Busellato si libera dall’isolamento  e abbraccia il figlio 

Il centrocampista riesce a spostarsi da Pescara a Bassano  per raggiungere il piccolo Mattia nato il 10 marzo scorso

PESCARA . Basta videochiamate, è il momento delle coccole. L’emergenza coronavirus aveva costretto Massimiliano Busellato a non lasciare Pescara ritardando il primo abbraccio al piccolo Mattia, che Anna, la compagna, ha messo alla luce il 10 marzo scorso a Bassano del Grappa. Quindici giorni incollato al telefonino, ninne nanna e baci virtuali fino allo sfinimento. Ora, finalmente, il centrocampista biancazzurro ha ricevuto il via libera per raggiungere il suo primogenito. «La settimana scorsa ho avuto il permesso per tornare a casa», le parole piene di gioia del neo papà, «tenerlo in braccio è un’emozione incredibile, inizialmente non sapevo come prenderlo, però ho già imparato e adesso è tutto ok». Mattia sta bene, così come Anna e i parenti di Busellato. «Per fortuna il bimbo cresce, mangia e dorme regolarmente, tutto procede per il verso giusto. Ovviamente ci tiene impegnati, ma abbracciarlo e coccolarlo è la cosa più bella del mondo». Quando è tornato in Veneto ha dovuto presentare un’autocertificazione alla Asl locale, non è stato necessario mettersi in quarantena. Al contrario, quando rientrerà a Pescara dovrà rimanere isolato per quindici giorni. «Sì, anche se qui a Bassano la situazione è sotto controllo. Non ci sono molti casi di coronavirus, siamo in provincia di Vicenza che non è mai stata indicata come zona rossa. In ogni caso, farò la quarantena quando tornerò a Pescara due settimane prima della ripresa degli allenamenti». Che non ci sarà prima di fine aprile, come ha annunciato il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. «Sì, per questo motivo credo di restare a Bassano ancora per un po’ in attesa di altre comunicazioni». Tra meno di tre mesi sono in programma le nozze. «Io e Anna dovremmo sposarci il 20 giugno, ma se la situazione non migliorerà saremo costretti a rinviare il matrimonio. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane, speriamo che tutto torni alla normalità in modo da poter festeggiare insieme a parenti e a amici». Tornando alle questioni di campo, ieri il presidente dell’Aic (associazione italiana calciatori) Damiano Tommasi ha parlato dell’eventualità di chiudere in anticipo la stagione in corso. «Se non ci sarà la possibilità di ripartire, gli organi preposti dovranno trovare le soluzioni più giuste e noi ci adegueremo. Al tempo stesso, nel caso in cui si decidesse di allungare la stagione fino a estate inoltrata, le squadre si farebbero trovare pronte. Non credo che i calciatori non vogliano mettersi a disposizione per salvare i campionati e il sistema. Per me sarebbe giusto terminare i campionati, ovviamente in condizioni di normalità e sicurezza perché la salute viene prima di tutto».
Un altro tema caldo riguarda la necessità di ridursi gli ingaggi. Sull’argomento Tommasi ha detto che l’Aic non è tenuta a intervenire in mancanza di contenziosi tra club e giocatori, come è avvenuto nel caso della Juventus che ha già trovato un’intesa con la squadra. «Come ha detto Tommasi, l’ideale sarebbe procedere attraverso accordi comuni. Ritengo sia giusto che ognuno rinunci a qualcosa nella stessa percentuale. Noi calciatori del Pescara non avremo difficoltà a raggiungere un’intesa».
La proposta di Stirpe. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport il patron del Frosinone, Maurizio Stirpe, ha proposto di spalmare il torneo in corso in due anni facendolo terminare a giugno 2021. L’idea non ha convinto il presidente del Pescara Daniele Sebastiani. «Speriamo di poter finire il campionato», il commento di Sebastiani, «altrimenti bisognerà trovare soluzioni per le situazioni già acclarate. Ad esempio il Benevento il campionato l’ha già vinto, idem Monza, Reggina e Vicenza in C, queste società hanno dimostrato sul campo di meritare la promozione. È chiaro, ci saranno scontenti, ma i mugugni passano in secondo piano rispetto a un’emergenza così grande. Per il resto, sugli aiuti dal Governo e sull’augurio di ridurre, o eliminare, il rischio di altre gare a porte chiuse sono totalmente d’accordo con Stirpe».
Giovanni Tontodonati
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