Sebastiani sicuro: vendo il Pescara entro un mese 

Il presidente: cedo il club a un gruppo italiano o a uno americano

PESCARA. La stagione del Pescara è finita a Salò nel peggiore dei modi, con una partita brutta che ha evidenziato limiti tecnici e caratteriali di un organico costruito con tante lacune. Zauri non ha affatto cancellato i difetti palesati da Auteri, anzi la fase difensiva ha continuato a subire a più non posso. Forse, anche più di prima perché solo nei play off Ingrosso e compagni hanno incassato 9 reti in quattro gare. Numeri da brividi. E chi si aspettava un finale diverso è il presidente Daniele Sebastiani. Invece l’ultimo capitolo del libro ricalca i precedenti con tre anni di fallimenti sportivi, difficili da digerire. A Salò Sebastiani è arrivato con il volto carico di speranza, ma dopo i primi assaggi di secondo tempo il destino del Pescara era abbondantemente segnato e la speranza ha lasciato spazio alla rabbia e alla delusione. E nel finale anche i soliti cori di disapprovazione dei tifosi che chiedevano a gran voce a Sebastiani di cedere la società.
Presidente, che cosa risponde?
«Se vengono gli cedo anche subito le quote», dice con tono polemico, «loro facciano il tifo come hanno fatto molto bene. Ma se arriva qualcuno di Pescara sono disposto a liquidare l’attivo, pagare il passivo e lasciare la società pulita. E si deve fare avanti entro il 22 giugno perché ci sono le scadenze. La gestione, quella vera, fatta di stipendi onorati e pagamenti vari da 12 anni la faccio solo io».
Sulle trattative con i gruppi imprenditoriali ci sono sviluppi?
«Vi dico che al 100% chiudiamo e sarà o un gruppo italiano o uno americano e non è quello di Ian George. Entro un mese al massimo».
Che cosa non ha funzionato a Salò presidente?
«Abbiamo fatto una brutta partita condizionata dalle assenze. Pompetti e De Risio a centrocampo sono fondamentali per noi. Adesso avete capito perché pressavo per arrivare al terzo posto? Entrare nei play off come ha fatto la Feralpi era un vantaggio notevole. Però ci tengo a dire che sul campo i nostri avversari sono stati più forti».
Il tono di voce di Sebastiani diventa duro e punta l’indice contro i giocatori quando si parla di atteggiamento. Rammaricato con i suoi?
«Molti giocatori mi hanno deluso perché non ho visto quella voglia di lottare su ogni pallone che una partita così imponeva. Mi dicono che tutti vogliono restare a Pescara. Ma per chi si comporta bene sarà così, forse abbiamo abituato troppo bene pagando sempre puntualmente gli stipendi».
Rapido sguardo al futuro. Zauri e Matteassi hanno detto che resterebbero volentieri. Ci ha parlato?
«Sì, e sanno come la penso. Se cedo la società non decido più io. Se poi non cedo, devo iscrivere la squadra perché io faccio i fatti a differenza di chi parla senza avere titolo e loro possono restare. La stagione è stata deludente».
Ma era tutta colpa di Auteri?
«Assolutamente no. Colpa di tutti».
Che le passa per la mente in questo momento?
«Che io metto sempre al primo posto il bene del Pescara, a differenza di quelli che parlano e poi non producono nulla. Abbiamo fatto una media di 12.000 euro di incassi. Una partita ce ne costa 23.000, ma nonostante questo abbiamo pagato tutto e sento persone che hanno da ridire».
Uno sguardo al futuro dei giocatori.
«Vi assicuro che non ci sto pensando. Di sicuro abbiamo pochi contratti e tanti giovani. Non sarà difficile fare la squadra per chi prenderà il mio posto…».
Enrico Giancarli
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