Tutti assolti per gli esami truccati 

Università: scagionati l’ex sindaco di Manfredonia, un imprenditore e l’ex compagna del prof Panzone

PESCARA. Si chiude con tre assoluzioni anche l'ultima tranche del cosiddetto scandalo dei falsi esami: una vicenda giudiziaria che va avanti da diversi anni e dove i vari imputati coinvolti originariamente hanno scelto strade diverse per definire le proprie posizioni, primo fra tutti il principale protagonista, il professor Luigi Panzone, associato di Tecnica bancaria alla facoltà di Scienze manageriali .
Ieri il collegio ha emesso l'ultima sentenza che riguardava le posizioni ancora sospese della ex compagna di Panzone, Joelle Touiton, dell'ex sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, e dell'imprenditore pugliese Michele D'Alba, i due studenti lavoratori.
Già il pubblico ministero del dibattimento, il sostituto Marina Tommolini, aveva terminato la sua requisitoria chiedendo la condanna a 4 anni di reclusione per il solo Riccardi e per i soli reati di falso e peculato, escludendo la corruzione, mentre aveva chiesto l'assoluzione per gli altri due imputati.
Ebbene, il collegio ha sentenziato assolvendo tutti, e quindi anche Riccardi: per il peculato e il falso con la formula perché il fatto non costituisce reato, per il reato di corruzione con la formula più ampia, perché il fatto non sussiste (formula utilizzata anche per gli altri due imputati). «Sono una persona pulita», è stato il commento a caldo di Riccardi, ieri presente in aula, sulla sentenza, «e ho sempre gestito la cosa pubblica con la massima trasparenza. Adesso è arrivata questa sentenza che però non mi ripaga di tutto quanto è accaduto, dal momento che in questi otto anni di inchiesta e processo è successo di tutto e io sono stato diffamato, insultato e denigrato».
L'imputato, difeso dall'avvocato Giuliano Milia e dal professor Vincenzo Muscatiello, in relazione alla differente definizione della posizione di Panzone, che per le stesse vicende venne condannato (anche se poi la pena venne ridotta in appello a 3 anni e 11 mesi) ha aggiunto: «Evidentemente, Panzone non si è difeso bene. Io l'ho fatto utilizzando tutti gli argomenti e le prove che avevo a disposizione ed era evidente, fin dall'inizio, che questo processo era basato su elementi di prova insussistenti". Riccardi, lo ricordiamo, era accusato di corruzione, falso e peculato per l'uso dell'autovettura di servizio del Comune di Manfredonia, usata, secondo l'accusa, per recarsi a Pescara alla D’Annunzio per il suo percorso universitario che nulla aveva a che fare con il lavoro di sindaco.
Ma su quest'ultimo argomento la sua difesa aveva spiegato che dopo la perdita della madre Riccardi era entrato in analisi e non poteva restare solo, così si faceva accompagnare, ma la difesa ha anche sostenuto che l'imputato versò comunque 50 euro al mese nelle casse del Comune per l'utilizzo di quell'auto di servizio.
La tesi difensiva, per quanto riguarda i falsi esami, ha evidentemente convinto il collegio. Nella sua arringa il professor Muscatiello si era avvalso anche di un supporto informatico per dimostrare l'insussistenza del reato, evidenziando anche l'anomalia dell'università per quanto riguarda la registrazione degli esami, fatta in maniera non contestuale e spesso a distanza anche di mesi.
L'accusa aveva sostenuto invece che Panzone avrebbe consentito ai due studenti lavoratori di superare gli esami, in alcuni casi addirittura senza sostenerli e in altri con il minimo sforzo, in cambio di denaro o della promessa di denaro. Ma lo svolgimento del processo avrebbe dimostrato l'insussistenza delle accuse.
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