sentenza del consiglio di stato

Villa Agresti, via il vincolo Ora può essere demolita

PESCARA. Villa Agresti, l’edificio anni Cinquanta disegnato dal noto architetto Paride Pozzi, non ha più vincoli. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso impugnato dal Comune per contestare la...

PESCARA. Villa Agresti, l’edificio anni Cinquanta disegnato dal noto architetto Paride Pozzi, non ha più vincoli. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso impugnato dal Comune per contestare la precedente sentenza del Tar che aveva, di fatto, cancellato il vincolo di edificio storico fissato alcuni anni fa dall’amministrazione comunale con la variante delle invarianti al piano regolatore. Ora, il Comune dovrà tornare sui suoi passi ripianificando l’area, probabilmente reinserendola in B2, come era prima dell’intervento della variante delle invarianti. La categoria B2 consentirà al gruppo Trave costruzioni, comproprietario dell’immobile, di poter demolire l’edificio per costruirne uno nuovo.

Ieri mattina, la questione è stata esaminata in commissione Gestione del territorio, presieduta da Ivano Martelli, su richiesta del capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli. Quest’ultimo ha richiesto che nella prossima seduta venga ascoltato l’avvocato Tommaso Marchese, difensore del Comune davanti al Consiglio di Stato, perché teme che la sentenza su Villa Agresti possa aprire la strada ad altri ricorsi contro i vincoli architettonici fissati dal Comune.

E pensare che, nel piano regolatore del 1993, l’edificio era inserito in B2. Classificazione confermata nel prg del 2001. Poi, durante l’amministrazione D’Alfonso, il consiglio ha approvato la variante delle invarianti e la villa è stata sottoposta a vincolo di edificio storico. Il gruppo Trave ha presentato, nel 2011, un primo un ricorso contro la delibera con cui il consiglio comunale ha riadottato la zonizzazione, riguardante particelle di comproprietà della società ricorrente con destinazione della sottozona B2, richiedendo anche un risarcimento danni subiti per il cambio di destinazione urbanistica. Con un successivo ricorso, nel 2012, il gruppo ha impugnato il successivo atto di approvazione della variante.

Il 6 giugno del 2013, il Tar si è pronunciato ritenendo fondate le censure proposte dal gruppo Trave, sottolineando l’illegittimità dell’operato della pubblica amministrazione, «in relazione all’introduzione di una conformazione edificatoria strettamente funzionale alla mera tutela di beni architettonici».

Il Comune, quindi, è ricorso in appello contestando l’errata ricostruzione operata dal Tar. E, il 14 ottobre scorso, il Consiglio di Stato si è pronunciato. I giudici non hanno ritenuto fondato l’appello del Comune e quindi lo hanno respinto. In sostanza, i giudici hanno ritenuto che un singolo edificio non può essere vincolato «in ragione del suo supposto pregio storico-architettonico, con palese violazione delle attribuzioni spettanti allo Stato».

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