Caccia, carcere e bagni Baldini è il condottiero

Alcuni episodi del passato per scoprire il personaggio del momento
PESCARA. Emerge la figura di Silvio Baldini in questo Pescara primo in classifica. È il condottiero. Il capo di un gruppo che sta conquistando la fiducia della piazza dopo le contestazioni dei mesi scorsi. Associare il tecnico all’immagine di quel calcio nel sedere rifilato a Domenico Di Carlo in Parma-Catania del 26 agosto 2007 è banale, scontato e ingeneroso. A 66 anni il tecnico del Pescara capolista del girone B della serie C ha un vissuto che va oltre. E che non tutti conoscono. Episodi di una carriera che valorizzano le peculiarità umane e calcistiche che stanno emergendo in questa avventura biancazzurra.
Il gruppo. L’opera di costruzione e di fortificazione di uno spogliatoio calcistico passa per tanti modi. A Empoli Silvio Baldini era solito portare, saltuariamente, i giocatori al carcere Massa, laddove faceva conoscere alla squadra la vita dei detenuti e laddove ha avuto modo di incontrare anche vecchi amici. C’è un episodio ancora stampato nella memoria dei giocatori dell’Empoli. Una trasferta a Ravenna. Al mattino, presto, prima della partita Baldini porta i calciatori a fare una passeggiata in spiaggia. Si cammina, si cammina fino a quando il tecnico ordina: «Tutti in acqua a fare il bagno. Se non lo facciamo, oggi non vinciamo». I giovani entusiasti, gli “anziani” scocciati, ma tutti in acqua. E l’Empoli si impose al Benelli. E comunque non era estate. Una goliardata riuscita. Non è finita. Un giorno – stagione 2001-2002, quella della promozione in A - a Empoli Baldini chiede ai giornalisti di lasciare le tribune. «Il mister deve provare degli schemi e chiede riservatezza», spiega il custode. I giornalisti si allontanano e sentono le urla. Era inverno. Urla che rimbombavano. Che cosa fece Baldini? Ordinò ai giocatori di spogliarsi e fecero allenamento a torso nudo e con i pantaloncini. Allenamento da marine. Sempre per fare gruppo. Per cementarlo.
A certi valori Baldini è legato. Non sopporta l’effimero. Un giorno Saudati e Allegretti, gente che ha fatto la serie A, passano dal suo spogliatoio al Castellani dopo l’allenamento. «Dove andate», chiese il tecnico. «Mister, si va a fare una lampada». Roba da far uscire fuori di testa l’uomo delle Alpi apuane. Estetica pura, fumo agli occhi per lui. Baldini non disse nulla, ma li tenne due ore a parlare nello spogliatoio, pur di far saltare l’appuntamento per fare la lampada.
Le origini. Silvio Baldini è di Canevara, una frazione di 350 abitanti del comune di Massa. Terra di anarchici. Nel tempo ha comprato, a Marina di Massa, un camping e l’ha trasformato in una villa in cui vive con la famiglia. E’ padre di tre figli, tra cui Mattia che è nello staff tecnico del Pescara e che Baldini portava al Castellani quando era ragazzino. A Carrara, quando andò ad allenare gratis, volle il figlio Mattia nello staff e da lì se l’è portato nelle varie esperienze in giro per lo Stivale. L’amore di papà è Valentina, disabile, 35 anni. A Empoli ricordano ancora oggi l’emozione e la commozione provate quando, nel 2003, Silvio Baldini lascia l’Empoli per inseguire i soldi (tanti) promessi dal compianto Zamparini per portarlo a Palermo («l’errore più grande della mia vita perché ho ceduto alla tentazione del denaro» dirà dopo). Ebbene, al termine dell’ultima partita al Castellani Baldini fa il saluto al suo popolo con un giro di campo con la figlia in carrozzina. È stata l’unica uscita pubblica con la figlia. Per staccare dal calcio e dalle sue pressioni Silvio Baldini va a caccia o va a fare delle passeggiate nei boschi delle alpi apuane. Specialmente di notte. È accaduto anche che sia stato fermato dalle forze dell’ordine. «Ma lei che ci fa in giro a quest’ora», la domanda con cui l’hanno intercettato. E lui passeggia perché in montagna «è il posto in cui mi sento più vicino a Dio». A Empoli è venerato. Il presidente Fabrizio Corsi, con cui intrattiene ottimi rapporti, quando la squadra con Sarri non ingranava è con Silvio Baldini che parlava per escogitare qualche stratagemma per uscire dalla crisi. A Empoli ha valorizzato Maccarone e Tavano. Ha lanciato Marchionni, prendendolo dalla Primavera dopo che la società gli aveva acquistato De Poli dal Treviso. Per non parlare di Grella e Bresciano.
La Coppa e Hitler. Memorabili certe conferenze stampa. Silvio Baldini parte e sviluppa certi concetti a modo suo. Una volta l’Empoli vinse in Coppa Italia a Genova contro la Sampdoria. Un’impresa. Tutti a celebrarlo nel dopo gara. Lui calmo e sereno a spiegare che la gara è fatta di episodi. Come la vita. «Ad esempio, se nel 1931 avessero “arrotato Hitler” non ci sarebbe stata la Seconda guerra mondiale e tanti morti». Così: dalla vittoria di Genova alla storia del Ventesimo secolo.
Baldini e il mare. Gli piace, lo adora. E gli fa tornare in mente quando da ragazzino andava al largo a prendere le cozze che poi riportava a casa e mangiava. O rivendeva.
Baldini da giocatore. Prima di iniziare la carriera in panchina, ha avuto, anche, una breve carriera da calciatore. Dilettanti, non di più. Carriera modesta. Calcisticamente parlando, Baldini, non ancora ventenne, a metà tra gli anni Settanta e Ottanta, ha mosso i primi passi in città, a Massa, nella squadra della Stella Rossa, formazione che non solo partecipava ai campionati invernali ’Amatori’ organizzati dal comitato dell’allora Arci-Uisp, ma era presente anche nei vari tornei estivi. Vale la pena di ricordare che in quegli anni numerosi giovani optavano per il calcio amatoriale anziché per quello federale. Anche Baldini fu affascinato da questo richiamo. E al giovane Silvio, in virtù del suo fisico aitante, venne affidato il ruolo di difensore centrale.
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