Pescara

Il Delfino, Sarri e il Chelsea: l’antidivo tra caccia e cani

21 Giugno 2025

Il ritratto di Vincenzo Vivarini, nuovo tecnico del Pescara. Classe 1966, cresciuto all’Adriatico-Cornacchia prima da calciatore poi da tecnico, nel 2018 poteva finire a Londra. Adora la montagna ed è legatissimo alla famiglia

Si torna sempre dove si è stati bene. Vincenzo Vivarini a quasi 60 anni riavvolge il nastro della sua vita ed è pronto a rivivere l’emozione dello stadio Adriatico. Dove tutto è iniziato. Prima da calciatore, poi da allenatore della Primavera e, infine, il debutto in serie B nella stagione 2006-2007. Per lui emozioni forti, ma che cercherà di tenere a bada. Vivarini, classe 1966, è una specie di antipersonaggio. Uno che ama lavorare sul campo più che vendere bene la propria immagine all'esterno. Alle parole preferisce i fatti.

Le origini e le prime panchine. Nato ad Ari, ma da sempre residente a Francavilla, il nuovo tecnico del Pescara ha iniziato ad allenare nei dilettanti, nel 1998, esattamente nell'Ortona, poi è andato a Vasto. E successivamente a Francavilla, in Eccellenza. Dopo due esoneri è ripartito dal settore giovanile del Giulianova per poi finire nel Pescara, dove è stato anche collaboratore di Maurizio Sarri (uno dei suoi maestri) e ha sostituito (con De Rosa) Aldo Ammazzalorso a fine 2006 in serie B.

La B e di nuovo tra i dilettanti. Poi, una nuova ripartenza: è subentrato in corsa nel Luco Canistro con il quale ha conquistato una miracolosa salvezza in D; successivamente alla Rc Angolana, al Chieti (promozione in Seconda divisione nel 2010) e all'Aprilia, dove fu esonerato con la squadra al quinto posto e dopo averla tenuta stabilmente ai vertici della classifica nella prima parte del campionato di Seconda divisione 2012-2013.

La prima grande gioia. A Teramo nell'estate del 2013 la ripartenza e l'ascesa. Fino alla promozione in serie B, quella conquistata sul campo il 2 maggio 2015. Sembrava la chiusura del cerchio e, invece, è stato l'inizio di un incubo durato tutta l'estate fino alla fine di agosto quando due gradi di giudizio hanno stabilito che Savona-Teramo è stata una partita combinata, condannando i biancorossi a restare in Lega Pro. E così Vivarini si è rimboccato di nuovo le maniche ed è ripartito.

La risalita. Passa in B al Latina, resta una stagione e poi Empoli, Ascoli, Bari, Virtus Entella e Catanzaro. Nel 2021 approda in Calabria in serie C e nel giro di un paio di stagioni riporta i giallorossi in B, dove resta fino al 2024. L’anno scorso l’arrivo a Frosinone, ma la sua avventura in panchina si conclude dopo 9 gare pagando una campagna acquisti non eccelsa con l’esonero.

Bomber affidabile. Alti e bassi per Vivarini che ha la tempra del combattente. Lo è stato da calciatore (era un attaccante) e lo è in panchina anche se non è tipo da proclami o da frasi a effetto. Vivarini, in campo, ha avuto un discreto passato da attaccante in serie C1 e C2 con le maglie di Celano, Turris, Monza, Baracca Lugo e Gualdo e una parentesi in B con il Cosenza. Ama ricordare il gol firmato a Palermo, nel 1991, quando con un colpo di testa da fuori area ammutolì 30mila tifosi e permise al suo Monza di fare 1-1 nella finale d'andata di coppa Italia. «Ero un centravanti da area di rigore. Avevo bisogno di cross e di palloni buoni».

La famiglia e le passioni. Sposato con Rossella e padre di due figlie, Ilaria e Flavia, Vivarini fa della riservatezza un altro dei punti cardine della sua vita. Non ama molto stare al centro dell'attenzione ed è raro vederlo come ospite in trasmissioni televisive. È molto legato alla famiglia e cerca di passare più tempo possibile con le sue donne di casa, a Francavilla. Il suo hobby? Ha sette cani da caccia e va con loro a fare lunghe passeggiate in montagna. E' una cosa che lo rilassa e lo aiuta a scaricare lo stress.

I maestri e le strategie. Oltre a Maurizio Sarri, che nel 2018 lo voleva come suo vice al Chelsea, – «Sì, ci sono state delle possibilità. Ma ho preferito mantenere le mie abitudini e il mio status», disse tempo fa – l'altro maestro di Vivarini è stato il compianto Enrico Catuzzi («A Pescara, a metà degli anni '80, mi aprì la mente sul gioco a zona con metodi all'avanguardia per l'epoca. Nel guardarlo mi sembrava di stare sulla luna») e ha apprezzato Franco Varrella ai tempi in cui giocava nel Monza. Come prepara la partita? In maniera maniacale, Vivarini cerca di prevedere tutto. Studia le rimesse laterali e i rinvii dei portieri, ad esempio. Prima del fischio d'inizio ha già in mente la partita. E cerca sempre di preparare i giocatori al tipo di gara a cui vanno incontro. Il Pescara lo aspetta.