VOLTI NUOVI CON RADICI ANTICHE

16 Aprile 2013

 

Ricominciano. Con lo sport che più li coinvolge. Lo scontro casalingo. Il leader emergente pronto a sfidare il leader declinante. Appassionatamente contro. Incuranti del disastro che li avvolge. Che avvolge l’Italia. Inchiodati alla non-vittoria. E dunque, se ancora formalmente Pier Luigi Bersani è il loro capo – incaricato di costituire un improbabile governo e, come se non bastasse, candidato forse pure al Quirinale – i maggiorenti del centrosinistra stanno già avviando le pratiche per aprire la successione.

Non solo Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, forte del 40 per cento dei consensi raccolti nelle illusorie primarie di cinque mesi fa, sembrerebbe il naturale erede. In apparenza. Ha appena incassato lo sgarbo dell’esclusione dalla terna dei Grandi Elettori toscani del presidente della Repubblica; vuoi che il suggerimento sia partito da Roma (come sospetta il sindaco), vuoi che la decisione sia stata presa in casa, è comunque il segno del malanimo e della miopia politica regnanti nel Partito democratico.

Da ieri Renzi ha un nuovo competitore nella scalata alla leadership: è Fabrizio Barca, ministro in carica nel governo Monti, grandi competenze economiche e buone relazioni internazionali, ma innanzitutto “figlio del partito” come ha titolato giovedì “la Stampa” di Torino. Intendendo per partito il vecchio Pci di cui Luciano Barca – padre dell’attuale ministro – fu dirigente di spicco.

Fabrizio Barca ha preso la tessera dei democratici per la prima volta ieri; infatti non era iscritto a nessun partito e alle scorse elezioni ha dichiarato di aver votato più a sinistra di Bersani; verosimilmente per Vendola che vorrebbe inglobato nel futuro Pd. “Un partito nuovo per un buon governo” è infatti il manifesto programmatico con cui si presenta sulla scena nazionale il ministro che ha provato con qualche successo a mettere ordine nel caos della ricostruzione post-terremoto dell’Aquila: una lenzuolata di 55 pagine, non sempre di scorrevole lettura, nelle quali però Barca non ha timore di rivendicare la centralità di un “partito di sinistra” per dare una svolta alla politica italiana.

Insomma, pur essendosi formato nella severa scuola della Banca d’Italia, considerato un affidabile “Ciampi boy”, Barca ha in mente una forza politica di ispirazione socialdemocratica: «In un paese come il nostro in cui l'industria è il cuore della nostra economia, allora il cuore dei movimenti deve tornare ad essere anche il lavoro operaio» sostiene in modo netto.

Comunque la si pensi, a Barca va riconosciuto almeno il coraggio di pronunciare due parole – partito e sinistra – che di questi tempi sembrano oscene: i partiti indistintamente precipitati al livello più basso della pubblica considerazione e la sinistra sconfitta dalla sua stessa indeterminatezza. Da dove ripartire, dunque? Da Barca o da Renzi?

Quel che accade nell’area di centrosinistra non è un problema solo di chi ha votato per loro. Nel bene e nel male riguarda l’Italia intera. Bersani credeva di avere la vittoria in tasca e l’ha dissipata con un’afonia propositiva imbarazzan. te. Lo stallo politico di queste settimane è tuttora conseguenza di quell’errore iniziale. Così senza governo, in attesa di un capo dello Stato che sia all’altezza dei suoi predecessori, è già iniziato il dopo-Bersani: Matteo il pragmatico o Fabrizio il laburista? Il post-democristiano o il post-comunista? Volti nuovi con radici antiche. In un paese stremato dalla crisi, bisognoso di una svolta. Urgente.

@VicinanzaL

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