Roseto basket, finite le feste: ora attenzioni rivolte su coach e mercato

I tifosi hanno tributato l’ultimo abbraccio ai giocatori con una festa sul lungomare cittadino. Adesso si guarda avanti: ecco cosa bolle in pentola
ROSETO. Si è chiusa ieri la stagione 2024/2025 della Liofilchem Roseto, con la celebrazione popolare che ha riunito tantissimi tifosi biancazzurri per l’ultima volta tutti insieme al gruppo squadra sul lungomare centrale di Roseto degli Abruzzi. Per l’occasione la città si è tinta di biancazzurro: bello il colpo d’occhio offerto dalle vetrine del Lido delle Rose impreziosite da chilometri di bandierine. Una festa che è stata quella di chiusura di una stagione trionfale, iniziata lo scorso agosto con il raduno, e passata per la presentazione settembrina agli appassionati, sempre nello stesso luogo.
Una stagione cominciata nel migliore dei modi, vincendo subito il primo trofeo, la Supercoppa, raggiunto rifilando distacchi importanti alle avversarie. Una stagione proseguita tenendo un passo che in campionato nessuno è stato capace nemmeno di avvicinare, grazie alle 17 vittorie consecutive che hanno scavato un solco insuperabile, chiudendo con 12 punti di vantaggio sulla seconda (che poi è stata la seconda promossa, Ruvo di Puglia). Una stagione che è diventata leggendaria ai play off, dove Roseto è stata rullo compressore, grazie a un 9 a zero di vittorie che resterà negli annali: 3-0 a Faenza ai quarti, 3-0 a Capo d’Orlando in semifinale, 3-0 infine pure a Mestre in finale.
Un percorso netto che certifica la bontà del grandissimo lavoro tecnico quotidiano impostato dal comandante Franco Gramenzi e dai suoi fedeli assistenti Francani e Gullotto, splendidamente supportati dal lavoro fisico del preparatore Faragalli che insieme a Skerdi e aiutati dal medico Santicchia e dalla fisio Di Marco han fatto sì che le prestazioni dei giocatori fossero sempre e come al solito al massimo livello possibile. Una stagione che sarebbe da definire splendida se non fosse per quell’infortunio all’ultima di stagione regolare che ha tolto di mezzo Andrea Traini proprio nel momento clou. Ma a lui è andato il primo ringraziamento di coach e giocatori dopo la vittoria, a riprova che il gruppo è stato davvero speciale, fatto da uomini scelti apposta dal ds Verrigni e dal coach per portare a casa quella promozione troppe volte alla fine sfuggita.
La prova del nove, per capire la bravura e la forza mentale di questo gruppo, è tutta in una considerazione: in 49 gare ufficiali disputate (di cui le vinte sono 43, quindi l’88%) non si è mai visto un giocatore accusare il proprio compagno per un mancato passaggio, per una palla persa, per una giocata fallita o per non aver difeso nel modo giusto. Mai. Questo è stato il plus degli invincibili, che han vinto Supercoppa e Campionato fermandosi solo in finale in Coppa Italia. Un plus reso possibile dal sistema di gioco voluto da Gramenzi: veloce, sempre disponibile al contropiede primario, poco incline all’abusato pick and roll, paziente ad attaccare a difesa schierata e sempre alla ricerca di un vantaggio da concretizzare a suon di letture o di extra pass, senza mai indirizzarsi verso una punta dichiarata, come poteva essere quell’Aukstikalnis MVP del campionato, bravo invece a calarsi in questa realtà adeguandosi al gioco corale. Un gioco ad alto numero di possessi che ha accontentato tutti i giocatori che poi han reso il favore difendendo con la massima grinta, marchio di fabbrica di Gramenzi, flottando, contenendo e cambiando su tutti: vedere i play Durante, Traini e Pastore combattere sotto canestro coi lunghi avversari è stato uno spettacolo nello spettacolo. Come lo sono stati le triple di Dellosto, l’attitudine finalizzativa di Tsetserukou, la mentalità di Donadoni, l’attitudine di Guaiana, la tranquillità di capitan Sacchetti, l’agonismo di Tiberti. Roseto ha fatto sentire il suo ultimo abbraccio, giù il sipario.
Da oggi si parlerà solo di futuro.
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