Calcio, la politica spinge il Lanciano in Promozione 

Dossier al Coni per tentare il ripescaggio in extremis «per motivi di ordine pubblico». Gli altri club sul piede di guerra

LANCIANO. I dilettanti sono in fibrillazione. C’è un caso Lanciano sotto traccia che si sta sviluppando anche sui tavoli romani dello sport e della politica. Nel capoluogo frentano la speranza è di disputare il campionato di calcio di Promozione, anziché quello di Prima categoria a cui è regolarmente iscritto. Dall’altra parte ci sono le 36 società di Promozione che temono un colpo di mano, alla vigilia della presentazione dei calendari prevista per lunedì a Francavilla, per “promuovere” a tavolino i rossoneri e sparigliare le carte.
La vicenda è nota. Il calcio professionistico a Lanciano è finito l’estate scorsa con la rinuncia della Virtus a disputare il campionato di Lega Pro, mantenendo attive l’attività e la matricola con il settore giovanile. La massima espressione calcistica è diventata quindi la Marcianese in Prima. In estate si è trasformata in Lanciano ed è passata nelle mani dell’imprenditore Fabio Da Vincentiis che ha lasciato il Francavilla (serie D) al frentano Gilberto Candeloro. De Vincentiis, spalleggiato dal sindaco Pupillo, ha organizzato la società e allestito la squadra per fare la Promozione, sperando nel ripescaggio. Il Lanciano (ex Marcianese) era terzo nella lista, ma erano solo due i posti lasciati liberi. Quindi, è rimasto in Prima categoria. E lì è tutt’ora. Ma la dirigenza in queste settimane ha ostentato ottimismo. Due le soluzioni possibili al momento: la rinuncia di una delle 36 aventi diritto (circolava l’ipotesi, mai confermata, del Tossicia) in modo tale che il Lanciano venga ripescato in Promozione. Ma domani inizierà la coppa Italia e non si lamentano defezioni. Tanto ottimismo della dirigenza frentana potrebbe essere, invece, fondato sull’intervento della politica affinché il club rossonero venga ammesso d’ufficio nella categoria superiore. E a quanto è dato sapere l’intervento ci sarebbe stato, ispirato dal sindaco nonché presidente della Provincia Mario Pupillo. Sembra sia stato lo stesso governatore Luciano D’Alfonso - entrambi di fede Pd - a portare il dossier Lanciano sul tavolo del presidente del Coni Giovanni Malagò per cercare una soluzione che, però, non c’è, altrimenti sarebbe stata già individuata. La voce - più di una voce - è circolata. E sta allarmando le squadre di Promozione, molte delle quali pronte a scendere sul piede di guerra, perché la presenza del Lanciano è destinata a sconvolgere gli equilibri tecnici e finanziari. Al di là dell’aspetto puramente competitivo, fare un girone a 19 squadre, per inserire il Lanciano, significherebbe dover disputare dei turni infrasettimanali che i dilettanti non possono sopportare sia in termini di spese che di disponibilità. Da qui la minaccia di una rinuncia di massa a fare il campionato di Promozione. Sarebbe il caos.
Ma la fiducia del Lanciano su che cosa si regge se sotto il profilo del regolamento non ci sono pertugi? Di solito, per forzare le regole, si evocano problemi di ordine pubblico. Ovvero se la squadra - nel caso il Lanciano - non ottiene ciò che chiede si potrebbero scatenare tensioni sociali in città in grado di generare problemi di ordine pubblico. Pura utopia conoscendo la correttezza della tifoseria rossonera. Però, sembra che questo argomento sia stato oggetto di una riunione in Prefettura e che la palla sia stata rimbalzata all’Osservatorio per le manifestazioni sportive, a Roma. Seguiranno sviluppi, forse. Nel frattempo, se una delle 36 squadre di Promozione dovesse rinunciare, tutti i problemi - regolamento alla mano - sarebbero risolti con l’automatico ripescaggio del Lanciano.
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