"Un mese senza pesce, stop inutile"

Gli armatori: non salvaguarda il mare e i fondali sono disastrosi

PESCARA. Il pesce fresco dell'Adriatico cede il passo alle varietà d'importazione. Almeno per un mese i pescaresi dovranno rinunciare al brodetto, alla frittura e all'arrosto. E' entrato in vigore ieri lo stop forzato alla pesca, con due settimane di ritardo rispetto agli anni precedenti. Per gli amministratori, il fermo biologico è una misura per tutelare la riproduzione di alcune specie. Secondo gli armatori e i pescatori del borgo marino, l'interruzione prolungata è «un'operazione inutile» che lascia gli operatori del settore «con l'amaro in bocca». «Contavamo sugli effetti positivi della nuova misura, ma così non è stato. Ad agosto, le grandi città si svuotano e la domanda delle località balneari non riesce a soddisfare l'offerta di pesce fresco».

Lucio Di Giovanni, presidente dell'associazione armatori, è rammaricato. Assieme agli altri pescatori, ieri mattina, era in fila davanti agli uffici della capitaneria di porto per depositare in via provvisoria la licenza di pesca, il libretto del carburante e la lista degli uomini imbarcati sulla propria nave. I documenti gli saranno consegnati a inizio ottobre, quando le barche potranno mollare gli ormeggi e riprendere le attività al largo della costa adriatica.

«Il nostro mare è fortemente penalizzato», aggiunge, «da anni subiamo il fermo biologico e i progressivi rincari sulla benzina. Le condizioni disastrose dei fondali del porto canale provocano continui guasti agli impianti di refrigerazione e alla pompa dell'acqua degli scafi. Siamo ridotti sul lastrico: se non si farà qualcosa a breve l'intero sistema arriverà al collasso». Ad accrescere il malcontento delle marinerie si aggiunge l'entrata in vigore del nuovo regolamento comunitario, adottato dal 1º giugno, che impone l'uso di reti con maglie più larghe (da 25 a 40 millimetri), la cattura dei bivalvi con le draghe oltre le 0,3 miglia e il rispetto del limite di 1,5 miglia dalla costa. I pescatori del borgo marino si sono dati un regolamento interno: le barche che scelgono il sistema di pesca all'americana, cioè con la doppia rete, escono in mare tre giorni su sette.

Chi invece resta fedele al sistema a strascico tradizionale potrà contare su una giornata di pesca in più. «La decisione di posticipare il fermo biologico è un surrogato che non risolve il vero problema dell'Adriatico, ossia la salvaguardia delle specie marine al momento della deposizione delle uova». La pensa così Giuseppe Gasparroni, armatore di vecchia data ed ex presidente della cooperativa Sciarra, anche lui in fila per consegnare temporaneamente la licenza di pesca.

La soluzione individuata da Gasparroni è semplice: «L'idea è di costituire delle riserve protette in cui la legge vieti di gettare le reti per un anno o anche di più». E' un principio simile a quello che regola la caccia. «Istituire aree marine protette e facilmente individuabili», continua Gasparroni, «consentirebbe il ripopolamento delle acque. I veri pescatori amano il mare e vogliono che sia rispettato perché sanno bene che costituisce una fonte di guadagno per sé, per la propria famiglia e per i figli. Ci sarebbe bisogno di norme severe per vigilare sul rispetto del regolamento: penso a provvedimenti che vadano dalla semplice ammenda al fermo temporaneo del natante, fino al ritiro immediato della licenza nei casi di gravi infrazioni».

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