Stipendi dei politici Coro di consensi ai tagli di Tremonti

PESCARA. La casta che paga finalmente il prezzo della crisi economica è l'immagine che piace di più all'opinione pubblica. Ed è per questo che la notizia, pubblicata ieri dal Centro, sui tagli agli stipendi dei politici locali, previsti nella manovra varata martedì scorso dal Consiglio dei ministri, ha suscitato diverse reazioni. Quasi tutte positive.  Dal mondo imprenditoriale, dai sindacati e anche da alcune associazioni sono arrivati consensi quasi unanimi.

Si sono espressi a favore dei tagli persino i consiglieri comunali, i più colpiti dal decreto del ministro dell'Economia Giulio Tremonti.  Secondo quanto stabilisce il provvedimento del governo, sindaco e assessori comunali si vedranno alleggerire le retribuzioni del 7 per cento, forse già a partire dall'anno prossimo. La sforbiciata per la giunta provinciale sarà più tenue, pari al 3 per cento. A rimetterci di più saranno invece i consiglieri, che si vedranno dimezzare le buste paga per effetto di un nuovo sistema di calcolo basato, non più sui gettoni di presenza alle sedute di consiglio e commissioni, ma su indennità fisse. Il caso più eclatante è, però, quello dei quartieri: presidenti e consiglieri perderanno addirittura il diritto ai compensi.

«Questa è una decisione politica che ha delle sue logiche», ha affermato Emilio Schirato, presidente di Federalberghi e titolare di due importanti hotel della città, «trovo giusto tagliare le spese alla macchina amministrativa che, tra l'altro, neanche funziona». «Io ho fatto lo stesso. Per affrontare la crisi mi sono ridotto lo stipendio per salvare i posti di lavoro ai miei dipendenti e il gesto è stato molto apprezzato».

Ha promosso a pieni voti i tagli anche Umberto Coccia, segretario generale provinciale della Cisl. «Questo è un segnale politico importante», ha osservato, «anche se le decurtazioni agli stipendi degli amministratori locali non sono nulla in confronto a quanto previsto per i dipendenti. Statali e lavoratori della scuola perderanno tra il 20 e il 25 per cento del loro stipendio per effetto del blocco degli automatismi e delle indennità, previsto nella manvora». «Faccio inoltre presente», ha aggiunto il sindacalista, «che il giro di vite sui costi della politica in Abruzzo continua ad essere molto timido. Le spese per auto blu e collaboratori sono sempre troppo alte. Il taglio agli stipendi di sindaco e consiglieri rischia, quindi, di essere solo un'operazione simbolica».

D'accordo con le riduzioni dei compensi anche Corrado Di Sante, esponente di Abruzzo social forum, l'associazione da anni in prima linea per denunciare costi e inefficenze della macchina amministrativa. «Va bene tagliare gli stipendi», ha fatto notare, «ma i costi della politica restano sempre elevati. Ci sono anche gli incarichi di sottogoverno, affidati a politici non rieletti, che vengono pagati dai cittadini».

Favorevole il commento di alcuni consiglieri comunali. «Siamo in un periodo di crisi e l'opinione pubblica pretende giustamente dei sacrifici anche dagli amministratori», ha dichiarato il capogruppo del Pd Marco Alessandrini, «i consiglieri avranno un stipendio ridottissimo, ma io non ho mai pensato che questo potesse essere il mio mestiere». La pensa come lui il suo collega di partito, il consigliere Antonio Blasioli: «Sono favorevole a farmi ridurre lo stipendio per dare un contributo al Paese. Sarei disponibile a fare anche gratis il consigliere, perché ho la passione per la politica».

Di altro avviso Domenico Pettinari, responsabile dell'associazione dei consumatori Codici. «Sono sempre stato favorevole ai politici di professione», ha detto, «ridurre così tanto gli stipendi ai consiglieri significa rischiare di penalizzare fortemente la buona attività amministrativa». «Giunta e consiglio», ha concluso, «devono essere messi in condizione di svolgere bene il loro lavoro, con retribuzioni adeguate».

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