La notte da favola del portiere per caso

16 Giugno 2014

Da piccolo era attaccante ma aveva l’asma: finì tra i pali

INVIATO A MANAUS. Ama i cavalli e il suo puledro preferito si chiama Genio. Come quello della lampada, che devi sfregare prima di esprimere il grande desiderio. Salvatore Sirigu il desiderio di ogni bambino e di ogni calciatore l’ha realizzato nella notte più calda e intensa della sua vita: giocare a un Mondiale, da protagonista e vincere. Tre desideri al prezzo di uno, perché in tempi di crisi anche Aladino deve adeguarsi.

Il volo e il dolore. E pensare che una settimana fa camminava sospeso tra il sogno e il vuoto. Tutta colpa di una botta all’undicesima costola rimediata in allenamento, durante uno dei tanti voli da un palo all’altro che accompagnano la sua vita.

La Figc aveva già prenotato il volo Rio-Roma, si trattava solo di capire se a salire sull’aereo della tristezza sarebbe stato lui o Antonio Mirante. Ma Salvatore, tenace come tutti i sardi (è di Nuoro) ha stretto i denti. «Sto bene, voglio allenarmi», ha ripetuto al medico Enrico Castellacci e a Prandelli nonostante quel dolore non fosse scomparso. E ha iniziato a volare di nuovo, tra rabbia, forza di volontà e smorfie di dolore quando atterrava su un terreno sempre troppo duro per la sua costola.

La lunga notte. Quel rinvio maldestro di Gigi Buffon nell’ultimo riscaldamento pre -Inghilterra, gli ha cambiato la prospettiva del Mondiale. Già venerdì sera Prandelli gli aveva parlato nella hall dell’albergo. «Non so se Gigi ce la fa, tu Salvatore cerca di dormire tranquillo. So che sei pronto».

Dormire tranquilli. Si fa presto a dirlo. «Diciamo che ho trascorso una notte abbastanza tranquilla – sorride adesso Sirigu – poi quando ho saputo che dovevo giocare perché Buffon non ce l’avrebbe fatta, ho ricevuto un po’ di chiamate e capito che la cosa era diventata seria».

E lì è cambiato di nuovo lo stato d’animo. «Ho parlato con chi era vicino a me per tranquillizzarmi un po’, ma abbiamo un gruppo stupendo e le difficoltà individuali sono state superate con la forza del gruppo. Questo è importante, può essere la nostra forza per andare avanti».

La pacca di Gigi. In mattinata, prima della partita, Buffon lo ha preso da parte. «Sì, vero. E mi ha detto, testuali parole: “Sono contento che non mi sono fatto troppo male, ma soprattutto che devi giocare tu”. Questa frase mi ha rasserenato un po’»

Il sardo-francese. D’altronde Salvatore Sirigu è calciatore un po’ atipico, anzi, per certi versi non sembra proprio un calciatore. Ama l’arte, l’architettura, divora libri su libri e adora lo scrittore francese Albert Camus, anarchico che traduceva in testi o spettacoli teatrali i turbamenti dell’animo umano. Roba non facile da digerire, insomma.

Forse per questo a Parigi si è ambientato molto bene, tanto che gli amici ormai lo chiamano le parisien, tale è la naturalezza con cui si muove in certi ambienti.

Adesso vive a Neuilly, periferia molto lussuosa di Parigi, insieme con la compagna Camille. Si racconta che lei all’inizio fosse molto scettica di fronte all’ipotesi di avere una storia con Salvatore. Non tanto per la persona, quanto perché lui era un calciatore. E quando le scriveva lettere d’amore in francese, lei addirittura pensava che neanche fossero parole sue.

Adesso la coppia funziona e ama tenersi lontana dai riflettori, nonostante lei sia un’attrice in cerca di successo. Sirigu gli ha recentemente regalato i dvd con i film di Alberto Sordi, «così potrà capire meglio l’Italia...» ha confidato.

Walterino e l’asma. Non si può dire che Sirigu fosse un predestinato per il ruolo di portiere. Anzi, lui da piccolo voleva fare l’attaccante, voleva far gol. E si arrabbiava pure quando i compagni non gli passavano la palla. Stava là davanti e aspettava, la voglia di difendere non è mai stata molta.

Poi un giorno il pediatra gli trovò un po’ d’asma, la madre lo disse all’allenatore, lui guardò il fisico e le manone di quel bambino e trovò una soluzione. «Potremmo metterlo in porta, in quel ruolo si corre meno, che ne dice?». La mamma accettò e da quel giorno è nato il Salvatore Sirigu portiere.

Che comunque non ha trovato la strada spianata davanti. Dopo le giovanili nel Posada e nel Siniscola, è stato ceduto alla Puri e Forti di Nuoro, società che nel 2002 lo ha mandato a fare un provino nel Cagliari. Salvatore aveva 15 anni e un fisico già prorompente, ma gli osservatori rossoblù lo bocciarono.

Così passò al Venezia e poi al Palermo dove gli affibbiarono il soprannome di Walterino perché nelle movenze e nella qualità sembrava molto Walter Zenga, l’ex portiere dell’Inter e della Nazionale.

Dopo aver girovagato in prestito a farsi le ossa, nel 2011 il Palermo – dove poi Walterino ha trovato davvero Zenga che ha creduto in lui – lo cede al Paris Saint Germain per 3,9 milioni di euro e lui ferma un quadriennale da 1.2 milioni a stagione. Per il Palermo (che contemporaneamente cede ai francesi anche Pastore) sembra un’affare niente male, il realtà il colpo lo fa lo sceicco Nasser Al-Khelaifi. Forse è stata l’unica volta in cui uno sceicco ha speso meno di quanto doveva.

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