Due gare in 5 giorni la Virtus si gioca tutto

Mercoledì sera a Terni e poi domenica in casa contro il Livorno ma, dopo il derby perso, a Lanciano c’è scoramento nell’ambiente
LANCIANO. In cinque giorni la Virtus Lanciano si gioca tutto o quasi: le sfide con Ternana e Livorno non daranno la certezza matematica di nulla, ma sicuramente avranno un peso considerevole sul morale della squadra e sull’azione della società nel mercato di riparazione.
I rossoneri accusano 6 punti di ritardo dai play out e 7 dalla salvezza diretta: una distanza non impossibile da colmare, ma per farlo serve una sterzata decisa in campo e fuori. L’allenatore Roberto D’Aversa e i suoi giocatori devono muovere in maniera sostanziosa la classifica per convincere la proprietà a investire su rinforzi indispensabili per conservare la categoria. Mercoledì sera a Terni c’è un appuntamento da non fallire, contro una squadra che si ritrova un punto sopra alla quota salvezza, e lo stesso vale per il Livorno atteso al Biondi per l’ultima di andata.
La Virtus è uscita dal derby contro il Pescara con la quarta sconfitta di fila sul groppone, ma ha comunque fatto vedere qualcosa in più rispetto alle tre sconfitte precedenti: adesso serve il salto di qualità concreto, quello che porta punti, e serve immediatamente. Dopodiché la palla passa alla società, il cui compito non sarà meno impegnativo di quello della squadra.
In poche settimane la dirigenza rossonera deve porre riparo a un mercato che ha mostrato tutti i suoi limiti: 19 partite di campionato hanno evidenziato quanto le manovre estive si siano rivelate maldestre e improduttive, spesso in contraddizione con le indicazioni date dall’allenatore fin da giugno. Metterci delle pezze sarà difficile, perché per investire bisogna innanzitutto sgrossare il monte ingaggi cedendo giocatori che non rientrano nel progetto tecnico della Virtus: si dovrà convincere qualcun altro a farli rientrare nei propri progetti, probabilmente in categorie inferiori che calciatori (e procuratori) dovranno accettare. Soprattutto c’è da indovinare tre o quattro innesti mirati, altra impresa tutt’altro che facile, come pure quella di evitare la partenza di chi oggi sta facendo la differenza: non è un mistero che diversi club di serie B seguano con attenzione Antonio Piccolo, il cui contratto scade a giugno. La sua partenza ad agosto è stata scongiurata, ma non è detto che venga evitata anche a gennaio: del resto, sul suo rinnovo le parti hanno sempre glissato. Insomma, dire che anche fuori dal terreno di gioco la situazione sia delicata è dire poco. In tutto questo va registrato il clima sempre più pesante che si respira intorno alla Virtus. Dopo la sconfitta di sabato sono volate parole più grosse del solito dagli spalti, indirizzate un po’ a tutti, società compresa.
Il vicepresidente rossonero Guglielmo Maio non l’ha presa bene, e nel dopo gara ai microfoni del Tg3 ha risposto per le rime a parte della tifoseria. Sta di fatto che le rassicurazioni della proprietà che hanno preceduto il derby non hanno placato i malumori. I Maio, Guglielmo e Valentina, sono tornati a parlare su stampa ed emittenti locali smentendo le voci sulla cessione della società. Non solo: entrambi hanno ribadito in più sedi che non hanno mai neanche ricevuto offerte né proposte di trattative. Tuttavia, continuano a filtrare indiscrezioni su approcci e colloqui, che sarebbero avvenuti in particolare con il gruppo che fa capo all’imprenditore locale Colasante. Viene da sé che, se l’attuale proprietà dovesse imboccare la via del passaggio di mano, per la Virtus cambierebbe molto, se non quasi tutto.
Oggi dirigenti, allenatore e giocatori sono legati da rapporti che non sono semplicemente sportivi: equilibri delicati che con un’altra società andrebbero ricostruiti ex novo. Sarebbe un altro impiccio in un Natale che di problemi alla Virtus ne sta già regalando a iosa.
Andrea Rapino
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