Stupro di gruppo nell’androne del palazzo, il Riesame nega la libertà al minorenne

I due fratelli sono ritenuti colpevoli solo per aver fatto ubriacare le ragazze privandole della capacità di intendere. La difesa puntava sulla scarsa attendibilità della persona offesa
PESCARA. Il tribunale del riesame per i minori dell’Aquila rigetta il ricorso presentato dall’avvocato Melania Navelli per la revoca della misura cautelare a carico del minore dei due fratelli pescaresi arrestati per lo stupro di gruppo di una ragazza di 17 anni fuggita da una Comunità. Il legale pescarese aveva portato all'attenzione del collegio di quattro giudici (presieduto da Cecilia Angrisano), una serie di elementi per dimostrare la scarsa attendibilità della parte offesa.
Fatti e circostanze riferiti a periodi precedenti alla violenza, in cui la minore protagonista ne usciva in maniera negativa e quindi, per la difesa, le sue dichiarazioni potrebbero non essere genuine. Tutto avviene lo scorso 13 febbraio nell’atrio di un palazzo di Rancitelli dove abitano i due fratelli arrestati (il maggiorenne ora ai domiciliari per problemi di salute e il fratello minore posto in Comunità).
Le due ragazze contattano il maggiorenne per farsi andare a prendere alla stazione dei bus: sono scappate dalla Comunità e vogliono raggiungere Roma. Fanno quindi tappa da questo conoscente che, a detta dell’accusa, le fa ubriacare con la vodka e stuprare da un terzo minore, non imputabile in quanto con meno di 14 anni. I due fratelli, stando alla testimonianza dell’amica della vittima che riferì anche i particolari della violenza, in quel frangente erano comunque presenti e, per la giustizia, colpevoli anche se non hanno attuato la violenza. È su questo aspetto e quello dell’alcol offerto alle due minori, fino a farle ubriacare, che punta il rigetto del collegio aquilano.
«È pacifico che quando l’assunzione di sostanze alcoliche o stupefacenti è tale da privare del tutto la persona della capacità di intendere e di volere, ponendola in una condizione di impossibilità di esprimere consenso, le condotte devono essere collocate nella fattispecie della violenza sessuale». E i giudici elencano anche i testimoni che dichiarano lo stato delle due ragazze: la stessa persona offesa e la sua amica, i due fratelli arrestati e altri soggetti intervenuti a qualunque titolo e, non ultima, la testimonianza della responsabile della Comunità alla quale il maggiorenne riconsegnò le due ragazze.
Quanto invece al reato di violenza di gruppo, i giudici spiegano che la sua configurazione richiede, per la sua integrazione, anche la «simultanea effettiva presenza di costoro nel luogo e nel momento della consumazione dell'illecito». E ancora, per meglio comprendere il passaggio tecnico, i giudici scrivono che «la condotta partecipativa qualificata può consistere tanto nel simultaneo compimento da parte dei correi di atti di violenza o di minaccia, quanto può tradursi nella presenza del correo sul luogo ove la vittima è trattenuta e nel preciso momento in cui gli atti di violenza sessuale sono compiuti da uno di loro, sia perché costui trae forza dalla presenza delle altre persone e sia perché è indebolita la possibilità di reazione della vittima».
E, secondo i giudici del riesame, l’indagato ha «apportato un contributo causale all’esecuzione del delitto in termini di concorso morale ovvero di rafforzamento o istigazione». Comportamenti che vengono sottolineati nell’ordinanza di rigetto: «La presenza e la condotta di incitamento posta in essere dall’indagato, ben riferita dall’amica della vittima, è pienamente confermata» anche dallo stesso minore stupratore; parimenti gli elementi probatori hanno dimostrato come sia stato proprio l’odierno indagato a contattare un suo amico ad «unirsi ai rapporti sessuali con la parte offesa in evidente e noto stato di ubriachezza».
Infine i giudici scrivono che «la credibilità della parte offesa e dell’amica hanno riscontro oggettivo negli accertamenti descritti dalla polizia giudiziaria sui luoghi e nelle immagini estrapolate dal sistema di sorveglianza».
E intanto il gip di Pescara ha fissato per ottobre l’incidente probatorio (che si terrà in maniera congiunta con la procura di Pescara) richiesto dal pm minorile, Angela D’Egidio, che vuole cristallizzare le dichiarazioni delle due ragazze, dell’indagato non imputabile, del maggiorenne e di due testi (tutti minori). Con lo stesso obiettivo è stata anche richiesta una perizia volta ad accertare se tutti questi ragazzi (indagati, parti offese e testimoni) siano capaci di riferire in merito ai fatti. Tutto questo per chiudere velocemente il cerchio dell’inchiesta e andare a processo.
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