Tennis

Sinner forte, ma friabile: non dimentico Montecarlo. L’editoriale del direttore

24 Ottobre 2025

Devo ammettere che non sono lucido: a me Jannik non è mai piaciuto. E non entro nello spazio sacrale del campione. Sto parlando dell’uomo

PESCARA. Devo ammettere che non sono lucido: a me Sinner non è mai piaciuto. E non entro nello spazio sacrale del campione. Sto parlando dell’uomo: eterno incompiuto, altalenante, potentissimo a tratti, friabile in altri momenti: su e giù come le montagne russe. Lo studiavo come un entomologo, ma non credendo all’ingenuità artefatta di quel sorriso, aspettavo sempre il segnale premonitore della caduta.

Parto da Papa Francesco, per arrivare al Sud Tirolo. In una straordinaria lezione sulle sacre scritture, Bergoglio spiegava la sua interpretazione del Vangelo secondo Matteo: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio - osservava - e la parola che mette l’uomo dentro la storia: dare a Dio significa omaggiare i valori, la fede, le idee. Dare a Cesare significa pagare i tributi. Ed è questo - aggiungeva Papa Francesco - il momento in cui l’uomo si colloca dentro la società”. La cittadinanza è figlia del contributo che si paga alla collettività. Ecco, a me non era mai andata giù questa strana idea che un ragazzo così ricco (purtroppo non solo lui), considerasse sostenibile l’idea di prendere cittadinanza a Montecarlo.

Non pagare le tasse nel proprio Paese, non pagarle nemmeno in Austria, chessò, ma andarsene nella Paperopoli dei Paperoni. Ho letto e sentito cento fan, alcuni miei carissimi amici, che sono così innamorati del Golden boy, da perdonargli il suo silenzio esentasse. Avremmo dovuto protestare quando provò a spiegarci, in una versione mannara di Alice nel paese delle meraviglie, che lui andava ad abitare lì «perché ci sono dei bei campi dove allenarsi».

Il proclama di diserzione dalla Coppa Davis è solo - come direbbe Paolo Sorrentino - una conseguenza delle cose. Da oggi resterà oggetto di culto, certo, ma solo per gli adoratori. Non sarà mai più eroe nazionalpopolare. Io mi tengo stretto l’ululato di Tardelli, le gambe di Riva sacrificate alla Patria e la coppa Davis del 1974 con Panatta e Bertolucci, in maglia rossa, alla faccia del golpista Pinochet. Al confronto Jannik è solo kindergarden.

@RIPRODUZIONE RISERVATA