Di Giuseppe: «Mi aspetto di più dal Pineto»
Il ds: «Giocare bene e valorizzare i giovani alla base del progetto condiviso con il presidente Brocco»
Marcello Di Giuseppe, è soddisfatto della classifica del suo Pineto?
«No, speravo di avere qualche punto in più a questo punto della stagione», la risposta del direttore sportivo rosetano alla seconda stagione di fila alla corte del presidente Silvio Brocco. «Probabilmente, l’avremmo anche meritato per quanto fatto vedere in campo. Poi, ci sono sempre gli episodi che indirizzano i giudizi. Sono dell’avviso che alla fine della stagione gli episodi a favore si compensano con quelli a sfavore. Spero che questi punti che mancano arrivino presto, la squadra mi sembra in crescita ed è destinata a migliorarsi. Diciamo che stiamo facendo un percorso disegnato nel progetto condiviso con il presidente Brocco».
Perché Mirko Cudini ha fallito a Pineto?
«Non parlerei di fallimento dopo otto giornate. È un lasso di tempo troppo breve. Ci sono delle dinamiche interne e caratteriali che incidono sul rendimento di un allenatore. Magari non c’è stata la necessaria empatia con il gruppo».
E quindi lei e il presidente Brocco avete scelto Ivan Tisci?
«Si tratta di un emergente che ha le caratteristiche giuste per sposare il progetto Pineto basato essenzialmente sulla valorizzazione dei giovani e sulla produzione di un gioco propositivo. Noi, fatta eccezione per Giovannini dal Cesena, abbiamo giocatori di proprietà, per lo più giovani. Da valorizzare per l’appunto».
Campionato più difficile della passata stagione?
«Anche quello dell’anno scorso era complicato. Per anni il girone C è stato ingiocabile per la presenza di squadroni. Oggi mi sento di dire che il girone B è quello dal tasso tecnico più alto. Si fa fatica ogni domenica. Non ci sono partite dall’esito scontato».
Pellegrino è l’emblema dei giovani da valorizzare?
«È un classe 1995 che io ho preso a Latina due anni fa. Poi, è venuto a Pineto, ma, in pratica, ha perso una stagione per via di un grave infortunio. Si è rialzato e ha fatto intravedere le sue doti. A Ferrara abbiamo temuto un altro grave stop, ma per fortuna l’infortunio non è così grave. Sì, Pellegrino è uno di quei giovani che noi stiamo aspettando. Ma non c’è solo lui».
Bruzzaniti, invece, fa gol e sembra l’acquisto estivo più riuscito.
«Ci sono tanti giocatori che devono andare a regime. Tanti giocatori con margini di miglioramento; di conseguenza, anche la squadra può e deve fare meglio. Bruzzaniti, invece, è uno che è andato subito a regime e lo dimostra di partita in partita».
Da chi altro si attende il salto di qualità?
«Non ha senso fare nomi, stiamo facendo un percorso e la gran parte della squadra ha e deve sfruttare i margini di miglioramento».
È l’anno del Pescara nel girone B?
«Io me lo auguro per tanti motivi. Ma è presto. Certo, le avvisaglie sono positive e fanno presagire un futuro roseo. C’è un gruppo forte e competitivo. Baldini è un allenatore che non ha bisogno di presentazione. Ma io preferisco evidenziare certi dettagli. Io credo che possa essere l’anno del Pescara perché quando segna i primi a esultare sono i giocatori in panchina. Questo significa che il gruppo è forte e tutti sono partecipi al progetto».
E poi c’è la magìa di Baldini.
«Ha ragione. A Pescara i risultati migliori sono arrivati quando nessuno se li aspettava. E nessuno all’inizio della stagione pensava che la squadra biancazzurra potesse essere per così tanto tempo in alto nella classifica. C’era tutt’altro umore».
Lunedì ci sarà il derby abruzzese.
