Verratti ipoteca il futuro: «Entro in società, è sicuro. Questa vittoria mi ha ricordato l’exploit con Zeman»

Il campione di Manoppello ha vissuto la partita in tribuna ed è esploso di gioia alla fine: «Ho perso anche tre chili per l’ansia»
PESCARA Lo speaker fa il suo nome. Dallo stadio Adriatico-Cornacchia si alza un boato. “Mar-co Ver-rat-ti”. Lui si alza, sorride. Saluta i tifosi biancazzurri accorsi in massa per questa finale. Lui, il neo proprietario del Pescara (come ha anticipato ieri il Centro, comprerà il 50% delle quote, diventando socio alla pari con patron Sebastiani, che rimarrà presidente esecutivo) è arrivato allo stadio con la moglie e il figlio piccolo che già indossa la maglia del Delfino. Dietro c’è il suo nome “Andry”. La famiglia Verratti è seduta accanto a Sebastiani. A pochi passi ci sono il mister abruzzese Roberto D’Aversa e il sindaco Carlo Masci. La tensione è alle stelle. E Marco Verratti la sente. A parole non dice molto, difficilmente si scompone, ma sono le espressioni non verbali che raccontano tutte le emozioni di un ragazzo cresciuto come uomo e come calciatore con la maglia biancazzurra indosso. L’arbitro fischia, la partita è iniziata.
Nel primo tempo si capisce che la fortuna non è dalla parte del Pescara. Lancini si fa male dopo una manciata di minuti ed è costretto a chiedere il cambio. Al suo posto entra Filippo Pellacani, non al meglio della condizione. Plizzari chiude la saracinesca un paio di volte, mostrando tutte le sue qualità. E il centrocampista della Nazionale si esalta con lui. Applaude più volte l’estremo difensore. Dalla mimica facciale sembra piacevolmente colpito. E sicuramente sarà anche orgoglioso, perché questi ragazzi, che tra poco saranno anche i suoi, non mollano nonostante tutte le difficoltà. Pellacani è costretto a cedere e rimane negli spogliatoi all’intervallo. Al suo posto Lonardi. Un’altra unghia mangiata.
Nonostante tutto, però, i ragazzi di Baldini lottano e si sacrificano, correndo come non mai. Dal suo sguardo si percepisce l’orgoglio. E poi c’è la Curva Nord che rende tutto più magico e non fa mancare il suo supporto. Soprattutto quando le cose sembrano mettersi male nel secondo tempo, prima con il rosso ricevuto da Dagasso a metà ripresa e poi con il gol, una manciata di minuti dopo, segnato dal rossoverde De Boer. C’è preoccupazione ma non si scompone mai, come se, in qualche modo, abbia la sensazione che il Delfino possa spuntarla. Dopo gli interminabili minuti di recupero del secondo tempo, l’arbitro fischia. Saranno supplementari. Il Delfino ci arriva in 10 e con i ragazzi stanchissimi. Ormai Verratti ha finito le unghie. Ai supplementari la tensione si alza anche per chi racconta queste partite, figurarsi per uno che ha il Pescara dentro.
La Ternana intanto continua ad attaccare, ma non ha fatto i conti con Plizzari. Il portiere biancazzurro fa un salto da gatto e toglie la palla dall’incrocio dei pali. Verratti si alza in piedi, applaude e si mette la mano sulla testa, come a dire “come ha fatto a pararla”. Un salvataggio che costa a Plizzari l’infortunio. La gamba cede. Ma il Delfino non ha più sostituti: il portiere deve stringere i denti. Qualche minuto dopo Lonardi si immola e salva sulla linea. Lui, come tutto lo stadio, esulta e chiede il fuorigioco. Insomma, agisce e ragiona da tifoso biancazzurro. Alla fine, arriva il fischio finale dell’arbitro. Un sospiro di sollievo per Verratti e l’intero Adriatico. Sarà la lotteria dei calci di rigore a decidere chi si aggiudicherà la promozione in B. I biancazzurri cominciamo a battere. Primo rigore. Tonin dal dischetto. Gol. Verratti, che ne ha viste di partite così, non si scompone, si limita ad applaudire. Sa bene che è troppo presto per festeggiare. È il turno della Ternana. Plizzari è a mezzo servizio, ma riesce a parare. Questa volta il centrocampista della nazionale non si trattiene, si alza e applaude. Secondo rigore. Anche Moruzzi si rivela infallibile. Verratti rimane seduto, impassibile. Moglie e figli, invece, non si contengono. Saltano, sono felicissimi. A questo punto serve anche un aiuto dall’alto. Le mani di Verratti sono giunte. Un altro rigore sbagliato potrebbe essere decisivo. Ma Millico segna. Kraja, invece, si fa parare dal dischetto: Lui, come per i due rigori realizzati, rimane impassibile. Le gambe tremanti di Verratti raccontano tutta la tensione dell’attesa del quinto rigore. Plizzari compie un altro miracolo. È promozione, è serie B. A questo punto, la famiglia Verratti si lascia definitivamente andare. Gioia, salti, abbracci. Marco scatta le foto con i tifosi. Arriviamo al momento della premiazione. L’Adriatico canta “Gente di mare”. Lui, figlio sulle spalle, fa lo stesso. Alla fine della partita, finalmente arrivano anche le sue dichiarazioni ai microfoni di Rete8, insieme al presidente Sebastiani: «Confermo che entro in società. Stasera (ieri, ndr) sono molto contento. Vincere è sempre bellissimo. Mi sono ricordato della storica promozione con Zeman. Merito dei ragazzi e di mister Baldini che ci ha sempre creduto». Poi scatta il siparietto con Sebastiani: «Scenderà in campo». E lui, divertito: «Ho perso anche tre chili». Che sia in campo o no, Verratti è tornato. E con lui il torna anche la serie B a Pescara.