Tifoso lo insulta: «Negro». Jallow racconta la sua domenica da incub
Al Centro racconta: «Mi sono bloccato. In un attimo ho capito come si sentono i calciatori professionisti che hanno subìto cose simili»
TERAMO. Dieci anni in Italia, passati a integrarsi e a giocare a calcio. Se preferite, a giocare a calcio per integrarsi. Con successo, e con gioia. Fino a domenica pomeriggio. Quando, sul campo di Cologna, un tifoso della squadra avversaria lo chiama da dietro la rete di recinzione: «Numero sette!». Ebrima Jallow, 27enne ala del Castagneto, si gira. E quello gli urla due volte: «Negro di m...!». Così, senza alcun motivo legato a vicende di gioco (era appena iniziato il secondo tempo, il risultato era di 1-1). A Ebrima, in quel momento, cade il mondo addosso. Al Centro racconta: «Mi sono bloccato. In un attimo ho capito come si sentono i calciatori professionisti che hanno subìto cose simili. Mi è venuto il magone, mi sono messo a piangere e sono uscito dal campo. Non potevo più giocare, non ce la facevo».
La società di casa, che ha subito preso le distanze con una nota dal suo sciagurato sostenitore, non ci sta a subire l’ulteriore onta di una sconfitta a tavolino. E ha già approntato un ricorso contro la decisione arbitrale. Il Cologna, nella sua nota, rivendica di essersi subito adoperato «per mantenere il clima di serenità esistente – data la manifesta indignazione di tutti gli spettatori presenti – e per evitare imprevisti di qualsiasi genere». Ora punta alla ripetizione della gara o alla ripresa del match dal minuto della sospensione.
«È un episodio che non pensavamo mai potesse accadere», ha aggiunto il presidente del Cologna, Marco D'Emilio, «e che condanniamo. Siamo dell'opinione però che la partita non andava definitivamente sospesa: l'arbitro doveva sì interrompere il gioco, ma chiamare i capitani e far fare dallo speaker un appello ai tifosi avvertendoli che a un eventuale, prossimo insulto la partita sarebbe terminata. Ci siamo già mossi per un reclamo, lo 0-3 a tavolino sarebbe ingiusto». Il Castagneto, dal canto suo, esprime «la massima fiducia» negli organi di giustizia sportiva ma «al di là dei provvedimenti che saranno adottati non può che rimarcare la gravità del fatto, auspicando che episodi del genere non si verifichino più. La partita più importante da vincere è quella contro tutte le discriminazioni e il razzismo».