Calcio

Massimo ‘Big Mac’ Maccarone racconta Baldini: «Mi ha cambiato la vita»

12 Giugno 2025

Dalla promozione in serie A alla scommessa del fucile, fino alla beneficenza: «Nell’Empoli segnai il mio primo gol proprio contro il Pescara allo stadio Adriatico». Ecco la nostra intervista 

PESCARA. «Silvio mi ha cambiato la vita, tanto professionale quanto personale». L’uomo copertina di questa trionfale stagione del Pescara è di sicuro Silvio Baldini, talmente schietto e diretto da essere quasi indecifrabile alle volte. Non però per Massimo Maccarone, “Big Mac”, che a suon di gol ha dominato la scena italiana per oltre vent’anni di carriera. I due si sono conosciuti per la prima volta ad Empoli dove hanno conquistato la promozione in serie A nel 2002, salvo poi ritrovarsi a Parma e alla Carrarese: in quest’occasione in duplice veste perché Big Mac, dopo il ritiro, fece da assistente proprio al suo amico Silvio.

Maccarone, immagino che siano tanti gli aneddoti sul Baldini allenatore.

«Effettivamente sì, ma molti non possono essere raccontati (ride, ndr)».

Non ci lasci sulle spine, ne racconti almeno uno molto significativo per lei.

«Sono arrivato nel 2000 ad Empoli e venivo dalla C2 di Prato. Segnai il mio primo gol proprio contro il Pescara allo stadio Adriatico, però poi le cose non andavano bene. Eppure Silvio mi ripeteva sempre: “Tu quest’anno segnerai 15 gol”. Io ero un po’ scettico, ne avevo fatti appena 5 nel girone d’andata. Allora mi stuzzicò: “Se ne segni 15, mi fai un regalo”. Quella cosa mi caricò: inutile dire che chiusi con 16 reti quella stagione. Così gli regalai un fucile da caccia con il mio nome inciso sopra, che tutt’ora Silvio conserva nella sua casa a Massa».

Prima diceva che Baldini le ha cambiato la vita anche a livello personale: in che senso?

«L’anno dopo, quello della promozione in serie A, per caricarmi ancora di più mi strappò un’altra promessa: per ogni gol fatto, avrei devoluto una parte del mio stipendio in beneficenza a qualsiasi associazione volessi. Sa che, da quel momento fino al termine della mia carriera, ho portato avanti questa cosa con grande piacere? Questo è solo uno dei tanti aneddoti che conservo».

Com’è Baldini fuori dal campo da calcio?

«Le dico che ogni estate ci ritroviamo spesso l’uno a casa dell’altro a condividere un caffè, visto che abitiamo entrambi a Massa, insieme anche al figlio e a Mauro Nardini. È un uomo genuino, diretto, sincero e con cui trascorrere piacevolmente del tempo insieme. Ma da allenatore è ancora più carismatico: Silvio ha la capacità di vedere una partita prima che si giochi, sa già come andrà, chi gli darà quel qualcosa in più. Tratta tutti alla stessa maniera, non importa se vieni dalla serie C o dalla Nazionale. È un martello, però i risultati si vedono come oggi a Pescara».

Dopo Empoli, ci fu una breve apparizioni insieme a Parma e, verso fine carriera, vi siete ritrovati a Carrara. Come è evoluto il vostro rapporto negli anni?

«Andai a Parma nel 2004 proprio perché c’era lui ma fu una stagione complicata. Mi feci subito male, lui fu esonerato e a metà stagione chiesi la cessione al Siena. Con la Carrarese, invece, è una storia diversa. Io avevo 39 anni, giocavo in Australia al Brisbane Roar e Silvio, che non allenava da tempo, mi chiamò per chiedermi una mano in questo nuovo progetto».

Dopo due anni decise di appendere gli scarpini al chiodo: ci fu lo zampino di Baldini?

«Assolutamente si. Per un giocatore è sempre difficile capire quando smettere, così gli dissi nell’ultima stagione: “Se secondo te devo ritirarmi, dimmelo però con tatto”. A fine stagione venne da me e mi chiese di fargli da assistente. Così, grazie a lui, è iniziata la mia nuova avventura da allenatore. Ci siamo legati ancora di più, dato che trascorri molto più tempo insieme durante la giornata».

Viverlo da vicino, come vice, prima di partite cruciali, le ha permesso di conoscere parti diverse di Baldini che si celano al giocatore?

«No, assolutamente. Silvio ha più di 800 panchine all’attivo, lavora serenamente e senza particolari ansie».

L’ultima volta che l’ha visto?

«Sono venuto una sera a Pescara, prima dei play off, per trascorrere del tempo insieme a cena. Prima dell’andata con il Catania, gli ho mandato un messaggio dicendogli che il prossimo sarebbe stato per congratularmi per la promozione del Pescara. Se Silvio in estate aveva detto che avrebbe vinto, può star certo che quella mentalità vincente contagia tutto lo spogliatoio».

E gli ha scritto?

«Non ancora, noi siamo istintivi. Quando avrò il messaggio giusto, glielo invierò, aspettando di rivederlo nella nostra Massa per condividere il nostro classico caffè».

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