Ultrà ucciso, scagionato il quinto complice

22 Maggio 2012

L'indagato non viene riconosciuto dal testimone, si riapre la caccia agli altri due

PESCARA. Esce di scena la sesta persona indagata per l'omicidio di Domenico Rigante, l'ultrà di 24 anni ucciso la notte del 1º maggio. La foto dell'uomo era stata mostrata ai testimoni e solo uno su 7 aveva abbinato quel volto a uno dei sette partecipanti al commando in cui è rimasto ucciso l'ultrà. Ma l'indagato appartenente alla famiglia Ciarelli, adesso, è stato scagionato. L'uomo è stato portato in questura e l'unico testimone che, inizialmente, l'aveva riconosciuto ha fatto retromarcia: «Non è lui».

Cadono, quindi, i sospetti sulla quinta persona che era stata iscritta sul registro degli indagati con l'accusa di omicidio e tentato omicidio in concorso e la cui posizione, adesso, andrà verso l'archiviazione. Si riapre, quindi, la caccia da parte della squadra Mobile guidata da Piefrancesco Muriana ai due complici che, quella notte del 1º maggio, avrebbero partecipato all'assalto rom prima in piazzza dei Grue e poi nella casa di via Giambattista Polacchi dove ha perso la vita il giovane Domenico Rigante, scambiato per il fratello gemello Antonio sopravvissuto all'agguato.

Per il momento, sono stati in cinque - tutti appartenenti alla famiglia rom Ciarelli - ad essere stati arrestati. C'è Massimo Ciarelli, di 29 anni, che il 5 maggio si è costituito dopo quattro giorni di latitanza ed è stato arrestato in un autogrill di Francavilla e, poi, i quattro presunti complici Angelo, Luigi, Antonio, i tre fratelli cugini di Massimo, e il nipote di Massimo Domenico. I quattro, accusati di omicidio e tentato omicidio in concorso sono stati arrestati l'8 maggio dopo essere stati fermati all'ippodromo di San Giovanni Teatino. Per chiudere il cerchio su quella notte mancano quindi ancora due persone perché, come ha sottolineato anche il giudice per le indagini preliminari Maria Michela Di Fine, all'agguato hanno partecipato in sette e non in sei, come inizialmente era stato paventato.

E' questo il numero dei partecipanti alla spedizione in cui è stato ucciso Rigante che sarebbero piombati in piazza dei Grue a bordo di una Fiat 500 e di uno scooter per spostarsi, poi, nella casa di via Polacchi dove si era rifugiato Antonio, il fratello che i rom cercavano. A perdere la vita è stato però il gemello Domenico che, prima di morire, ha rivelato il nome del suo presunto assassino: «E' stato Massimo Ciarelli». E' caccia, quindi, agli altri due presunti complici probabilmente rom e, tra i tasselli mancanti, c'è anche la pistola calibro 38 con cui Massimo Ciarelli avrebbe sparato uccidendo l'ultrà di 24 anni.

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