V ertice per spostare il cementificio

Il Comune convoca Asl, Arta, Regione e l’impresa Sacci. Albore Mascia ai lavoratori: «Pensiamo ad ammortizzatori sociali»

PESCARA. Il cementificio, primo capitolo del grande libro dell’inquinamento nell’area metropolitana, resta al centro delle attenzioni. Ieri, quando erano ancora vive le immagini della fiaccolata, l’assessore comunale all’Ambiente Isabella Del Trecco ha annunciato la convocazione di un «vertice istituzionale tra Comune di Pescara, Asl, Arta, Regione Abruzzo e Sacci Spa per riaprire il discorso sulla delocalizzazione dell'impianto di Pescara, verificando progetti in essere e soprattutto le possibili forme di finanziamento».

L'obiettivo dichiarato è quello di tutelare il diritto alla salute della città, ma senza dimenticare i posti di lavoro. Nella struttura di via Raiale sarebbero impiegate 50 unità. E, poi, c’è l’indotto, di cui però non si sa granché. «Prima di procedere, ho volutamente atteso la manifestazione di sabato, un evento riuscito per coinvolgimento dei territori, per presenza delle istituzioni e, soprattutto, delle associazioni ambientaliste. L'amministrazione comunale le ringrazia per il sostegno fondamentale a una vicenda tanto importante e delicata. Al vertice istituzionale convocheremo anche le associazioni, magari individuando un rappresentante unico delegato», ha aggiunto l’assessore.

Tornando alla fiaccolata di sabato, va precisato che non era facile pronosticare un’adesione così massiccia in una città generalmente tiepida quando c’è da far valere le proprie ragioni. Le circa 500 persone stimate _ politici di destra e di sinistra, associazioni e cittadini – hanno perorato pacificamente ma con energia l’idea di città senza veleni nell’aria. «La delocalizzazione del cementificio da Pescara non è un'azione di ostilità nei confronti della Sacci», ha ribadito il sindaco Luigi Albore Mascia nel corso della manifestazione, «ma la necessaria sottolineatura dell'impossibile convivenza, ormai, tra la città e uno stabilimento di tali proporzioni e di tale impatto sul nostro territorio. Abbiamo sempre difeso questa necessità e stavolta abbiamo potuto agire con un atto istituzionale, esprimendo parere non favorevole al rinnovo dell'Autorizzazione integrata ambientale all'azienda. Ripetiamo il nostro appello anche agli altri enti che dovranno esprimere il parere: si muovano sulla stessa linea tracciata da Pescara con coraggio e assumendo una decisione storica».

Il riferimento è alla Regione Abruzzo che, perlomeno finora, non ha dato l’impressione di essere dalla parte dei cittadini. Eppure, sono proprio i dati forniti dalla Sacci a suggerire una netta presa di posizione contro l’attività dell’industria: tra le emissioni prodotte risultano diossine, mercurio e cadmio. Il tutto concorre a rendere l’area metropolitana pescarese più inquinata di Londra. Non a caso, alla lotta si sono aggiunte pure Spoltore e San Giovanni Teatino.

La drammaticità dei livelli di inquinamento da polveri sottili, generati anche dalla Fater e dal traffico automobilistico, non può far dimenticare le famiglie dei lavoratori del cementificio. «Coinvolgeremo i sindacati per attuare tutti i possibili ammortizzatori sociali esistenti», ha detto al riguardo Albore Mascia. «E’ nostra intenzione fornire la massima garanzia di futuro a quei padri di famiglia che temono la disoccupazione. Ma 50 o 70 posti di lavoro non possono diventare un'arma di ricatto a fronte della salute dei cittadini di Pescara, Spoltore e San Giovanni. Stiamo attenti a non rimpicciolire la vicenda a una guerra tra poveri. Il cementificio è un problema gravissimo e storico, problema che adesso possiamo risolvere. Se gli altri enti e la Conferenza dei servizi non saranno al nostro fianco, faremo ricorso al Tar».

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