Roma ko a Catania, inizia la festa bianconera
Clamoroso al Massimino, gli etnei tornano a sperare. Garcia: «Abbiamo sbagliato quasi tutto»
CATANIA. Clamoroso? Di più. Il Massimino torna a essere per 90 minuti il vecchio Cibali di una volta confezionando un risultato che appartiene all'imponderabile del calcio, fatto di variabili impazzite in grado di sconvolgere valori, pronostici, sensazioni. È così che il Catania derelitto, a un passo dalla retrocessione aritmetica, spazza via la corazzata Roma consegnando alla Juventus lo scudetto senza che i bianconeri debbano neppure attendere il posticipo di domani sera con l'Atalanta. La follia di una partita fuori da ogni schema e logica è condensata nel 4-1 finale che annulla qualcosa come 62 punti di differenza in classifica e permette al peggior attacco del campionato di rifilare quattro reti alla migliore difesa del torneo.
Per i rossazzurri il sesto successo stagionale significa abbandonare l'ultimo posto e conservare un pizzico di speranza per agganciare in extremis una salvezza che avrebbe qualcosa di fantascientifico (il quart'ultimo posto, in attesa di Fiorentina-Sassuolo, è a tre lunghezze e domenica prossima c'è lo scontro diretto a Bologna).
«Una Roma scesa in campo già dimessa? Può essere, ma non è normale perché, anche quando sai che per la classifica non c'è più alcunché da fare, sul campo bisogna avere un atteggiamento differente»: l'allenatore Rudi Garcia, non esclude che l'aver ammainato sabato la bandiera, dando per scontato lo scudetto alla Juve, abbia influito sulla resa in campo dei suoi col Catania. E riconosce: «Abbiamo sbagliato quasi tutto, io e i giocatori, ma non di dire che il campionato era chiuso. Non mi aspettavo una Roma così...».