Roberto Mancini, Ct della nazionale di calcio

PALLA AL CENTRO

Mancini e la Figc, serve solo normalità

Servirebbe un briciolo di normalità al calcio italiano. Ci sarebbe bisogno che alle parole seguissero i fatti, nel mondo del pallone e non solo. Ad esempio, che un ct, nella fattispecie Roberto Mancini, facesse giocare uno dei migliori giovani in circolazione, Federico Chiesa, regolarmente in campo con la Fiorentina, dopo aver rimproverato i club di avere poco coraggio nel lanciare i talenti in erba. E, invece, lo tiene fuori, tranne poi dargli la maglia di titolare per la sfida di stasera a Lisbona a furor di popolo. Servirebbe che lo stesso ct lasciasse fuori dall’undici iniziale Mario Balotelli chiaramente fuori forma, per aver saltato quasi tutto il precampionato, e dare fiducia a chi (Belotti? Immobile?), invece, ha nelle gambe allenamenti e partite. Ma Mancini ama stupire e alla prima gara da tre punti in palio ha “cannato” le scelte più importanti. Certo, poi, si potrebbe discutere anche di un tecnico, sempre Mancini, che nei club non ha fatto distinzione tra italiani e stranieri e poi una volta seduto sulla panchina dell’Italia si è ricordato che ai giovani va data fiducia e che in serie A sono pochi i calciatori utilizzati convocabili per la Nazionale. Servirebbe un po’ di normalità, ma non ce n’è. Non può essercene in un movimento allo sbando in cui il commissario Roberto Fabbricini - nominato dal presidente Giovanni Malagò, che è anche il mentore della scelta di Mancini ct - ha finito per fare ancor più confusione nella stanza dei bottoni della Figc, già dilaniata da lotte
di potere. La Nazionale è l’immagine
di un movimento sfilacciato che ad oggi,
il 10 settembre, sta ancora dibattendo sul format della serie B e della C. Le liti si sommano ad altre liti fino ad arrivare all’ingovernabilità. Servirebbe un po’ di normalità, ovvero il rispetto delle regole (chiare possibilmente) per tutti. E dare seguito alle parole con i fatti. Che, poi, gli organici dei campionati professionistici vadano asciugati è un dato di fatto. Ma serve
un percorso chiaro e condiviso per arrivare
alla meta. Invece, sono tutti lì a difendere il proprio orticello, mentre la nave affonda.
@roccocoletti1.

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