Alba, uccise la moglie sconto in appello sull’ergastolo
Pena ridotta a 24 anni per William Adamo che colpì la donna davanti al figlio malato.Confermata la condanna a 12 mesi per il medico accusato di non essere intervenuto in ospedale
ALBA ADRIATICA. I giudici d’ appello cancellano il fine mai di un ergastolo riformando la sentenza di primo grado. Per l’imprenditore 60enne di Alba William Adamo resta l’accusa di omicidio volontario aggravato per aver sferrato 19 coltellate alla moglie Maria Rosa Perrone, 51 anni, madre di quattro figli, ma in secondo grado la condanna scende a 24 anni.
Il suo avvocato Tommaso Civitarese aveva chiesto la nullità della sentenza, argomentando sulla procedura seguita in fase di udienza preliminare al termine della quale il gup aveva chiesto la modifica del capo d’imputazione da tentato omicidio a omicidio volontario. «Il pronunciamento dei giudici è una parziale vittoria che accogliamo con soddisfazione», dice Civitarese, «una volta lette le motivazioni decideremo se ricorrere in Cassazione».
Per Adamo, infatti, inizialmente la procura aveva chiesto la derubricazione del reato in tentato omicidio e una condanna a 23 anni: secondo il pm Bruno Auriemma la donna avrebbe potuto salvarsi se il chirurgo reperibile al pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Omero quel giorno fosse intervenuto subito. Proprio questo aspetto ha coinvolto nel processo anche il medico Gaetano Sciamanda (assistito dall'avvocato Eugenio Galassi) nei confronti del quale i giudici d'appello hanno confermato la condanna di primo grado a un anno di reclusione (pena sospesa). Ma, evidentemente, anche per i giudici di secondo grado questa concausa non ha interrotto il nesso di causalità tra l’evento (le coltellate) e l’effetto (la morte): un distinguo giuridico netto, sancito anche da diversi pronunciamenti della Cassazione, che ha impresso una svolta ad un processo di primo grado durato meno di un anno. I giudici d’Appello, inoltre, hanno confermato su tutta la linea la restante parte della condanna del primo giudizio, per quello che attiene al risarcimento provvisionale del danno: ai quattro figli che si sono costituiti parte civile nel procedimento (assistiti dall'avvocato Maria Grazia D'Angelo), i giudici hanno confermato in complessivi 170mila euro l'ammontare di un primo indennizzo.
E’ evidente che per conoscere i motivi del pronunciamento dei giudici della Corte d’appello (presidente Luigi Catelli, a latere Armanda Servino) bisognerà conoscere le motivazioni, ma è evidente che i magistrati di secondo grado sono partiti da una pena base diversa dall’ergastolo riconoscendo prevalenti le attenuanti generiche. Maria Rosa Perrone venne colpita dall’ex marito il pomeriggio del 16 ottobre del 2011 mentre era in macchina con il più piccolo dei suoi quattro figli, un ragazzo disabile.(d.p.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA