Baroni-Lanciano tra rancori e veleni

4 Dicembre 2015

Storia di un amore finito male dopo i play off sfiorati

LANCIANO. Prima si erano tanto amati, ma ora, dopo il divorzio dell’estate 2014, si detestano. Non proprio cordialmente. Domani la Virtus Lanciano a Novara ritroverà Marco Baroni, l’allenatore con il quale ha ottenuto il miglior piazzamento della storia: decimo posto in serie B con 60 punti al termine della stagione 2013-2014. Non sarà la prima volta del tecnico contro i colori rossoneri, è già accaduto nella passata stagione quando guidava il Pescara e i tifosi frentani lo hanno riempito di insulti, sia all’andata all’Adriatico-Cornacchia (1-1) che al ritorno al Biondi (0-1).

Ce l’hanno con Baroni a Lanciano: alcuni giocatori, il pubblico e la società. Tutti con motivazioni diverse. Ma per capirci qualcosa di più bisogna riavvolgere il nastro di un film che ha comunque fatto la storia della Virtus.

L’arrivo di Baroni. L’allenatore firma con la Virtus dopo l’esperienza alla guida della Primavera della Juventus. E i buoni rapporti dei dirigenti bianconeri e quelli frentani favoriscono il rilancio del tecnico fiorentino su una panchina del calcio professionistico. Le caratteristiche di Marco Baroni e quelle della squadra producono una partenza sprint. Alla settima giornata la Virtus è in vetta alla classifica. Ci resta per sette partite, facendo parlare di sé dentro e fuori i confini nazionali. Risultati sorprendenti che fanno sognare la città. Risultati oltre ogni più rosea previsione, ma cammin facendo c’è un calo di rendimento, probabilmente fisiologico. Sta di fatto che certi rapporti si incrinano. La piazza e la società fanno la bocca ai play off che, però, sfuggono per “colpa” degli ultimi due pareggi, a Carpi e in casa contro il Cittadella, e più in generale per una flessione degli ultimi mesi. Il finale di stagione è caratterizzato dalla sconfitta casalinga contro il Modena dopo la quale la presidente Maio fa sentire la sua voce nello spogliatoio. E dal cappotto di Padova. All’entusiasmo iniziale subentra la tensione e prima della fine della stagione Baroni – sempre di ghiaccio e impermeabile a qualsiasi critica – comunica alla società che non intende restare. Separazione traumatica perché il tecnico prende la strada di Pescara. La società e il popolo frentano si sentono traditi. Vastola attacca Baroni, anche sul piano personale, su Facebook. Un atteggiamento condiviso da altre persone nello spogliatoio. La dirigenza sprizza veleno: quei play off falliti di un soffio vengono attribuiti agli errori del tecnico. Che, però, ufficialmente non risponde mai, mantenendo self control. Più o meno informalmente, però, fa sapere che nel divorzio l’unico ad averci rimesso è lui visto che per svincolarsi ha dovuto lasciare alcune pendenze economiche. I tifosi gliela giurano e nel derby d’andata, a Pescara, i cori sono impietosi e offensivi. Lo stesso dicasi al ritorno a Lanciano, quando nel prepartita Baroni si fa tutto il perimetro del campo a piedi e poi festeggia il successo a fine gara grazie alla rete di Bjarnason. Successo contestato dai frentani che se la prendono con l’arbitro Pairetto. Baroni, invece, gode della vendetta calcistica.

Ma nemmeno a Pescara l’esperienza si chiude bene, considerato che viene esonerato alla penultima giornata. In biancazzurro non lega mai con la piazza. Il gioco di Baroni non è quello che piace ai tifosi e il presidente Daniele Sebastiani, che l’ha scelto, alla resa dei conti è costretto ad ammettere l’errore, licenziandolo durante il viaggio di ritorno della trasferta persa a Varese.

Sia a Lanciano che a Pescara viene scelta la soluzione interna per sostituirlo: in rossonero viene “promosso” Roberto D’Aversa che era responsabile dell’area tecnica; in biancazzurro, tocca a Massimo Oddo, tecnico della Primavera, rivitalizzare la squadra e sfiorare la promozione in serie A.

L’esperienza pescarese produce anche dei dissapori all’interno dello staff, tant’è che a Novara sceglie di costruirne un altro. In Piemonte la partenza non è delle migliori, poi la matricola comincia a volare fino ad arrivare al quinto posto in classifica, nonostante la penalizzazione. Tra le vittime anche il Pescara, battuto al Piola. Alla vigilia della sfida-bis (la prima era stata rinviata per nebbia) l’ira di Sebastiani: «Per difenderlo ho dovuto accettare anche che mi tirassero i petardi dentro casa. E lui non mi ha più chiamato...». Che cosa dovesse dirgli dopo aver ricevuto il benservito non è ancora chiaro. Però, sta di fatto, che sia a Lanciano che a Pescara il suo nome provoca l’urticaria. E domani si replica...

@roccocoletti1

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