Calcio donne

Le donne nel pallone, movimento in crescita: sale anche l’audience in tv

28 Luglio 2025

Calcio femminile, l’Abruzzo rispecchia il trend nazionale. Di Camillo e Vicchiarello: “Tanto è stato fatto, molto c’è da fare”

PESCARA. Quante volte abbiamo sentito dire: “il calcio non è uno sport per signorine”. Il vento sta cambiando e i buoni risultati della Nazionale femminile ai campionati europei, eliminata all’ultimo minuto dei tempi supplementari nella semifinale con l’Inghilterra, rappresentano un volàno per il mondo del pallone al femminile. Le lacrime e la corsa sfrenata del ct Andrea Soncin, dopo il gol vittoria della capitana Cristiana Girelli nei quarti di finale, sono stati uno spot formidabile per il movimento. E al rientro dalla Svizzera, le ragazze della Nazionale, accompagnate da una delegazione della Figc di cui faceva parte anche Laura Tinari responsabile del calcio femminile abruzzese, sono state accolte con tutti gli onori dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Oltre alle emozioni lo sport, come spesso accade, è portatore di rivoluzioni culturali e di affermazioni di diritti. Inclusione, integrazione, opportunità e lotta ai pregiudizi. In un mondo finora declinato al maschile, le bambine possono pensare ad un futuro come calciatrici quando qualcuno chiede loro: «Che cosa vuoi fare da grande?».

Per il momento, le professioniste sono solo in serie A ma per questo passo storico, che il presidente Gravina ha definito «di civiltà», è stato necessario un intervento del Legislatore per eliminare la parola dilettante da un vecchio regolamento che confinava le donne ai margini del movimento.

Un comparto su cui la Fifa e di riflesso la Federazione italiana hanno deciso di investire in termini economici e di visibilità. I numeri parlano chiaro. A fotografare l’ascesa del calcio femminile in Italia ci ha pensato la società Deloitte (dati relativi al 2023-2024) che evidenziano un aumento dell’interesse degli italiani verso il calcio in rosa. Secondo il report il 40% della popolazione italiana si mostra interessata al calcio femminile e si contano 7 milioni di italiani che si dichiarano appassionati, rispetto al milione della stagione 2019-2020.

Pure l’audience tv è cresciuta considerevolmente anche grazie alle partite della nazionale trasmesse in chiaro sui canali Rai. Da non sottovalutare l’impatto economico del settore con le sponsorizzazioni che rappresentano la principale fonte di ricavi diretti per i club di serie A femminile che sono passati da 0,7 milioni di euro nella stagione 2021-2022 a 1,1 milioni di euro nella stagione 2023-2024, in aumento del 48%.

In Abruzzo la situazione rispecchia il trend nazionale. Anzi, la nostra è una delle dieci regioni che cresce di più in Italia sia in termini di nuove società immatricolate e sia per il numero di atlete tesserate. Tra le regioni meridionali, sicuramente una delle migliori. E chi più di Giulia Di Camillo può descrivere la rapida evoluzione del calcio femminile abruzzese, pur tra mille difficoltà. Lei, giocatrice del Chieti in serie C, il papà Lello presidente-allenatore e la sorella Giada appassionata di pallone. E anche la figlia Benedetta, di appena sei anni, sta iniziando a crescere nel settore giovanile neroverde. Una vera malattia di famiglia: «Malattia è proprio la parola giusta», ha risposto Giulia Di Camillo, «ogni anno mi dico che è arrivato il momento di smettere e poi non ci riesco mai (ha 34 anni ndc)». La memoria va a quel pomeriggio del 23 maggio 2016 quando il Chieti calcio femminile, allenato da mister Di Camillo vinse lo scontro diretto con la Roma e salì in serie A, l’unica partecipazione di una squadra abruzzese nella massima serie: «Una giornata memorabile, davanti a 3500 spettatori allo stadio Angelini di Chieti, una sfida bellissima vinta grazie ad un mio gol», ha ricordato Giulia Di Camillo. Ora il vostro campo è quello di Lettomanoppello però: «eh (sorride ndc), dopo aver giocato per molti anni all’Angelini paghiamo la carenza di strutture sportive a Chieti vista anche l’inadeguatezza del campo di Sant’Anna dove riescono ad allenarsi solo le nostre formazioni under», ha evidenziato la calciatrice teatina. «Solo grazie all’ospitalità del sindaco di Lettomanoppello abbiamo trovato un posto dove giocare e allenarci ma la distanza è penalizzante sia per noi e sia per chi vorrebbe venire a vederci».

Evelyn Vicchiarello, nata a Lanciano 38 anni fa, ex giocatrice di Fiorentina, Senigallia e Verona, con diverse presenze nella Nazionale femminile racconta la sua esperienza nel calcio in rosa con orgoglio ma anche con un approccio realistico e con un po’ di amarezza: «Insieme ad altre calciatrici abbiamo dovuto combattere negli anni scorsi per ottenere diritti come il professionismo di cui le ragazze più giovani adesso possono beneficiare», ha evidenziato. Evelyn Vicchiarello, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, vive a Firenze dove allena i maschietti di una scuola calcio: «Ho sentito la necessità di lasciarmi alle spalle l’ambiente che ho frequentato per anni dopo tanti sacrifici e mille battaglie», ha ammesso l’ex giocatrice della Nazionale. «Devo molto alla tenacia e alla pazienza dei miei genitori che mi accompagnavano agli allenamenti quando avevo sei anni, in un periodo in cui le bambine che si affacciavano a questa disciplina venivano guardate con commiserazione». I segnali di miglioramento ci sono: «Indubbiamente, soprattutto al Nord Italia. Nelle regioni meridionali c’è ancora molto da fare soprattutto a livello culturale e credo esista uno sbilanciamento nell’informazione, a favore del calcio maschile. Per parlare del calcio femminile bisogna per forza partire dai risultati. Sono sicura che se l’Italia di Soncin non fosse arrivata in semifinale, l’argomento sarebbe stato trattato marginalmente e in modo critico. Mi risulta che la Nazionale maschile abbia fallito per due volte la qualificazione ai mondiali eppure se ne parla continuamente», - ha concluso Evelyn Vicchiarello. «Molto è stato fatto. Ma molto resta ancora da fare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA