Un piano di emergenza per salvare il porto

Il Pd presenta altre proposte: una legge nazionale potrebbe velocizzare l’iter per il dragaggio

PESCARA. C’è una proposta di legge nazionale per il riordino della Protezione civile che potrebbe essere utile anche per risolvere i problemi del porto di Pescara. É quanto sostiene il Pd provinciale, che ha convocato ieri una conferenza stampa per illustrare una nuova proposta per lo scalo marittimo, ormai quasi completamente insabbiato. Secondo il segretario provinciale Antonio Castricone, una soluzione per sbloccare finalmente i lavori di dragaggio, attesi da cinque anni, potrebbe arrivare proprio dalla proposta di legge sul riordino della Protezione civile, già approvata dalla Camera. «É necessario agire con i canoni della Protezione civile», ha affermato, «siamo di fronte ad una grave emergenza perché, oltre al danno economico, si deve fare i conti con i rischi di esondazione del fiume. Si deve, quindi, fare in fretta». «Per questo motivo», ha proseguito, «chiediamo al governo di decretare lo stato di emergenza nazionale per il porto di Pescara, in modo tale da rendere più rapidi gli interventi per il dragaggio». «Siamo convinti che questa sia la soluzione più efficace», ha aggiunto il capogruppo del Pd in Comune Moreno Di Pietrantonio, «l’obiettivo è quello di avviare subito il draggaggio di 400-500mila metri cubi di sabbia all’interno del porto».

Nei giorni scorsi, il gruppo consiliare del Pd era stato protagonista di un’altra iniziativa per il porto. Era stata inviata una lettera con una serie di proposte al provveditorato interregionale alle Opere pubbliche, alla presidenza della Regione e al prefetto Vincenzo D’Antuono. «Ci permettiamo, ancora una volta», si leggeva nella lettera, «di suggerire delle idee percorribili per salvare il porto di Pescara e che possono essere così riassunte: dichiarazione dello stato di emergenza con richiesta di intervento della Protezione civile, per l’emanazione di provvedimenti straordinari per le operazioni di dragaggio; approvazione del Piano regolatore portuale e avvio del primo lotto dei lavori, per consentire alle acque del fiume Pescara di defluire agevolmente oltre la diga foranea; rifunzionalizzazione della vasca di colmata per ospitare la sabbia recuperata con il dragaggio». «Troppo tempo è stato buttato via», concludeva la lettera, «senza che un’idea potesse aggredire efficacemente l’insabbiamento del porto. Troppo denaro pubblico è stato dissipato senza che potesse produrre un minimo risultato positivo».

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