«Ovviamente, sarà diverso da quello di Coppa Italia, giocato ai primi d’agosto (vinto dal Pineto, ndr). Il Pescara è il Pescara, è primo in classifica. Noi siamo in crescita e vogliamo fare risultato per regalare una soddisfazione ai tifosi e al presidente Brocco. Spero solo che sia uno spettacolo gradevole in grado di soddisfare il palato fine dei tifosi pescaresi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«No, speravo di avere qualche punto in più a questo punto della stagione», la risposta del direttore sportivo rosetano alla seconda stagione di fila alla corte del presidente Silvio Brocco. «Probabilmente, l’avremmo anche meritato per quanto fatto vedere in campo. Poi, ci sono sempre gli episodi che indirizzano i giudizi. Sono dell’avviso che alla fine della stagione gli episodi a favore si compensano con quelli a sfavore. Spero che questi punti che mancano arrivino presto, la squadra mi sembra in crescita ed è destinata a migliorarsi. Diciamo che stiamo facendo un percorso disegnato nel progetto condiviso con il presidente Brocco».
Perché Mirko Cudini ha fallito a Pineto?
«Non parlerei di fallimento dopo otto giornate. È un lasso di tempo troppo breve. Ci sono delle dinamiche interne e caratteriali che incidono sul rendimento di un allenatore. Magari non c’è stata la necessaria empatia con il gruppo».
E quindi lei e il presidente Brocco avete scelto Ivan Tisci?
«Si tratta di un emergente che ha le caratteristiche giuste per sposare il progetto Pineto basato essenzialmente sulla valorizzazione dei giovani e sulla produzione di un gioco propositivo. Noi, fatta eccezione per Giovannini dal Cesena, abbiamo giocatori di proprietà, per lo più giovani. Da valorizzare per l’appunto».
Campionato più difficile della passata stagione?
«Anche quello dell’anno scorso era complicato. Per anni il girone C è stato ingiocabile per la presenza di squadroni. Oggi mi sento di dire che il girone B è quello dal tasso tecnico più alto. Si fa fatica ogni domenica. Non ci sono partite dall’esito scontato».
Pellegrino è l’emblema dei giovani da valorizzare?
«È un classe 1995 che io ho preso a Latina due anni fa. Poi, è venuto a Pineto, ma, in pratica, ha perso una stagione per via di un grave infortunio. Si è rialzato e ha fatto intravedere le sue doti. A Ferrara abbiamo temuto un altro grave stop, ma per fortuna l’infortunio non è così grave. Sì, Pellegrino è uno di quei giovani che noi stiamo aspettando. Ma non c’è solo lui».
Bruzzaniti, invece, fa gol e sembra l’acquisto estivo più riuscito.
«Ci sono tanti giocatori che devono andare a regime. Tanti giocatori con margini di miglioramento; di conseguenza, anche la squadra può e deve fare meglio. Bruzzaniti, invece, è uno che è andato subito a regime e lo dimostra di partita in partita».
Da chi altro si attende il salto di qualità?
«Non ha senso fare nomi, stiamo facendo un percorso e la gran parte della squadra ha e deve sfruttare i margini di miglioramento».
È l’anno del Pescara nel girone B?
«Io me lo auguro per tanti motivi. Ma è presto. Certo, le avvisaglie sono positive e fanno presagire un futuro roseo. C’è un gruppo forte e competitivo. Baldini è un allenatore che non ha bisogno di presentazione. Ma io preferisco evidenziare certi dettagli. Io credo che possa essere l’anno del Pescara perché quando segna i primi a esultare sono i giocatori in panchina. Questo significa che il gruppo è forte e tutti sono partecipi al progetto».
E poi c’è la magìa di Baldini.
«Ha ragione. A Pescara i risultati migliori sono arrivati quando nessuno se li aspettava. E nessuno all’inizio della stagione pensava che la squadra biancazzurra potesse essere per così tanto tempo in alto nella classifica. C’era tutt’altro umore».
Lunedì ci sarà il derby abruzzese.
«Ovviamente, sarà diverso da quello di Coppa Italia, giocato ai primi d’agosto (vinto dal Pineto, ndr). Il Pescara è il Pescara, è primo in classifica. Noi siamo in crescita e vogliamo fare risultato per regalare una soddisfazione ai tifosi e al presidente Brocco. Spero solo che sia uno spettacolo gradevole in grado di soddisfare il palato fine dei tifosi pescaresi».
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