Violenza omofoba a Bari, pescarese ferito 

Calci, pugni e lanci di pietre, coppia aggredita al parco durante un compleanno: «Ora abbiamo paura»

PESCARA. «Volevano uccidermi». Ne è certa uno dei due giovani aggrediti a Bari, al parco Rossani, dove stavano festeggiando un compleanno. È accaduto domenica sera, all’indomani del Bari Pride che ha visto la partecipazione al corteo di 10mila persone, ma i due giovani aggrediti, un 18enne della provincia di Pescara e uno foggiano di 23enne, non erano al maxi raduno. Sono entrambi “non binary” il che vuol dire che non si riconoscono nella identità di genere uomo-donna. L’aggressione è stata prima verbale e poi fisica, dopodiché c’è stato il trasporto in ospedale e poi le dimissioni, con una prognosi di 15 e 5 giorni.
«Ci hanno insultati, minacciati di morte, con frasi come “Vi ammazzo, vi spacco la faccia”, poi ci hanno accerchiati e hanno cominciato a lanciarci addosso sigarette accese, monetine accompagnate da frasi come “Comprati la dignità”», dice una delle vittime. «E poi calci, pugni fino a una pietra scagliata contro la mia testa», prosegue. E nel frattempo gli organizzatori del Bari Pride hanno pubblicato le immagini dell’accaduto, la ferita riportata in testa, sulla pagina Facebook della manifestazione spiegando che l’obiettivo era proprio quello di «rivendicare il nostro diritto ad attraversare ogni spazio, che sia un parco pubblico, una scuola o un luogo di lavoro, senza che la nostra identità ci renda bersaglio di violenze».
La coppia, arrivata a Bari per festeggiare nel parco il compleanno di uno dei due e di un amico, ha visto avvicinarsi «una ventina di giovani. Hanno iniziato a insultarci e, nonostante i nostri tentativi di calmarli, offrendo loro anche del cibo, sono passati alle vie di fatto. Dopo averci picchiati, sono scappati, minacciandoci di non tornare». L’allarme alla polizia è stato lanciato subito e sono state acquisite le immagini delle telecamere.
«A Bari non possiamo più metterci piede, abbiamo paura che questi ci cerchino, ci hanno detto di non farci più vedere. Torneremo quando non potranno più farci del male», proseguono. Non hanno interesse a etichettarsi «per forza con un genere», hanno detto a La Repubblica, ma non capiscono «perché dobbiamo essere presi di mira per questo» eppure «gli attacchi verbali sono all’ordine del giorno. Le altre vittime, denuncino».