Addio a Claudio Rapposelli, intellettuale del Sessantotto

10 Maggio 2025

Fondatore della libreria Progetto Utopia e del Manifesto-Pdup a Pescara, si è spento a 74 anni. Acerbo: «Un pezzo di storia»

PESCARA. L’impegno politico fin dai banchi di scuola, la militanza che semina confronto e idee passando per una libreria che l’insegna dice tutto, “Libreria Progetto Utopia”, la libreria che nei primi anni Settanta nel “palazzo di ferro” di via Trieste oggi disabitato, divenne punto di riferimento per la sinistra extraparlamentare e non solo. Parte da qui la storia di Claudio Rapposelli, morto ieri a Pineto, dove si era trasferito da tempo, all’età di 74 anni.

Tra i fondatori del Manifesto - Pdup a Pescara, componente della direzione e segretario regionale, dopo aver fondato quella libreria con l’ex compagno di scuola Roberto Lombardi, gestì un’edicola a Pescara (via Firenze, angolo via Genova) e poi un’altra sotto al Comune di Pineto per poi concentrarsi nello stabilimento “La gondola d’oro” oggi portato avanti dai figli Andrea e Luca. Il suo impegno politico lo sintetizzano il segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo, e Viola Arcuri ex co-segretaria regionale, che lo definiscono «un pezzo di storia della sinistra alternativa pescarese». Testimone ne è l’amico Lombardi, di due anni più grande: «Con Claudio eravamo compagni di scuola al Geometra Manthoné. Arrivavo da Rimini, lo avvicinai io alla militanza che ci portò nel Manifesto. Eravamo nel comitato di base della scuola, io, lui, Muny Citron che stava in Lotta Continua, e aderimmo al Manifesto.

Poi nel 1975 io e lui abbiamo aperto la libreria “Progetto Utopia”. Nel palazzo di ferro di via Trieste c’è ancora il soppalco dove è passata tutta la sinistra pescarese tra il 1975 e l’81 quando dovemmo chiudere: mille tesserati ma fatturato bassissimo». Sei anni faticosi ma pieni di gente e di idee: «Era una libreria militante, faceva parte dei Punti rossi di Primo Moroni, unica in Abruzzo. Da noi, in quella saletta al primo piano è nata la prima associazione radicale di Pescara, il primo collettivo gay, “Fuori”; il primo collettivo femminista, quello dei Cristiani per il socialismo, e si riuniva lì anche il collettivo politico di Architettura dove Claudio conobbe la moglie Albertina Corvi, morta l’anno scorso. Lei era di Pineto, per questo Claudio si trasferì lì». Nel mezzo, l’edicola in via Firenze che all’inizio degli anni Novanta passò a Giampiero Zi Giacomo e, sempre, l’impegno politico.

«Fu componente della direzione e segretario regionale dell'Abruzzo fino al 1983», ricordano Acerbo e Arcuri, «quando il partito di Lucio Magri e Luciana Castellina confluì nel Pci sulla base della convergenza con la linea di alternativa proposta da Berlinguer. Nel 1989 fu tra i compagni che si opposero allo scioglimento del Pci e poi aderì a Rifondazione Comunista svolgendo ruoli dirigenti a livello regionale e nella federazione di Teramo. Claudio era un militante e un intellettuale del lungo Sessantotto italiano, stagione in cui la concretezza dell’impegno si fondava su una solida cultura politica. La sua capacità di analisi e la sua preparazione erano marxiani come la sua barba».

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