Valle del Giovenco, una lavatrice di soldi

Dal 2005 al 2010, dai dilettanti alla Lega Pro con il denaro dei fondi neri della galassia Finmeccanica

AVEZZANO. Calcio, politica, Finmeccanica e affari sporchi. Se si utilizzano questi quattro parametri per fare una ricerca su Google salta fuori il nome della Valle del Giovenco, la squadra che tra Avezzano e Pescina regala cinque anni di illusioni prima del grande tonfo firmato da almeno tre Procure e culminato con gli arresti attorno alla galassia Finmeccanica. Il protagonista è Vincenzo Berardino Angeloni, 62 anni, dentista di Aielli ed ex deputato di An, Udeur e Forza Italia, già coinvolto (un anno e 4 mesi) per il fallimento dell’Avezzano calcio. L’ex parlamentare ci riprova e fra il 2004 e il 2005 fa il suo rientro in Marsica. Grazie alla fusione tra Aielli, Cerchio e Pescina nasce la Valle del Giovenco. Si comincia dal campionato di Eccellenza. Nel 2006-2007 il primo trionfo. In quattro anni la Valle del Giovenco scala le classifiche del calcio regionale e nazionale. Angeloni alza la posta e sulla carta nasce la Vdg Avezzano: la società decide di cambiare sede e colori sociali, dal gialloverde al biancoverde di Avezzano, nonostante il braccio di ferro con la Lega. Nel 2009 la Valle del Giovenco approda in Prima divisione. E qui fa la sua comparsa Sabatino Stornelli. Un manager di primo piano nella galassia Finmeccanica, originario di Paterno di Avezzano, ex amministratore della Telespazio e fondatore della società Selex. L’ingegnere è amico di Paolo Berlusconi, fratello di Silvio. I legami fra il calcio, la politica e Finmeccanica appaiono sempre più stretti. Girano tanti soldi. In una cena alla vigilia di Natale a 42 ospiti vengono donati altrettanti televisori al plasma. Solo nel 2009, stando a un calcolo fatto dalla Procura, vengono sborsati 8 milioni e 300mila euro. Soldi che per gli stessi magistrati sono i fondi neri Finmeccanica. I guai cominciano quando una lettera anonima arriva in Procura: si segnala una distrazione di fondi dalla Selex alla Valle del Giovenco. Nel 2010 Angeloni è travolto dalla prima inchiesta sul presunto malaffare nella ricostruzione post-terremoto all’Aquila legata ad Abruzzo Engineering. E’ il vaso di Pandora: da questa vicenda, non ancora chiusa, prendono piede altre indagini. Così nel 2013 c’è il secondo arresto per Angeloni disposto dall’Antimafia di Napoli. Viene travolto dall’inchiesta anche Sabatino Stornelli. E nel 2014 la terza e ultima inchiesta con una raffica di arresti. Nelle 300 pagine dell’ordinanza si fa riferimento a un episodio in particolare: 4 milioni di euro trasportati nei borsoni della Valle del Giovenco al settimo piano degli uffici Finmeccanica, in piazza Monte Grappa a Roma. Il corriere è Angeloni. Secondo le accuse sono soldi rastrellati dagli imprenditori Finmeccanica, che si aggiudicavano i subappalti per il Sistri (sistema per la tracciabilità dei rifiuti attraverso i satelliti). Tra gli arrestati anche Lorenzo Borgogni, ex direttore relazioni esterne di Finmeccanica. Stando alla Direzione antimafia i soldi venivano rastrellati grazie alle fatturazioni false o gonfiate e erano inviati in contanti, come emerge dalle dichiarazioni rese ai pm, all’ex presidente di Finmeccanica, Piefrancesco Guarguaglini, e a Borgogni. Vicende giudiziarie non ancora chiuse e nate dalle dichiarazioni rese ai pm da Sabatino Stornelli. Si scopre che le folli spese per la campagna acquisti della Valle del Giovenco sono servite a far girare soldi. La squadra delle illusioni altro non era che una lavatrice di denaro.