Emergenza pecore, l'allarme per l’epidemia di lingue blu. Marcelli: «Disgrazia annunciata, dalla Asl mancano indicazioni»

L’imprenditore: «Silenzio assordante. E intanto si sta espandendo a macchia di leopardo in Abruzzo» Imprudente: «Tavolo zootecnico questa settimana, servono risposte strutturali e non di pancia»
TERAMO. «Una disgrazia annunciata, perché si poteva e si doveva agire prima. E l a Asl ancora non ci ha fornito alcuna indicazione». Si sente l’apprensione nella voce dell’allevatore e presidente del “Consorzio di tutela Agnello del Centro Italia Igp” Nunzio Marcelli quando descrive la situazione del settore dell’allevamento ovino a seguito dell’epidemia di “Blue tongue”, la febbre catarrale che sta falcidiando le pecore della nostra regione. Una filiera importante e identitaria per l’Abruzzo, che nei famosi arrosticini ha un simbolo della propria tradizione culinaria. Il vicepresidente della Giunta regionale e assessore all’Agricoltura Emanuele Imprudente rassicura: «La Regione ha già attivato la sorveglianza sanitaria e il piano di contenimento, oltre a interventi di profilassi, e ha convocato il neo istituito Tavolo tecnico regionale sulla Zootecnia per questa settimana e una successiva riunione a stretto giro con sindaci e operatori del settore presso la Camera di Commercio Gran Sasso».
Il problema, secondo gli allevatori, è che bisogna correre, perché il virus si diffonde rapidamente e a rischio c’è un patrimonio che sfiora i 200mila capi di bestiame. «A oggi», continua Marcelli, «c’è un focolaio a Frattura di Scanno, nella Marsica e nel Teramano, dove è molto diffusa. Ma ormai si sta espandendo a macchia di leopardo. A trasmettere la malattia è un moscerino: basta che entri in una macchina per percorrere chilometri e infettare animali dall’altra parte della regione». C’è poi, il problema della vaccinazione. Secondo Marcelli bisognava agire a suo tempo, quando c’erano state le prime avvisaglie. «A settembre dell’anno scorso», spiega, «si sono accesi focolai nel Nord est italiano. Il sistema sanitario avrebbe dovuto vaccinare in maniera preventiva. Purtroppo nulla è stato fatto e ora non ha più senso. Gira voce che adesso solo gli antiparassitari possano funzionare». Il riferimento alle «voci» è emblematico di quanto la filiera navighi nell’incertezza, perché «fino a oggi da parte della Asl non è arrivata nessuna indicazione», spiega ancora Marcelli.
Tuttavia, una prima risposta dovrebbe arrivare dal Tavolo zootecnico in programma per questa settimana. Una riunione a cui parteciperanno, oltre gli assessorati di Agricoltura e Salute, tutti i soggetti che partecipano alla filiera. L’obiettivo è offrire «contromisure», conclude Imprudente, «che abbiano un approccio tecnico, strutturale, non di pancia. Vogliamo tutelare un comparto, quello ovino, già in difficoltà, in particolare nel comprensorio montano teramano e dell’aquilano, per preservare la connessa filiera zootecnica, e ridurre i danni economici per le aziende».