Pucciarelli: ora sto bene, pronto per la ripartenza 

La punta del Chievo arrivata a gennaio e subito ko per infortunio: «Restare? Chissà...  Sarri e Giampaolo due maestri: il primo un insegnante, l’altro il mio padre calcistico»

PESCARA. Manuel Pucciarelli tra passato, presente e futuro. Una voglia matta di tornare in campo, i maestri Sarri e Giampaolo, la quarantena tra biberon e pannolini. Il 1° marzo scorso Roberta, la moglie, ha messo alla luce la piccola Vittoria che ha reso frenetiche le giornate. Tra sorrisi e poppate, l’attaccante toscano si allena pensando al giorno in cui debutterà con la maglia biancazzurra. Arrivato a gennaio in prestito dal Chievo, si è fatto male durante il primo allenamento (lesione al tendine dell’adduttore) e nel nuovo anno non ha giocato nemmeno una gara. Quando il campionato riprenderà, darà tutto per conquistare i tifosi. E magari in futuro diventerà un punto fermo del Pescara.
Pucciarelli, come procede il recupero?
«Molto bene. Da una decina di giorni svolgo lo stesso programma dei miei compagni».
Favorevole alla ripresa?
«Sì, ovviamente solo in condizioni di totale sicurezza. Ci vorrà tempo per sconfiggere il virus, fino al 3 maggio dovremo allenarci in casa, poi si vedrà».
Passiamo alla bella notizia: l’arrivo di Vittoria.
«Un’emozione unica. È nata il 1 marzo a Pistoia, dopo un paio di giorni siamo tornati a Pescara, poi sono scattate le restrizioni. Per fortuna ci sono lei e mia moglie, altrimenti sarebbe stato difficile restare solo in casa. Vittoria è vivace, ci fa riposare poco, ma va bene così, siamo felicissimi. E a Pescara ci troviamo divinamente».
Giocherà qui anche nella prossima stagione?
«Mi piacerebbe, vorrei dimostrare il mio valore in una piazza passionale che ha una tifoseria straordinaria. Da avversario ho giocato varie volte all’Adriatico e l’atmosfera è stata sempre splendida. A fine torneo rientrerò al Chievo, poi vedremo».
Lei è stato il colpo del mercato invernale, preso per rimpiazzare Machìn, ma la sfortuna ha giocato un brutto scherzo.
«Purtroppo è così. In carriera non ho mai avuto infortuni gravi, stavolta è capitato e bisogna accettarlo. Mi auguro di ripagare la fiducia della società che mi voleva già in passato».
Più di 15 anni nell’Empoli tra giovanili e prima squadra. Tante soddisfazioni, in particolare con Sarri e Giampaolo.
«Due maestri, con loro ho vissuto momenti indimenticabili. Nel 2014 siamo saliti in A con Sarri e l’anno dopo abbiamo raggiunto la salvezza. Nel 2015-16 il torneo straordinario chiuso al 10° posto con Giampaolo».
Ricordi di Sarri?
«Un insegnante di calcio. Quando l’ho incontrato era già meno integralista rispetto al passato. Solo sulle sigarette non transigeva. Una volta, durante un’esercitazione, gliele abbiamo nascoste e quando se ne è accorto ha interrotto la seduta dicendo: 'Se non le tirate fuori non riprendiamo'. Ne fumava una settantina al giorno».
Giampaolo?
«È il mio padre calcistico. Impeccabile nella gestione del gruppo, aveva modi garbati ed era un piacere ascoltare i suoi discorsi. Sotto questo aspetto, lui e Legrottaglie somigliano molto. Ho sempre sentito la sua fiducia, voleva portarmi alla Sampdoria, però la trattativa non è andata a buon fine. L’ho chiamato prima di firmare per il Pescara e mi ha detto: ‘Andrai in una piazza bellissima’. Aveva ragione».
Giovanni Tontodonati
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