Calcio

Frate Fabrizio, nel nome del Padre e del goal

11 Giugno 2025

Pescarese doc, è il padre spirituale della squadra biancazzurra: «Prima di una gara ho benedetto il piede di Cangiano e lui ha fatto un gol pazzesco. A Baldini ho detto: "Hai visto, i miracoli esistono”, e poi l’ho abbracciato forte»

PESCARA. Amen. Anzi, gol. La promozione in serie B del Pescara è anche l’intreccio tra sacro e profano. Non solo cori, bandiere, tifo, imprecazioni e fumogeni, ma anche preghiere e benedizioni. Nel nome del pallone, della fede e dello Spirito Santo, qualche mese fa nello spogliatoio biancazzurro ha fatto irruzione Fra Fabrizio Di Fazio, frate cappuccino, diventato padre spirituale del Delfino. Il 51enne religioso pescarese doc è un tifoso speciale. Sabato ha seguito la finalissima in tribuna stampa, insieme ai giornalisti, ma col suo saio non è passato inosservato.

Padre, ha festeggiato la promozione allo stadio o è andato a dormire subito dopo la fine della partita?

«Ho festeggiato, eccome se ho festeggiato. Ho gioito prima in tribuna e poi sono andato negli spogliatoi a salutare Baldini e tutti i giocatori».

Ha detto qualcosa in particolare alla squadra?

«Ho abbracciato Silvio Baldini e gli ho detto: “Ci hai creduto, bravo. Come vedi i miracoli esistono”. Sono stati fantastici. Tutti».

Nei giorni prima della finalissima ha pregato anche per la promozione in serie B?

«Certo, ma la mia preghiera ha avuto un motivo più profondo. Dio non è un corno da usare per scaramanzia, ho pregato per lo spirito di tutti, affinché Dio venga conosciuto e amato».

La parata di Plizzari sul calcio di rigore decisivo per la vittoria, possiamo chiamarla la “Mano de Dios”?

«Non esageriamo (sorride). Quella è stata la mano di Plizzari, che ha compiuto un gesto tecnico straordinario. Dio, poi, sicuramente ha protetto il nostro portiere».

In questi giorni si è parlato di destino già scritto lo scorso luglio e Baldini ha sempre messo in evidenza la magia che si è creata. Lei cosa pensa?

«Secondo me lo zampino divino c’è stato».

Ha confessato qualcuno del Delfino?

«No, forse lo farò, ma ho benedetto tutti i giocatori. Anche due giorni prima della finalissima sono stato con loro».

Cangiano ne sa qualcosa, vero?

«(ride) Prima della gara in trasferta a Pontedera, gli ho benedetto il piede destro e lui ha fatto un gol pazzesco».

Quindi, lo Spirito Santo aiuta?

«Sempre, ma non solo nel calcio».

L’icona di questa promozione chi è?

«Tra tutti, scelgo Gaetano Letizia. È stato un grande ed è un ragazzo di una bontà d’animo incredibile. Umile, sorridente e sempre disponibile con il prossimo».

Baldini resta o va via?

«Deve restare, scherziamo? Ora può aprire un ciclo».

Le piace come allenatore?

«Sì, ma apprezzo molto di più il suo aspetto umano. Baldini, forse non sembra, ma è una persona che ha una fede profonda».

Nelle omelie ha mai parlato della sua squadra del cuore?

«Mai. Non mischiamo le due cose. Alcuni miei confratelli l’hanno fatto, io no. Questa vittoria ha qualcosa di divino, ma lascio fuori il Pescara dal sermone».

Il suo idolo calcistico?

«Leo Messi, talento allo stato puro».

La sua “carriera” da tifoso quando è iniziata?

«Oltre 40 anni fa. Io sono nato nel 1974 e già all’età di 8-9 anni mio padre mi portava allo stadio. I primi ricordi sono legati al Pescara di Rosati e alle prodezze di Tacchi».

Come inizia la “collaborazione spirituale” con il Pescara?

«Devo tutto a Paola Mastrangelo, che conosce benissimo Baldini e gli ha chiesto tempo fa se potevo benedire la squadra. Il mister ha accettato e poi è iniziato tutto. Per me, da tifoso, è un sogno che si è realizzato». Dio non finisce mai in fuorigioco.

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