Verì: il disavanzo Asl è di 113 milioni, a Roma l’esame sarà superato

La promessa dell’assessore: «L’Abruzzo non sarà commissariato, il buco causato dall’aumento dei costi di personale e servizi»
PESCARA. Il disavanzo della sanità abruzzese, un buco da 113 milioni di euro soltanto per il 2024, «non è certo generato da una cattiva gestione». A otto giorni dal vertice, a Roma, per la verifica dei conti sanitari, parla l’assessore alla Salute Nicoletta Verì: quel disavanzo, assicura Verì, da sette anni al timone della sanità abruzzese, è legato «a un aumento dei costi generalizzato». E Verì promette: «L’Abruzzo non sarà commissariato». Ma resta l’incognita sul bilancio della Asl dell’Aquila che ha bisogno di un’altra verifica.
La giunta regionale ha approvato i bilanci di tre Asl su quattro mentre per la Asl dell’Aquila c’è stata una sospensione. Era un fatto scontato l’approvazione dei bilanci delle Asl di Chieti, Pescara e Teramo?
«La Regione riceve i bilanci approvati dalle direzioni Asl, li verifica e confronta i dati con quelli presenti sulle piattaforme regionali e nazionali. Se sono coerenti, si procede alla loro approvazione anche in giunta, altrimenti vengono rinviati alle aziende per ulteriori approfondimenti. Questo per dire che il Dipartimento non opera una mera presa d’atto, ma controlla e monitora gli stessi bilanci».
All’Aquila, invece, si è parlato di «criticità» nel bilancio e ci sono state polemiche sulla gestione della Asl: come andrà a finire?
«In sanità la polemica è all’ordine del giorno: del resto si tratta comunque di servizi ai quali accedono decine di migliaia di utenti quotidianamente. Sul bilancio 2024 della Asl 1 ci sono stati rilievi sia dal ministero che dai revisori dei conti. L’azienda ha presentato le sue controdeduzioni, che però non sono state ritenute sufficienti dall’organo di revisione. Di qui la scelta di procedere ad una nuova verifica da parte di un esperto».
L’11 luglio ci sarà il tavolo interministeriale di verifica dei conti della sanità abruzzese: qual è la situazione oggi?
«La situazione è quella già comunicata, nella massima trasparenza che contraddistingue il lavoro dell’assessorato e del dipartimento, dopo la riunione dell’aprile scorso. Agli 81 milioni di euro di disavanzo registrati nelle piattaforme telematiche e per i quali avevamo già predisposto per tempo le adeguate coperture, abbiamo dovuto aggiungere prudenzialmente altri 32 milioni di euro legati a partite su cui il tavolo ministeriale aveva chiesto approfondimenti. Ad oggi, dunque, il disavanzo effettivo è pari a 103 milioni di euro, cui abbiamo aggiunto altri 10 milioni come fondo rischi».
È preoccupata per l’esito di questa verifica?
«Agli appuntamenti con i tavoli interministeriali la Regione si è sempre presentata preparata e pronta ad argomentare le proprie scelte. Ricordo, ad esempio, la partita riguardante la rete ospedaliera durante la quale abbiamo difeso l’articolazione dei presidi, giustificandola con le caratteristiche di un territorio come il nostro. Lo stesso stiamo facendo in questa occasione, perché mi preme ribadire che il disavanzo non è certo generato da una cattiva gestione, ma piuttosto da un aumento dei costi generalizzato, sia sul fronte del personale, che degli approvvigionamenti di beni e servizi».
Lei e il presidente Marco Marsilio avete escluso l’ipotesi commissariamento della sanità: lo conferma?
«I dati del bilancio consolidato del sistema sanitario regionale confermano l’esclusione di questa ipotesi».
I vertici del dipartimento regionale Salute hanno lanciato l’allarme con una lettera: adesso, che rapporti ci sono tra politica e dirigenza?
«Non parlerei di allarme, ma di una sincera preoccupazione legata alla necessità di garantire sia un’erogazione il più possibile omogenea di servizi sanitari sul territorio e sia la tenuta dei conti. Su quest’ultimo aspetto, il presidente Marsilio, insieme ai presidenti di altre Regioni italiane con caratteristiche simili all’Abruzzo, stanno portando avanti in sede di Conferenza delle Regioni una modifica ai criteri di riparto del fondo sanitario regionale, che attualmente viene assegnato sulla base della popolazione residente e non sulla densità abitativa. Ecco, questo è un parametro che va rivisto, perché ho detto più volte che l’intero Abruzzo – con gli attuali criteri – riceve la stessa quota di fondo del Comune di Milano. È palese quindi che qualcosa vado modificato. Fatta questa lunga premessa, ci tengo a precisare che non c’è alcuno scontro tra struttura politica e struttura amministrativa, ma un continuo confronto – a volte anche duro, vista la complessità della tematica – nel rispetto delle proprie competenze».
Qual è il futuro prossimo della sanità abruzzese?
«In sanità occorrono anni per raccogliere i risultati dei progetti avviati. E io sono convinta che a breve gli abruzzesi inizieranno a vedere i frutti del lavoro portato avanti dal governo regionale: penso ai nuovi ospedali, alla nuova organizzazione territoriale, alla telemedicina e all’innovazione tecnologica e telematica, che davvero ci proietteranno in un sistema completamente diverso da quello che conosciamo oggi, con tanti servizi nuovi e più accessibili».
La sanità resta al centro della polemica politica: cosa risponde al centrosinistra che parla di un sistema alla deriva?
«L’opposizione gioca la sua partita, è nell’ordine delle cose. A volte, però, noto che si lanciano attacchi solo al fine di creare caos e confusione, rilanciando argomenti già chiariti più e più volte. Penso, ad esempio, alla carenza di medici di medicina generale: è stato spiegato che si tratta di liberi professionisti che scelgono autonomamente la sede dove aprire i propri studi. Eppure, continuiamo quotidianamente a sentire la minoranza che accusa la Regione di non agire su questo fronte, come se fosse possibile obbligarli ad aprire un ambulatorio dove decide il centrosinistra. Ecco queste sono le cose che fanno male non all’assessore Verì, ma al sistema sanitario regionale, alimentando una sfiducia ingiustificata da parte dei cittadini».