulle spalle l’onore e l’onore di guidare le loro piccole comunità, hanno ragioni da vendere. Accade con i centri minori quel che sta succedendo nell’economia con le aziende: le grandi trovano sempre il modo di far pesare la propria voce e di cavarsela (esattamente come le città maggiori), mentre le piccole muoiono col silenziatore, nel disinteresse generale. Eppure, come ci ricorda Lattanzio, il 60% del territorio nazionale è amministrato proprio dai piccoli municipi, con il rischio che, senza mezzi, il dissesto idrogeologico italiano si aggravi ulteriormente. Come rimediare a questa situazione? Io credo che almeno due misure vadano messe in cantiere subito:

1) l’Imu va lasciata all’autonomia dei Comuni, che abbiano la possibilità di modulare le aliquote alla realtà del loro territorio. In questo modo i sindaci potrebbero rispondere di scelte da loro compiute, invece di essere messi alla gogna dai loro paesani per decisioni prese altrove, come lamenta il sindaco di Pratola.

2)I sindaci, però, devono abbandonare le vecchie logiche di campanile e seguire logiche di integrazione di servizi, se non addirittura di interi municipi, che consentano di dare servizi più efficienti a costi minori. Nessuno deve vivere l’unione con un Comune confinante come un’umiliazione per la propria storia: quella resta per sempre e potrà essere meglio valorizzata da municipi che abbiano i mezzi per farlo.

Sbaglio? I piccoli centri sono il cuore dell’Abruzzo e vogliamo aprire una discussione sul come tutelarli. Aspetto contributi alla mail direttore@ilcentro.it. Per ora buona domenica.