Un figlio chef per papà Eriberto

24 Giugno 2007

Luca Mastromattei, 26 anni, nuova stella della cucina d’Inghilterra

PESCARA. «Mi hanno fatto sentire come il fallito italiano che cerca un posto da lavapiatti». Entrato per la prima volta in una cucina inglese, Luca Mastromattei, 24enne pescarese, figlio del decano dei balneatori, Eriberto, avrebbe preso i fazzoletti per piangere. «Ci vuole diplomazia», ripete, «per essere accettato, da italiano invidiato per la cucina impressa nel dna, in un Paese che non ha la nostra cultura, dove è più importante l’immagine dei piatti e dove l’ultimo ragazzo uscito da una scuola alberghiera apre un ristorante».

Gelosie e invidie, affrontate con un po’ di pazienza: «La prima volta che ho fatto la “chitarra” mi hanno detto che era cruda, perché non era mai successo che un ragazzo di 24 anni entrasse in una cucina prestigiosa. Poi, a poco a poco, mi hanno iniziato ad apprezzare». La cucina di cui parla Mastromattei è quella di Terry Laybourne, detentore, già da otto anni, di una stella Michelin nel suo Cafè 21 a Newcastle e premiato dalla regina Elisabetta come membro dell’Impero britannico.

Mastromattei, lavora in uno dei tanti ristoranti dello chef inglese ed esattamente nel Jesmond Dene House Hotel, una tenuta a poca distanza da Newcastle, che ospita 40 suite e il ristorante dove solitamente vanno a cenare alcuni calciatori del Newcastle, Alan Shearer e Obafemi Martins. Lì, Mastromattei, ricopre oggi la carica di sous chef, secondo posto nella gerarchia della cucina e, a poco a poco, è riuscito a far inserire nel menù del ristorante qualche piatto abruzzese, come il timballino teramano con le polpette.

Quando è partito, il giovane chef, che in precedenza aveva fatto altre esperienze in Francia e in Spagna, si è messo nella valigia la macchina per la pasta Imperial e lu carrature. Poi, quando tornava a Pescara per le vacanze, riforniva di nuovo il bagaglio di prodotti tipici: la ventricina teramana, il pecorino di Farindola, il tartufo. E, nel giro di due anni, ha educato i palati di Newcastle alla gastronomia abruzzese: «Ma non è facile, perché bisogna far coincidere i nostri sapori con i loro gusti».

Ad agosto, il ragazzo partito nel 2005, grazie ai consigli di Maurizio Verrocchio dello storico Thomas di via Regina Elena, farà il primo chef in un nuovo locale di Terry Laybourne: Caffè Vivo, la prima firma italiana nella mappa culinaria del nord-est di Inghilterra. «Sarà un ristorante piccolo», ha raccontato Mastromattei, «al massimo di 60 posti, e credo che potrò divertirmi facendo una cucina di qualità. L’idea è quella di offrire piatti e prodotti abruzzesi, usando la pasta De Cecco, il caffè Saquella e il vino della Fattoria La Valentina. Vorrei che fosse il primo passo verso un gemellaggio tra l’Abruzzo e il Regno Unito e potrebbe essere utile anche per intercettare cuochi e ragazzi che volessero venire a lavorare qui».